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Strutture sanitarie e SGSL: gli strumenti di supporto per le aziende
Roma, 23 Apr – Come abbiamo sottolineato presentando il volume Inail, “ Report azione centrale CCM 2018 - Volume 2. Modello integrato per la valutazione dell’impatto dell’esposizione a fattori di rischio fisico, chimico e biologico sulla salute e la sicurezza degli operatori sanitari”, i sistemi di gestione di sicurezza sul lavoro (SGSL) si rivelano essere degli “strumenti particolarmente efficaci” per la gestione dei processi, complessi e articolati, nei vari ambiti connessi al comparto sanitario.
Questo volume, la seconda parte un progetto rivolto agli operatori del settore sanitario, non solo affronta la tematica dei modelli organizzativi e dei sistemi di gestione nel comparto ma presenta anche alcuni strumenti di supporto per le aziende, generalmente elaborati a partire dalle conoscenze fornite dai sistemi di sorveglianza nazionale, che permettono “l’approfondimento dei fattori di rischio presenti nei luoghi di lavoro, al fine di supportare la gestione della salute e sicurezza in azienda ed individuare interventi di prevenzione e protezione sempre più mirati ed efficaci”.
Ci soffermiamo oggi su alcuni di questi strumenti con particolare riferimento ai seguenti argomenti:
- Strutture sanitarie e SGSL: gli strumenti per la consultazione dei lavoratori
- Strutture sanitarie e SGSL: l’analisi e la concezione del rischio
Strutture sanitarie e SGSL: gli strumenti per la consultazione dei lavoratori
Sono diversi gli strumenti presentati nel Capitolo 1 del volume Inail, dal titolo “Modelli organizzativi e strumenti di supporto alle aziende”, a cura di Giuseppe Campo, Diego De Merich, Armando Guglielmi, Brunella Malorgio, Benedetta Martini, Valentina Meloni, Giusi Piga, Antonio Pizzuti e Massimo Spagnuolo e Matteo Tripodina (Ares118).
Ci soffermiamo, ad esempio, sul “questionario sulle condizioni di lavoro e sulla percezione dei rischi”.
Si ricorda che la norma UNI ISO 45001, nella sezione 5, “oltre a indicare le funzioni di una appropriata leadership aziendale, richiede alle organizzazioni di strutturare le modalità di coinvolgimento dei lavoratori nel sistema di gestione per la sicurezza e salute sul lavoro. In tal senso, l'organizzazione deve stabilire e attuare uno o più processi per la consultazione e la partecipazione dei lavoratori e, ove presenti, dei rappresentanti dei lavoratori nello sviluppo, pianificazione e valutazione delle prestazioni e delle azioni per il miglioramento del SGSL”.
In particolare – continua il documento - l'organizzazione “deve favorire la partecipazione di lavoratori senza funzioni manageriali nelle seguenti attività:
- determinare le modalità per la loro consultazione e partecipazione;
- identificare i pericoli e valutare i rischi e le opportunità;
- determinare le azioni per eliminare i pericoli e ridurre i rischi per la SSL;
- determinare i requisiti di competenza, i fabbisogni formativi, la formazione da effettuare e valutare la formazione stessa;
- determinare cosa è necessario comunicare e come farlo;
- determinare le misure di controllo e la loro attuazione e uso efficaci;
- investigare incidenti e non conformità e determinare azioni correttive”.
Si indica che uno strumento per consultazione dei lavoratori “può essere costituito da un questionario sulla percezione dei rischi” che consente di realizzare, all’interno dell’azienda, “un’indagine conoscitiva sulle condizioni di lavoro così come vengono percepite e valutate direttamente dai lavoratori”.
