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Istruzione: come gestire i rischi psicosociali e la digitalizzazione?

Istruzione: come gestire i rischi psicosociali e la digitalizzazione?
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Rischio psicosociale e stress

08/05/2023

Un rapporto presenta i risultati dell’indagine europea fra le imprese sui rischi nuovi ed emergenti con riferimento al settore dell’istruzione. Focus sugli aspetti psicosociali, sulla digitalizzazione e sugli strumenti per la gestione dei rischi.

Bilbao, 8 Mag – Recenti notizie di cronaca hanno ricordato come il settore dell'istruzione sia esposto a rischi psicosociali, anche gravi, a causa di diversi fattori. Ad esempio la natura dell'ambiente di lavoro, le aspettative che sono riposte negli insegnanti o il comportamento degli studenti.

 

E se questi rischi non sono attentamente gestiti si può arrivare ad una riduzione del benessere dei lavoratori, a forti ansie, stress e burnout, a lunghe assenze per malattia, con evidenti ripercussioni sulla qualità e sulla stabilità dell'insegnamento. Come per i rischi più “tradizionali", anche i rischi psicosociali richiedono un’adeguata gestione e prevenzione sia per identificare e mitigare i rischi per tempo, sia per attuare le giuste misure e intraprendere le azioni necessarie.

 

A ricordarlo è la relazione, in lingua inglese, dal titolo “ Education – evidence from the European Survey of Enterprises on New and Emerging Risks (ESENER)” (Istruzione – risultati dell’indagine europea fra le imprese sui rischi nuovi ed emergenti - ESENER) curata da Andrew Howard, Radoslaw Antczak (Oxford Research) e Karen Albertsen (Team Arbejdsliv).

 

La relazione, commissionata dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro ( EU-OSHA), contiene, come ricordato nell’articolo di presentazione, un’analisi comparativa dei risultati dell'Indagine europea tra le imprese sui rischi nuovi ed emergenti ( ESENER) per il settore dell'istruzione con particolare riferimento a varie aree chiave nella gestione della sicurezza e della salute sul lavoro.

 

Ci soffermiamo oggi in particolare sulla gestione dei rischi psicosociali con particolare riferimento ai seguenti argomenti:

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Settore dell’istruzione e rischi psicosociali: i risultati delle indagini

Per conoscere le tendenze della gestione della salute e sicurezza in questo settore il documento presenta una panoramica dei risultati delle indagini ESENER.

 

Per quanto riguarda la gestione dei rischi psicosociali, i risultati mostrano che il 42% degli istituti scolastici, con almeno 20 lavoratori, ha messo in atto piani d'azione specifici volti a ridurre lo stress. Si tratta di una percentuale elevata rispetto alla media dell’Unione europea.

 

Considerando l'elevata percentuale di istituti scolastici che hanno adottato misure per ridurre i rischi psicosociali, sembrerebbe che il settore dell'istruzione sia consapevole delle sfide in materia di salute e sicurezza che i lavoratori devono affrontare. Tuttavia i risultati mostrano differenze significative tra i Paesi, che vanno dal 6% della Repubblica Ceca all'84% del Regno Unito.

 

Inoltre – continua la relazione - il 67% degli istituti che impiegano almeno 20 persone nel settore dell'istruzione ha dichiarato di disporre di procedure per affrontare i casi di bullismo e molestie. Ed è presente un’attenzione riguardo alla gestione dei rischi psicosociali, in relazione alla presenza di minacce o aggressioni, nel 75% degli istituti.

Tuttavia, il rischio effettivo di essere esposti ad abusi o aggressioni, causate da individui esterni, come, ad esempio, gli studenti, può variare molto. Nella relazione viene presentato, a questo proposito, un caso studio irlandese.

 

Si indica poi che circa un terzo degli istituti scolastici ha riscontrato maggiori difficoltà nell'affrontare i rischi psicosociali, rispetto ad altri rischi, e molte difficoltà sono state riscontrate nei Paesi nordici, malgrado questi abbiano approcci relativamente avanzati. A questo proposito sembra che, in alcuni casi, laddove sono stati compiuti dei passi avanti sul tema – ad esempio introducendo servizi di consulenza- siano maggiori le sfide per garantire un ambiente di lavoro con minor rischi psicosociali. Probabilmente questo è dovuto a una maggiore consapevolezza delle sfide e delle difficoltà da affrontare che si ha dopo aver acquisito una certa esperienza nel tentativo di gestire i rischi.

 

Si indica poi che sebbene due terzi degli istituti scolastici abbiano riferito di avere informazioni sufficienti per includere i fattori di rischio psicosociale nella valutazione dei rischi, solo la metà degli istituti scolastici dell'UE-27 ha dichiarato di includere regolarmente domande sullo stress legato al lavoro. Nei Paesi nordici oltre il 90% lo fa, mentre in altri Paesi la percentuale è molto più bassa.

