La protezione ceraunica del patrimonio culturale
Tra i vari rischi, che possono colpire il patrimonio culturale dell’umanità, non vi sono solo quelli di origine antropica, come il furto od il danneggiamento, ma anche quelli di origine naturale, come ad esempio le esondazioni, le scosse sismiche e, forse con maggiore frequenza, le scariche cerauniche. I lettori ricorderanno che uno dei nomi greci del dio Zeus è appunto” keraunos”, proprio perché una sua caratteristica è quella di scagliare fulmini sull’umanità peccatrice.
Negli anni passati, o meglio dei secoli passati, la protezione dai fulmini veniva effettuata con tecniche non solo di scarsa efficacia, ma perfino in grado di causare danni al patrimonio da proteggere.
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Approfondimento della normativa ISO 11064 e altre norme per la progettazione delle sale di controllo, a cura di di Adalberto Biasiotti. |
Uno degli esempi più classici, che i lettori possono facilmente osservare, riguarda la Colonna Antonina o di Marco Aurelio, che si trova al centro di largo Chigi in Roma. Lo Stato della Chiesa provvide ad installare una statua di San Pietro, in bronzo, sulla sommità di questa colonna, che gli esperti di protezione ceraunica dei tempi andati pensarono bene di utilizzare come parafulmine. Chi scrive ha risalito la scaletta interna alla torre e ha rilevato numerose sfiammate, che colpivano il marmo della colonna, in corrispondenza del cavo di rame, che collegava la sommità della torre al piantone di messa a terra.
La soprintendenza archeologica di Roma chiese l’aiuto di esperti e questa protezione, che costituiva forse più un danno che una difesa, è stata adesso sostituita da un certo numero di parafulmini, installati sui palazzi che circondano largo Chigi. Si è creato così un ombrello protettivo, che attira i fulmini della zona, salvaguardando la struttura della colonna.
Una tecnica analoga viene adesso utilizzata anche per proteggere il Partenone ad Atene. Il consiglio centrale archeologico della Grecia ha approvato l’installazione di un sistema di protezione ceraunica, dopo le folgorazioni, avvenute nel 2019, che hanno ferito quattro visitatori.
Riproducendo lo schema illustrato per largo Chigi, verranno utilizzate delle strutture telescopiche, dell’altezza di 16 o 20 metri, tutto attorno alla sommità del Partenone, con l’intesa che la struttura telescopica viene innalzata, per motivi estetici, solo ove vi sia concreto rischio di manifestazioni temporalesche ed attività cerauniche. Si tratta di uno schema che cerca di conciliare esigenze di protezione del patrimonio culturale con l’esigenza di non turbare il godimento estetico del patrimonio stesso.
Chi scrive ha notizia del fatto che questa soluzione, in grado appunto di conciliare queste due esigenze contrastanti, sembra aver destato l’attenzione di molti altri enti di protezione del patrimonio archeologico, e potrà forse trovare nuove applicazioni in vari contesti, non solo legati al bacino mediterraneo, ma anche al medio ed estremo oriente.
Adalberto Biasiotti
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