Quali sono i rischi psicosociali nelle strutture socio-sanitarie?
Bilbao, 4 Ott – Nell’Unione europea più di un lavoratore su dieci è impiegato nel settore dell’assistenza socio-sanitaria, un settore che comprende varie attività nell’ambito dell’assistenza medica, residenziale e sociale.
In questi settori sono presenti elevati rischi psicosociali caratterizzati, ad esempio, da carichi di lavoro elevati, da eventuali comportamenti violenti da parte di terzi, da orari di lavoro irregolari e da un’elevata componente emotiva delle varie mansioni. E questi rischi possono avere forti ripercussioni sulla salute mentale e fisica dei lavoratori.
Proprio a partire da queste constatazioni è nato, in seno all’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro ( EU-OSHA), il progetto di ricerca (2022-2026) «Il settore dell’assistenza sociosanitaria e la sicurezza e la salute sul lavoro (SSL)». L’obiettivo del progetto è migliorare la conoscenza delle diverse sfide che il settore si trova ad affrontare per quanto riguarda la sicurezza e la salute dei suoi lavoratori, al fine di aumentare la consapevolezza e orientare il processo di elaborazione delle strategie di prevenzione.
In relazione al progetto di ricerca è stato recentemente pubblicato un “discussion paper” - commissionato dall’Agenzia europea e a cura di Irene Niks, Maartje Bakhuys Roozeboom (TNO Netherlands) – dal titolo “Psychosocial risks in the health and social care sector” (Rischi psicosociali nel settore della salute e dell’assistenza sociale).
Il documento, in lingua inglese, esamina i fattori di rischio psicosociale che incidono sulla salute e sul benessere dei lavoratori del settore, analizza le strategie di gestione dei rischi e mette in evidenza le pratiche che hanno avuto esito positivo in materia di prevenzione.
L’articolo di presentazione del documento EU-OSHA si sofferma sui seguenti argomenti:
- I rischi psicosociali nell'assistenza socio-sanitaria: carichi di lavoro ed emozioni
- I rischi psicosociali nell'assistenza socio-sanitaria: richieste cognitive e violenza
- I rischi psicosociali nell'assistenza socio-sanitaria: orari e lavoro precario
I rischi psicosociali nell'assistenza socio-sanitaria: carichi di lavoro ed emozioni
Riguardo ai rischi psicosociali nel settore dell'assistenza socio-sanitaria il documento si sofferma innanzitutto sull’elevato carico di lavoro e sulla pressione relativa ai tempi di esecuzione delle attività.
Infatti in questo settore il carico di lavoro è generalmente elevato e anche in aumento a causa delle crescenti esigenze dell'invecchiamento della popolazione e della carenza globale di professionisti per l'assistenza sanitaria e sociale.
E gli operatori sanitari e sociali devono spesso fare i conti con la “pressione del tempo”, con la fretta. Secondo i dati ESENER 2019, la pressione del tempo è il secondo rischio psicosociale più comunemente segnalato in questo settore.
Un altro aspetto trattato riguarda l’impegno emotivo.
Si indica che il lavoro nel settore dell'assistenza socio-sanitaria è emotivamente impegnativo, agli operatori è richiesto uno sforzo ai lavoratori per contenere e regolare le proprie emozioni. E questo specialmente in riferimento alla gestione del dolore e dell'ansia dei pazienti, alla gestione delle pressioni dei parenti e relativamente al continuo contatto con malattie gravi, emergenze e eventi traumatici.
Sicuramente l'assistenza a persone alla fine della loro vita è uno degli aspetti più stressanti del lavoro infermieristico.
I rischi psicosociali nell'assistenza socio-sanitaria: richieste cognitive e violenza
Il documento si sofferma poi sulle richieste cognitive.
Le attività in ambito socio-sanitario possono essere impegnative a livello cognitivo.
Ne sono un esempio l'uso di nuove tecnologie sanitarie e le mansioni complesse che richiedono la massima concentrazione.
Inoltre, gli operatori si trovano spesso di fronte alla necessità di svolgere più attività e di seguire procedure rigorose. E il personale sanitario può temere di commettere errori con possibili conseguenze legali.
Un altro aspetto, più volte trattato anche dal nostro giornale, riguarda la violenza e le molestie.
Gli operatori sanitari e gli operatori in ambito sociale possono essere esposti a rischio di violenza e molestie da parte di terzi (cioè causate da pazienti, familiari dei pazienti o altre persone nelle strutture), violenze che sono scatenate, ad esempio, da frustrazione, ansia, dolore, fattori psichiatrici o dalla percezione di una mancanza di attenzione o cura.
Questo rischio è particolarmente presente nelle situazioni in cui gli operatori lavorano da soli o al di fuori del normale orario di lavoro, maneggiano farmaci, forniscono o negano attività di assistenza, lavorano con persone emotivamente o mentalmente instabili o sotto l'effetto di sostanze.
Uno studio condotto in cinque Paesi europei ha dimostrato che su 260 infermieri oltre il 90% ha riferito di aver subito violenza da parte di terzi nel corso della propria carriera professionale. E oltre alla violenza da parte di terzi, gli operatori sanitari e sociali corrono anche il rischio di subire mobbing e bullismo da parte dei colleghi.
I rischi psicosociali nell'assistenza socio-sanitaria: orari e lavoro precario
Il “discussion paper” europeo si sofferma poi sugli orari di lavoro.
Si segnala che poiché molti servizi di assistenza socio-sanitaria forniscono assistenza 24 ore su 24, il lavoro a turni e gli orari irregolari sono molto comuni nel settore.
Secondo i dati ESENER 2019, quasi un terzo dei lavoratori di questo settore riferisce di lavorare con orari lunghi o irregolari, il che può rappresentare una minaccia significativa per l'equilibrio tra lavoro e vita privata.
Un altro problema è connesso al lavoro precario.
Negli ultimi 30 anni sono indubbiamente aumentate le condizioni di lavoro precarie. E molti operatori si trovano ad affrontare situazioni contrattuali precarie, con imprevedibilità del reddito, degli orari e delle mansioni.
Infine, un altro aspetto riguarda la mancanza di risorse organizzative.
Si indica che le risorse organizzative che possono aiutare gli operatori del settore a far fronte alle elevate esigenze sono generalmente carenti.
Ad esempio le indagini hanno rilevato, tra i fattori psicosociali, una scarsa comunicazione o cooperazione all'interno delle organizzazioni. E la mancanza di supporti adeguati, dovuti alla carenza di personale, può aumentare il rischio di violenza da parte di terzi nei confronti di infermieri di comunità e ospedalieri.
In definitiva, conclude il documento, i rischi psicosociali legati al lavoro nel settore socio-sanitario rappresentano una minaccia per la salute e il benessere del personale.
Rimandiamo, in conclusione, alla lettura integrale del documento che si sofferma anche sulle conseguenze dei rischi psicosociali, sulla loro gestione, sull’impatto del COVID-19, sull’impatto della digitalizzazione e su alcuni esempi positivi di gestione dei rischi.
RTM
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