Chi ha bisogno di un security manager?
L’attività di questi soggetti si svolgeva quindi perlopiù all’interno dell’insediamento produttivo commerciale, con scarsissimi rapporti con l’esterno.
Oggi la situazione è profondamente cambiata perché ci si è resi conto che il ruolo della security si è esteso in modi talvolta sorprendenti. Proviamo ad esaminare insieme un caso specifico, riferito ad una delle più grandi aziende europee di produzione di dolci.
Una componente fondamentale del dolce, evidentemente e almeno nella fattispecie, è il cacao.
Poiché in Italia non esiste produzione di cacao, esso viene perlopiù approvvigionato in America Latina e in Africa.
Il cacao viene trasportato con grandi navi da carico, viene sbarcato in terminali attrezzati, in Italia, e successivamente viene trasportato su gomma o su rotaia fino allo stabilimento. Lì viene stoccato in grandi contenitori e trasferito gradualmente nella fabbrica, dove vengono preparati i prodotti dolciari. Questi prodotti sono successivamente distribuiti, sempre su gomma o su rotaia, fino ai punti di distribuzione e vendita al dettaglio.
Orbene, una attenta analisi di questa catena produttiva mette in evidenza che l’azienda vive e prospera solo se è in grado di consegnare tempestivamente ai punti di vendita al dettaglio i propri prodotti, correttamente imballati e conservati.
Supponiamo ora che condizioni atmosferiche avverse possano compromettere la produzione di cacao e portare a ritardi nelle consegne. Ritardi nelle consegne con ogni probabilità si trasformano in ritardi nella consegna ai punti di vendita al dettaglio, perché oggi le aziende sono sempre più attente agli stoccaggi e cercano di ridurre al minimo, operando secondo l’ormai filosofia della “just in time”.
Un primo intervento quindi riguarda la differenziazione dei fornitori, che non solo devono essere diversi nello stesso paese, ma perfino ubicati in diversi continenti!
Una intera serie di norme europee fa riferimento proprio al problema della global supply chain security.
Occorre però anche tenere sotto controllo la produzione, che presenta rischi di natura tecnica, ma anche rischi di natura antropica, come è stato dimostrato da un recente evento, in cui un dipendente insoddisfatto aveva cercato di inquinare i prodotti dolciari dello stabilimento.
Infine, vi possono essere problemi nell’ultimo anello della catena, vale a dire nel trasporto su gomma o rotaia dallo stabilimento produttivo al punto di vendita della grande distribuzione o al dettaglio. In questo caso, il furto di autocarri carichi potrebbe portare a inaccettabili ritardi nel rifornimento dei punti di vendita.
Orbene, è compito del professionista della security, o security manager, come dicono gli anglosassoni, di prendere in esame questa intera catena produttiva, che va dal coltivatore di cacao fino al punto di accettazione del magazzino di vendita al dettaglio, per accertarsi che tutti gli aspetti afferenti alla security siano stati presi in considerazione e messi sotto controllo.
Egli è aiutato, in questo compito, dalla norma EN 31000, relativa alla conduzione dell’analisi di rischio, che permette di inquadrare in modo organico ed efficace tutti i rischi, che possono in qualche modo compromettere la operatività aziendale.
Chi scrive segue ormai da decenni la evoluzione di questa professione, prendendo parte attivamente ai suoi problemi sia in prima persona, sia su incarichi specifici, e ha adattato in modo appropriato il percorso formativo specifico, che si è evoluto in maniera drammatica negli ultimi 15 anni.
Il fatto stesso che la norma sul professionista della security UNI 10459: 2015, dopo 10 anni di stasi, sia già adesso in corso di revisione, dimostra come il mondo della security sia in costante divenire.
Nuovi rischi, nuove competenze nell’analisi dei rischi, nuove soluzioni per prevenire o mitigare il rischio: questo è il messaggio che mi sento di mandare a tutti coloro che decidono di intraprendere questa carriera o di perfezionarsi in essa.
Adalberto Biasiotti
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