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Il mobbing nella realtà italiana

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Il tema del mobbing è tornato alla ribalta delle cronache nei giorni scorsi, dopo la presentazione al Festival del Cinema di Berlino del film italiano “Mi piace lavorare.(mobbing)”.
Sull’onda di questo interesse l’Area Organizzazione & Personale della SDA-Bocconi ha deciso di rendere noti i risultati preliminari di una ricerca sul fenomeno del mobbing nelle realtà lavorative italiane.

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Nella sua indagine Paola Caiozzo sta prendendo in esame di casi, a partire dal 1996, dei pazienti della Clinica del Lavoro di Milano affetti da disturbo dell’adattamento (DDA) o disturbo post-traumatico da stress (DPTS), patologie per le quali la condizione di lavoro è considerata la causa più importante.
Su circa 3.000 persone che si sono rivolte alla Clinica del Lavoro, circa 1.000 rientrano effettivamente nella categoria dei mobbizzati. I risultati presentai si riferiscono ai 102 casi ad oggi analizzati; l’analisi si concluderà ai 300 casi.

Il mobbing in Italia “si presenta in contesti diversi con caratteristiche diverse, ma può colpire chiunque, indipendentemente da età, sesso e posizione gerarchica. Se le caratteristiche personali sono ininfluenti, le vere cause e, perciò, le soluzioni, sono da ricercare all’interno delle organizzazioni aziendali. [..] Una specificità del tutto italiana è la massiccia diffusione del mobbing nel settore pubblico.”

Ecco le caratteristiche dei mobbizzati “all’italiana”.
Età: la distribuzione del mobbing è piuttosto omogenea, con la sola, significativa eccezione dei giovani tra i 21 e i 30 anni, che costituiscono un misero 5,9% dei mobbizzati.
"È l’età - rivela la ricercatrice - in cui, di fronte alle pressioni dell’ambiente lavorativo, è più facile attuare strategie di exit."
Sesso: a differenza dell’Europa, dove le più colpite dal mobbing sono le donne, in Italia la percentuale è leggerente più alta per gli uomini.

Titolo di studio: i lavoratori con titoli di studio più bassi sono meno colpiti dal mobbing: solo l’1% delle vittime possiede la licenza elementare e i titoli di studio superiori sono sovrarappresentati rispetto alla composizione del mercato del lavoro italiano.

Gli attacchi contro i mobbizzati: generalmente gli attacchi ai quali è sottoposto il mobbizzato sono di tre tipi: attacchi alla persona, attacchi alla situazione lavorativa e azioni punitive.
Tra gli attacchi alla persona sono diffusissimi (l’85% dei mobbizzati dichiara di averli subiti spesso o qualche volta) i comportamenti volti a istigare contro la vittima l’ambiente circostante e le provocazioni volte a fargli perdere il controllo, ma altrettanto tipici sono l’isolamento fisico, la creazione del silenzio intorno al soggetto, l’esclusione dalle attività ricreative e sociali, il rifiuto di collaborazione da parte dei colleghi.
Gli attacchi alla situazione lavorativa si esplicitano in attacchi a livello delle capacità e dell’immagine professionale (critiche continue, mancata considerazione delle proposte, basse valutazioni, attribuzione di colpe) e in attacchi penalizzanti in eccesso (assegnazione di carichi di lavoro e scadenze impossibili) o in difetto (demansionamento, mancata assegnazione di lavoro). Gli attacchi penalizzanti in difetto sono più diffusi di quelli in eccesso.
L’attacco punitivo più diffuso è il rifiuto di permessi, ferie, trasferimenti.

Gli aggressori (mobber): un’altra tipicità italiana è il fatto che gli aggressori siano riconosciuti, nella stragrande maggioranza dei casi, nei superiori (53,5%), mentre i colleghi partecipano pochissimo alle azioni di mobbing (7,1%). Il resto del campione indica come aggressori diverse combinazioni di superiori, colleghi e subalterni. Più del 10% degli intervistati ha indicato, aggiungendola nel questionario, la voce “tutti”.

Mobbing strategico: A seconda dell’intensità della funzione di rinforzo dell’organizzazione, il mobbing può essere strategico, ovvero rispondente a un preciso disegno di esclusione di un lavoratore, o relazionale, ovvero derivante da un’alterazione delle relazioni interpersonali, sia gerarchiche sia coi colleghi. Nel mobbing strategico i mobber sono i manager e la ricerca conferma che le azioni più utilizzate sono quelle che incidono sulla sfera professionale: azioni che mirano a ridicolizzare, umiliare, offendere o provocare la vittima, critiche continue; sovraccarico di lavoro o demansionamento; negazione del diritto alla formazione e rifiuti ad ottenere permessi e ferie; eccessivo ricorso alle visite fiscali. Il mobbing relazionale tra colleghi si caratterizza, invece, per le critiche continue; il rifiuto di comunicazioni dirette; le azioni che mirano a ridicolizzare, umiliare, offendere; i comportamenti volti a istigare l’ambiente contro il mobbizzato.


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Rispondi Autore: giuliano - likes: 0
29/05/2008 (12:45)
in internet sentenza 25/2007 ordinanza 101/07 tribunale camerino per la libera divulgazione reca un caso,iniziato sei anni fa, relativo all’illegittimo demansionamento,estromissione eliminazione di un lavoratore dallo ufficio,condanna datoriale al REINTEGRO esclusivamente nelle mansioni precedentemente svolte,REINTEGRO ESEGUITO DALL’UFFICIALE GIUDIZIARIO,ritenuto nullo dal I°giudicante e dal tribunale collegiale il quale reputa necessario il giudizio di ottemperanza,a sentenza passato in giudicato (fra 10-15 anni).
Rispondi Autore: giuliano - likes: 0
29/05/2008 (12:47)
in internet sentenza 25/2007 ordinanza 101/07 tribunale camerino la libera divulgazione reca un caso,iniziato sei anni fa,relativo al mobbing illegittimo demansionamento,estromissione eliminazione di un lavoratore dallo ufficio,condanna datoriale al REINTEGRO esclusivamente nelle mansioni precedentemente svolte,REINTEGRO ESEGUITO DALL’UFFICIALE GIUDIZIARIO,ritenuto nullo dal I°giudicante e dal tribunale collegiale il quale reputa necessario il giudizio di ottemperanza,a sentenza passato in giudicato (fra 10-15 anni).

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