A proposito dei due tecnici italiani rapiti in Libia
Alcuni giorni fa questo bollettino pubblicato un mio intervento, nel quale illustravo le modalità garantistiche adottate dalle Nazioni Unite, per tutelare i propri esperti in missione all’estero. Il tema è purtroppo tornato di scottante attualità, quando ci è giunta la notizia di due tecnici italiani, ed un tecnico italo-canadese, rapiti da malviventi nel sud della Libia.
È ben vero che tutte le notizie che abbiamo a disposizione giungono dalla lettura dei quotidiani, che a loro volta forse non hanno notizie particolarmente aggiornate o corrispondenti alla realtà dei fatti. Ad esempio, sembrerebbe che fino a poco tempo fa questi soggetti venivano scortati, immagino da forze armate, ma recentemente questa scorta era stata soppressa. Ricordo al proposito che nei corsi di formazione, che sono obbligatori per gli esperti Unesco in missione all’estero, viene proprio contemplato lo scenario estremo in cui l’esperto è in viaggio in una zona desertica, insieme ad interprete ed un autista. I criminali bloccano l’automezzo, uccidono l’autista e l’interprete e a questo punto l’evento criminale diventa sempre più drammatico.
È ben vero che in certe situazioni estreme poco si può fare, ma si può fare molto per evitare di mettersi in queste situazioni estreme, per esempio è possibile prevedere specifiche procedure di sicurezza, che riguardano i seguenti scenari:
Raccomandazioni relative all’allestimento di un viaggio in autovettura
Parte prima - La preparazione del viaggio
Parte seconda - La partenza
Parte terza - Con l'autista
Parte quarta - In viaggio
Parte quinta - Se siete seguiti
Parte sesta - All'arrivo ed in albergo – aggiornamento dopo attacchi
ad Amman, Islamabad e Mumbai
Raccomandazioni relative ad un viaggio con altri mezzi
Parte settima - In taxi
Parte ottava - Sui voli di linea
Raccomandazioni afferenti alla protezione delle informazioni
Parte nona - I dati su supporto magnetico
Nell’esprimere tutta la mia solidarietà ai tecnici, vittime del rapimento, non posso che caldeggiare ancora una volta il fatto che tutti i datori di lavoro, che hanno occasione di inviare propri tecnici all’estero, dovrebbero offrire loro un percorso formativo specifico.
Ad esempio, nella fattispecie sembrerebbe che la presenza di questi tecnici italiani in Libia non sia stata segnalata né alle autorità in Italia, né alle autorità italiane presenti in Libia. Se ciò fosse vero, si tratterebbe certamente di una carenza significativa.
Chi scrive, quando si reca all’estero, manda un messaggio di posta elettronica all’ambasciata italiana sul posto, comunicando la data di arrivo, la data presunta di partenza, il numero di cellulare, precisando che esso è attivo 24 ore su 24, e gli eventuali altri contatti di riferimento sul posto.
È un’operazione di minimo impegno e che potenzialmente potrebbe avere risvolti di estrema utilità.
Adalberto Biasiotti
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