Si segnala che un modello concettuale che caratterizza gli item del questionario “è stato definito da un gruppo di lavoro multidisciplinare (medici e psicologi del lavoro, statistici, tecnici della prevenzione, chimici, biologi) rifacendosi per le varie parti a schemi validati (Karasek) o a indagini con simili finalità condotte da organismi internazionali (Agenzia europea Osha)”. E il questionario standard, “si compone di più sezioni con domande a risposta chiusa ed alcune a risposta aperta per opinioni e suggerimenti, suddivise nelle seguenti 6 aree tematiche:
- dati anagrafico-lavorativi;
- organizzazione del lavoro;
- considerazioni sul lavoro;
- considerazioni sui rischi;
- informazione formazione e addestramento;
- aspetti di salute e sicurezza”.
Inoltre la conduzione dell’indagine, in ambito aziendale, “prevede le seguenti fasi:
- distribuzione e raccolta dei questionari da parte di RLS/RLST;
- caricamento dei dati attraverso specifico software realizzato in ambiente Access dalla UO Inail-Dimeila;
- elaborazione sui dati e condivisione dei risultati tra lavoratori e leadership aziendale”.
L’indagine rappresenta anche “un’occasione per la fase di verifica di efficacia delle politiche aziendali, rispondendo all’esigenza di valutare il sistema aziendale e gestione del rischio (normativa, misure di prevenzione e protezione, conoscenze, comportamenti) alla luce del bagaglio di conoscenze ‘reali’ dei lavoratori maturate in base alle competenze professionali e alla loro esperienza”.
Strutture sanitarie e SGSL: l’analisi e la concezione del rischio
Il Capitolo 1, riguardo agli strumenti di supporto, si sofferma anche sull’analisi dell’integrazione della SSL nell’organizzazione delle aziende sanitarie.
Si segnala che, nella gestione complessiva dell’organizzazione di un’ azienda sanitaria, diventa molto importante l’analisi delle modalità di integrazione, “sia complessivamente del sistema di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro” che, nello specifico ruolo ricoperto dall’RSPP, “del suo grado di integrazione nei processi decisionali del top management e degli strumenti a disposizione per il monitoraggio dello stato di efficace attuazione della prevenzione antinfortunistica nella predetta organizzazione”.
Riprendiamo dal documento la figura 3 che rappresenta il contesto delle organizzazioni sanitarie:

Si indica che se si considerano il sistema organizzativo di un’ azienda sanitaria e l’ambiente di lavoro “come un sistema socio-tecnico aperto, costituito da sottosistemi interagenti ed interdipendenti”, il lavoro “come un insieme di segnali e di risposte adottate dall’uomo e la relazione tra l’uomo ed il suo lavoro come un processo di adattamento continuo e reciproco, allora l’errore sanitario, l’infortunio, l’incidente assumono il significato di una disfunzione del sistema organizzativo aziendale o, secondo una produzione scientifica sviluppatasi negli anni sessanta-settanta, di una perturbazione della relazione uomo-lavoro dovuta alla mancanza di sintonia nella medesima”.
Si indica poi che se l'approccio al rischio per la definizione di sistemi di controlli interni sta diventando “una priorità anche per il legislatore comunitario e nazionale”, si prefigura la possibilità di rendere la ‘gestione integrata del rischio’ sempre più “uno strumento di controllo gestionale e di management a supporto delle direzioni strategiche delle aziende sanitarie, determinando per i diversi professionisti della prevenzione (RSPP e ASPP, medici competenti, medici autorizzati, ecc.), che troppo spesso hanno lavorato come elementi estranei nell’ambito delle medesime organizzazioni, una evoluzione professionale in ottica manageriale con un forte impulso alla cooperazione ed al riconoscimento della loro strategicità per il top management”.
In questo senso gestire i rischi “significa comprendere preliminarmente quali siano le tipologie di pericoli esistenti e di rischi conseguenti e quali tra questi siano prioritari, determinare la capacità e la propensione al rischio, incorporare la valutazione del rischio nel processo decisionale e nei processi e infine allineare la governance e l’organizzazione attorno alla conoscenza dei rischi e delle opportunità”. E questo presuppone “in primis che vi sia una forte policy da parte del top management e che siano strutturati obiettivi chiari, tempistiche definite ed azioni specifiche, il tutto supportato da idonei indicatori per monitorare l’andamento delle attività di pertinenza. Ecco quindi che policy, obiettivi misurabili e misure per il monitoraggio sono elementi essenziali per l’introduzione di un efficace sistema di gestione del rischio aziendale”.
