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Stress e lavoro
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Con la Sentenza n.800/2005 il Consiglio di Stato ha annullato un provvedimento emesso dal Tar del Lazio, riguardante il riconoscimento della causa di servizio per un dipendente INPS morto nel 1990 per una patologia cardiaca.
La vedova aveva presentato istanza per il riconoscimento della causa di servizio.
All’uomo, dopo aver subito un intervento a cuore aperto, era stato cambiato incarico. Il collegio medico di primo grado non aveva evidenziato nessun nesso causale diretto o concausale fra l’infermità denunciata come causa del decesso ed il servizio prestato.
Il collegio medico di secondo grado aveva, all’opposto, ritenuto che le patologie delle quali l’uomo soffriva, e che lo hanno portato alla morte, fossero state aggravate negli anni anche in seguito ai continui stress lavorativi. Il collegio medico di secondo grado aveva, quindi, ritenuto “che l’attività di servizio sia stata concausa sufficiente e determinante dell’evento morboso che ha condotto a morte il dipendente.”
Nonostante ciò l’INPS aveva respinto con una delibera la domanda di riconoscimento presentata dalla vedova. Il Tar del Lazio con sentenza 3037 del 1998 aveva ritenuto legittima tale delibera.
Il Consiglio di Stato ha annullato tale sentenza.
La valutazione dell’eventuale nesso tra lo stress lavorativo e il decesso, a fronte di giudizi tecnici intrinsecamente contraddittori, “avrebbe dovuto essere demandata in via definitiva ad una terza istanza tecnica (come il Comitato di verifica per le cause di servizio) o avrebbe dovuto essere oggetto di uno specifico approfondimento istruttorio.” Tale valutazione è stata invece omessa.
La sentenza è consultabile in Banca Dati.
Con la Sentenza n.800/2005 il Consiglio di Stato ha annullato un provvedimento emesso dal Tar del Lazio, riguardante il riconoscimento della causa di servizio per un dipendente INPS morto nel 1990 per una patologia cardiaca.
La vedova aveva presentato istanza per il riconoscimento della causa di servizio.
All’uomo, dopo aver subito un intervento a cuore aperto, era stato cambiato incarico. Il collegio medico di primo grado non aveva evidenziato nessun nesso causale diretto o concausale fra l’infermità denunciata come causa del decesso ed il servizio prestato.
Il collegio medico di secondo grado aveva, all’opposto, ritenuto che le patologie delle quali l’uomo soffriva, e che lo hanno portato alla morte, fossero state aggravate negli anni anche in seguito ai continui stress lavorativi. Il collegio medico di secondo grado aveva, quindi, ritenuto “che l’attività di servizio sia stata concausa sufficiente e determinante dell’evento morboso che ha condotto a morte il dipendente.”
Nonostante ciò l’INPS aveva respinto con una delibera la domanda di riconoscimento presentata dalla vedova. Il Tar del Lazio con sentenza 3037 del 1998 aveva ritenuto legittima tale delibera.
Il Consiglio di Stato ha annullato tale sentenza.
La valutazione dell’eventuale nesso tra lo stress lavorativo e il decesso, a fronte di giudizi tecnici intrinsecamente contraddittori, “avrebbe dovuto essere demandata in via definitiva ad una terza istanza tecnica (come il Comitato di verifica per le cause di servizio) o avrebbe dovuto essere oggetto di uno specifico approfondimento istruttorio.” Tale valutazione è stata invece omessa.
La sentenza è consultabile in Banca Dati.
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