Il patrimonio culturale del Tigray
Nel Tigray, fin dal IV secolo si è sviluppata una cultura cattolica, che ha prodotto documenti praticamente unici al mondo. Anche se ufficialmente la guerra è terminata, continuano le aggressioni al personale civile, in particolare alle donne ed al patrimonio culturale.
Anche se la guerra nel Tigray formalmente è terminata con l’accordo di Pretoria del novembre 2022, ancora la pace non è giunta. La devastazione, legata al conflitto armato, portato nella regione da truppe eritree, etiopiche ed Amhara continua a distruggere la popolazione locale e il suo patrimonio culturale.
Ad oggi, gli archeologi ancora non sono stati in grado di inquadrare correttamente la devastazione del patrimonio culturale, ma alcuni aspetti, che sono stati già individuati, dimostrano come ogni giorno una parte di questo patrimonio venga distrutta o asportata abusivamente.
Approfondimento della normativa ISO 11064 e altre norme per la progettazione delle sale di controllo, a cura di di Adalberto Biasiotti. |
Prima della guerra, il Tigray ospitava edifici religiosi e culturali assolutamente unici nella storia del mondo.
La città di Axum, nel Tigray, per diversi secoli è stata in diretto contatto con il mondo greco-romano, con l’India ed altre antiche civiltà. Il suo ruolo è poi calato nel tempo, con lo sviluppo delle comunicazioni tra estremo oriente e l’Europa, tramite il Mar Rosso.
Gli archeologi avevano già inquadrato un patrimonio unico, costituito da bibbie manoscritte, freschi e oggetti in metallo eccezionale valore artistico.
Più di 200 siti archeologici religiosi sono stati spogliati, e molti oggetti rubati hanno cominciato ad apparire sui mercati paralleli di opere d’arte. Enormi danni sono stati arrecati ad un monastero del VI secolo, Debre Damo, che è stato cannoneggiato dalle truppe eritree nel 2021. Da notare che il monastero era sopravvissuto per secoli a possibili attacchi, grazie al fatto che esso raggiungibile solo scalando una ripida parete di roccia con delle funi.
L’ampia disponibilità di reperti rubati ha fatto sì che il prezzo, sul mercato parallelo, scendesse a livelli assai bassi. Ad esempio, una Bibbia manoscritta del VI secolo Sant’offerta sui canali paralleli a poco più di 700 $.
L’Unesco ha da poco preso a cuore questa situazione e ha sollecitato tutti coloro che dedicano la loro attività alla tutela del patrimonio culturale, tra cui lo scrivente, a pubblicizzare questa situazione, che sinora sui mezzi di comunicazione di massa ha incontrato poco spazio.
Si raccomanda in particolare di osservare con attenzione i siti di vendita on-line, perché questi siti rappresentano uno dei canali preferenziali per la vendita di reperti rubati.
In caso, a fronte di oggetti sospetti, si raccomanda di rivolgersi direttamente al comando carabinieri tutela del patrimonio artistico, dando tutte le informazioni appropriate perché possa essere avviata una appropriata indagine, mirante a inquadrare la legittimità dell’origine dell’oggetto in vendita.
Adalberto Biasiotti