 

Un tema chiave – continua la relazione - che emerge dalla ricerca sui casi di studio è che gli insegnanti spesso danno priorità al progresso educativo e al benessere psicosociale degli alunni rispetto alle proprie esigenze. Ed è evidente che questo tipo di ambiente lavorativo aumenta il rischio di burnout e di stress e che la violenza nei confronti del personale è una tendenza in crescita che influisce negativamente sul benessere del personale docente.

 

Settore dell’istruzione e digitalizzazione: i risultati delle indagini

Riguardo alla digitalizzazione si segnala che negli istituti scolastici dell'UE-27 l'uso di personal computer, di computer portatili e di vari altri dispositivi è generalmente diffuso in tutti i Paesi. E sono stati evidenziati vari rischi associati all'aumento dell'uso di questi dispositivi, anche se solo un terzo degli istituti scolastici ha riferito di aver discusso il possibile impatto sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori. Riguardo a questo tema si è parlato di "necessità di una formazione continua per mantenere le competenze aggiornate", dei problemi della "seduta prolungata", del "sovraccarico di informazioni" e dell'aumento “dell'intensità del lavoro o della pressione temporale". Si è parlato poi dei problemi connessi alla flessibilità, in termini di luogo e orario di lavoro, dei "confini sempre più labili tra lavoro e vita privata", dei "movimenti ripetitivi" e della "paura di perdere il lavoro".

 

Dunque la crescente digitalizzazione anche in ambito didattico ha presentato delle sfide, come, tra le altre, la necessità di avere nuove competenze per utilizzare i nuovi sistemi, la perdita di controllo dell'aula e i problemi associati alla privacy e alla protezione dei dati.

Si è accennato anche ai nuovi sistemi basati sull'intelligenza artificiale che forniscono agli alunni un supporto didattico su misura e si sono documentate anche le preoccupazioni legate alla SSL in merito alle questioni di privacy e alla raccolta di dati su personale e studenti. Si è parlato anche del rischio di approfondire le differenze nei risultati di apprendimento tra gli studenti, ad esempio quando una parte crescente dell'esperienza di apprendimento dipende dall'accesso degli studenti agli strumenti digitali non solo a scuola ma anche a casa.

 

Il documento segnala poi che durante la pandemia COVID-19 gli insegnanti hanno avuto difficoltà a lavorare a casa a causa di attrezzature scadenti, strutture inadatte e orari prolungati. E in alcuni Paesi, durante i momenti di lockdown, le famiglie di alcuni alunni non erano in grado di fornire a casa gli strumenti necessari per l'insegnamento digitalizzato.

 

Settore dell’istruzione: gestire i rischi psicosociali e la digitalizzazione

In definitiva si indica che, in media, se il settore dell'istruzione sembra ottenere risultati migliori rispetto ad altri settori per quanto riguarda la gestione dei rischi psicosociali, vi sono ancora enormi differenze tra i Paesi e una parte considerevole del settore dell'istruzione non dispone di procedure e competenze adeguate alla gestione di questi rischi. E considerando l'elevata presenza di rischi psicosociali nel settore istruzione, queste limitazioni possono comportare gravi conseguenze per la salute dei lavoratori.

 

I risultati hanno poi mostrato che uno dei fattori importanti per la gestione dei rischi psicosociali è il livello di riconoscimento dell’importanza del benessere del personale. Tuttavia la consapevolezza e un'adeguata misurazione dei rischi psicosociali se sono passi importanti e necessari, non equivalgono alla capacità di gestire e prevenire i rischi psicosociali nelle strutture. In molti ambiti per una prevenzione efficace possono essere necessari, ad esempio, esperti di SSL come psicologi e medici del lavoro e il coinvolgimento dei dipendenti.

 

Sono poi necessarie azioni per rafforzare la gestione del rischio delle attività di digitalizzazione, ad esempio azioni per garantire il rispetto della privacy e stabilendo adeguate prassi e l'uso di attrezzature adeguate. Inoltre, gli strumenti digitali e i sistemi ancora in fase di sviluppo, come le piattaforme di insegnamento basate sull'intelligenza artificiale, dovrebbero essere sottoposti a un'adeguata valutazione dei rischi.

 

Rimandiamo alla lettura integrale del documento che riporta ulteriori informazioni sulle possibili misure e sui risultati delle indagini e le ricerche nel settore dell’istruzione.

 

 

RTM

 

 

Scarica i documenti da cui è tratto l'articolo:

Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, “Education – evidence from the European Survey of Enterprises on New and Emerging Risks (ESENER)” a cura di Andrew Howard, Radoslaw Antczak (Oxford Research) e Karen Albertsen (Team Arbejdsliv), 2022.

 


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