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La videosorveglianza contro i furbetti di rifiuti: aspetti tecnici e sociali

La videosorveglianza contro i furbetti di rifiuti: aspetti tecnici e sociali
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Security

26/04/2023

Spesso i quotidiani ci danno notizia di salate sanzioni applicate a soggetti che hanno abusivamente scaricato rifiuti. Sempre più numerose sono le polizie locali che si stanno dotando di telecamere mobili, proprio per incastrare questi soggetti incivili.

L’utilizzo di telecamere mobili per tenere sotto controllo aree, dove frequentemente avviene lo scarico di rifiuti, in forma abusiva, sta diventando sempre più allargato. In questo articolo offre ai lettori una panoramica degli aspetti tecnici, ma anche degli aspetti sociali, legati a questo nuovo scenario di controllo della società civile.

 

Il grande pregio delle telecamere mobili è quello di poter essere posizionate in maniera casuale, in modo da rendere assai difficile per i furbetti dei rifiuti vini di individuarle e nasconda la propria attività.

 

D’altro canto, è indispensabile che le immagini catturate dalle telecamere non lasciano alcun dubbio sui soggetti coinvolti ed ecco perché la cattura della targa, forse più che la cattura del volto dell’inquinatore, rappresenta un punto focale. La stazione verrà inviata al proprietario dell’automezzo, che avrà però la possibilità di dichiarare chi, in quel momento utilizzava la sua autovettura.


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Le immagini riprese delle telecamere devono pertanto essere di qualità sufficiente da inquadrare senza alcun dubbio la targa dell’autovettura, accompagnando tale immagine con la data, l’ora e il posizionamento. Si avrà così a disposizione un documento che difficilmente potrà essere contestato da chi sta compiendo il reato.

 

Inoltre, appare evidente che le immagini riprese delle telecamere devono essere effettuate senza sorgenti di luce visibile ed ecco perché occorre utilizzare delle telecamere ad infrarossi, eventualmente supportate da specifici proiettori, che possono operare su varie larghezze di banda, per garantire un’ottima qualità della ripresa, senza destare sospetti nel soggetto ripreso.

 

In genere, l’autonomia di questi dispositivi si aggira sulle ventiquattr’ore poco più, proprio perché uno dei pregi del dispositivo sta nel fatto che la telecamera può essere facilmente di posizionata, ad esempio nascosta emette rami di un albero. La telecamera deve quindi essere in grado di catturare le immagini ed archiviarle in una memoria di massa, posto nella telecamera stessa. Alcune soluzioni tecniche oggi disponibili sul mercato permettono anche di inviare l’immagine a distanza, ad esempio in un cloud, in modo che un eventuale danneggiamento o addirittura furto della telecamera non possa pregiudicare la conservazione delle immagini già catturate. Si tratta di eventi rari, ma che potrebbero comunque verificarsi. Grazie ai bassi assorbimenti della telecamera ed anche delle sorgenti ad infrarossi le batterie che permettono di funzionare in modo autonomo all’intero complesso non sono particolarmente ingombranti e possono essere racchiuse nello stesso involucro mimetizzato, che ospitano telecamere l’illuminatore.

 

Il progettista dell’acquirente della telecamera deve fare molta attenzione alla banda di frequenza, non visibile, in cui il dispositivo opera. La fotografia che accompagna questo notizia mette in evidenza la differente qualità delle immagini, in funzione delle diverse lunghezze d’onda di ripresa ed illuminazione.

 

Infine, merita qualche attenzione anche lo studio degli aspetti sociali, legati all’installazione di queste telecamere: al proposito, mi è gradito raccontare ai lettori un’esperienza vissuta in prima persona. Insieme al comandante della polizia locale di un comune del milanese, individuammo nel balcone di un appartamento di un condominio la posizione ideale per installare la telecamera, che copriva la zona dove i rifiuti venivano abusivamente scaricati. L’appartamento era occupato da una gentile signora, vedova, di settant’anni circa: alla nostra richiesta, la signora dette subito la sua approvazione ma gli chiedemmo tassativamente di tenere riservata questa informazione.

 

La signora ci promise la massima riservatezza.

 

Quando, il giorno dopo, una sua cara amica, anch’essa frequentatrice della stessa parrocchia, venne a prendere il tè, la signora Maria le disse che erano successe grandi cose, ma che non poteva dire nulla!

 

Inutile dire che la sua amica cominciò a bersagliarla per avere queste informazioni riservate e alla fine la signora Maria raccontò tutto, a condizione che la sua amica non dicesse nulla nessuno. Penso sia facile per il lettore immaginare che, pena la sua amica conobbe questo evento, andò a trovare un’altra sua amica, la quale raccontò tutto, anche in questo caso sotto solenne promessa di riservatezza assoluta.

 

La faccio breve: nel giro di tre giorni tutti i frequentatori della parrocchia, di competenza della signora Maria, ero al corrente della installazione della telecamera!

 

Da ciò nasce la viva raccomandazione che, ogniqualvolta sia possibile, è bene che la installazione telecamera sia effettuata in condizioni tali che nessuno, ad eccezione degli agenti di polizia locale coinvolti, sappia di tale installazione.

Commento alle immagini

ecco come varia la qualità della ripresa, a luce infrarossa, in funzione della lunghezza d’onda utilizzata.




Adalberto Biasiotti





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Rispondi Autore: Renato - likes: 0
26/04/2023 (11:33:09)
Buongiorno,

il tema è soggetto a stringenti disposizioni in merito al trattamento dei dati ed è stato oggetto di interventi del Garante per la protezione dei dati; mi pare che il taglio dato all'articolo possa far ritenere tutto ciò come una problematica (o una dovuta attenzione) inesistente.

Cordiali saluti

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