Con riferimento poi ai modelli organizzativi ( MOG) si indica poi che l’adozione di un MOG-SGSL “consente di cambiare l’approccio al rischio passando da una impostazione di tipo difensivo classico o reattivo ad un approccio proattivo. Ciò consente di valorizzare la componente positiva del rischio trasformando, ad esempio, un ‘evento’ dall’esito incerto ad un’opportunità nonché di realizzare un’analisi dinamica dei processi fondamentali dell’azienda in grado di prevedere eventuali modificazioni dei rischi esistenti o l’insorgerne di nuovi determinando efficacemente le misure di mitigazione od eliminazione”.
Il management aziendale deve concepire il rischio “non più come singolo fattore estrano al processo produttivo ma come elemento della conoscenza capace di permeare in maniera trasversale ogni azione, e conseguentemente faccia proprie le metodiche di analisi dei processi”.
In questo processo è il top management che “diventa cardine e motore del modello di gestione del rischio, garantendo leadership ed impegno. Ad esso competono gli elementi strategici del MOG come:
- la messa a disposizione delle risorse;
- la definizione di regole (statement or policy) per la gestione del rischio;
- l’assegnazione di ruoli e responsabilità (delegare l’applicazione);
- il monitoraggio sistematico dei rischi e la garanzia che il modello di gestione dei rischi sia sempre adeguato alle esigenze ed al contesto dell’organizzazione”.
Inoltre in questo sistema aziendale “assume un ruolo centrale la figura del Responsabile del servizio di prevenzione e protezione” che, all’interno delle aziende sanitarie, “è chiamato a svolgere un ruolo che, anche dopo l’esperienza pandemica da Covid-19, va concretamente oltre il confine ideale tracciato dall’art.33 del d.lgs. 81/2008 s.m.i.; si può sinteticamente identificare come il soggetto che governa processi per indurre comportamenti attraverso l’influenza e non l’autorità ed è un ruolo di integrazione ad alta intensità negoziale che lavora su compiti a prevalente contenuto di specializzazione tecnica”.
In definitiva per dare attuazione ai cambiamenti indicati è “necessario fornire al top management ed al RSPP delle aziende sanitarie degli strumenti che possano innescare il meccanismo virtuoso disegnato dall’art. 30 del d.lgs. 81/2008 smi; sulla base degli obiettivi del presente progetto CCM si ritiene fondamentale fornire i seguenti strumenti:
- le procedure fondamentali per l’approccio all’implementazione del MOG-SGSL in ambito sanitario;
- una piattaforma per l’analisi degli eventi (infortuni, incidenti/near miss e non conformità);
- le check-list per l’analisi dei rischi in maniera standardizzata e proattiva”.
Rimandiamo alla lettura integrale del documento che descrive tali supporti, presenta vari allegati e si sofferma, in particolare, sui seguenti strumenti di supporto:
- modello InforMo per l’analisi delle dinamiche incidentali e infortunistiche
- classificazione PreViS per le non conformità riscontrate in fase di auto-controllo
- monitoraggio aziendale sull’attuazione dei processi per la VdR
- procedure del SGSL-AS
- strumento informatico e il ‘Progetto S.A.N.I.’
RTM
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
Inail, Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale, “ Report azione centrale CCM 2018 - Volume 2. Modello integrato per la valutazione dell’impatto dell’esposizione a fattori di rischio fisico, chimico e biologico sulla salute e la sicurezza degli operatori sanitari”, documento, allegato 1 e allegato 2. Il volume è curato da Giuseppe Campo, Diego De Merich, Giusi Piga e Massimo Spagnuolo (Dimeila, Inail); Coordinamento scientifico: Giuseppe Campo (Inail), Maria Giuseppina Lecce (Ministero della Salute), edizione 2023 (formato PDF, 3.55 MB).
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