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Luoghi di lavoro: benessere termoigrometrico e benessere psicologico

Luoghi di lavoro: benessere termoigrometrico e benessere psicologico
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Rischio Microclimatico

26/08/2024

Un documento sulla valutazione del rischio connesso alle componenti architettoniche riporta un protocollo di rilevamento contenente vari indicatori di rischio. Focus sui fattori connessi al benessere termoigrometrico e al benessere psicologico.

Roma, 26 Ago – Presentiamo, con questo nostro articolo, l’approfondimento su cosa sia e su come si possa valutare il rischio architettonico, con riferimento al contenuto della pubblicazione “ Valutare il rischio architettonico negli ambienti di lavoro. Progetto RAS, Ricercare e Applicare la Sicurezza. Volume 2” realizzata, all’interno del progetto RAS, attraverso la collaborazione tra Università degli Studi di Napoli Federico II e Inail - Direzione regionale Campania.

 

Ricordiamo che il documento propone un vero e proprio protocollo per la valutazione del rischio contenente tre tipologie di schede di rilevamento del rischio definite in relazione all’edificio nel suo complesso e/o in considerazione delle specifiche unità spaziali:

  • scheda di rilevamento del rischio architettonico definito alla scala dell’edificio;
  • scheda di rilevamento del rischio architettonico definito alla scala dell’unità spaziale per gli aspetti tecnici;
  • scheda di rilevamento del rischio architettonico definito alla scala dell’unità spaziale per gli aspetti ambientali-spaziali.

 

In passato ci siamo già soffermati su alcune criticità,  sull’ interazione uomo/ambiente, sulle condizioni di rischio derivante da tecniche e materiali costruttivi impiegati nell’edificio e su vari fattori connessi al benessere acustico e alle “cadute sullo stesso livello”.

 

Oggi ci soffermiamo, con riferimento agli aspetti ambientali-spaziali delle unità spaziali, sui seguenti argomenti:


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Le condizioni di pericolo relative agli aspetti ambientali-spaziali

Gli autori segnalano che, per quanto attiene alla scala dell’unità spaziale (cioè non a quella che fa riferimento all’edificio nel suo complesso), il protocollo di rilevamento del rischio architettonico, “è stato elaborato attraverso la messa a punto di due distinte schede, una per la lettura dell’incidenza sul rischio per la sicurezza sia degli elementi e dei sistemi tecnici che configurano l’ambiente di lavoro, l’altra per la lettura delle sue caratteristiche ambientali”.

 

In particolare, la scheda relativa agli aspetti ambientali-spaziali delle unità spaziali è stata strutturata “in modo da definire, per ognuna delle prestazioni di sicurezza considerate, i fattori architettonici incidenti, identificati e organizzati in relazione all’analisi delle caratteristiche d’insieme dell’ambiente di lavoro, dal momento che non è possibile attribuire ad un singolo elemento tecnico dell’edificio la prestazione ambientale-spaziale, leggibile soltanto considerando più ‘dimensioni’ integrate”.

 

In particolare, le caratteristiche considerate sono:

  • “morfologiche-dimensionali;
  • termiche;
  • acustiche;
  • luminose-cromatiche;
  • tattilo-bariche e di texture;
  • elettromagnetiche”.

 

E in questa scheda “gli indicatori da rilevare sono riferiti alle proprietà intrinseche e alle alterazioni antropiche dell’unità spaziale”.

 

I fattori di rischio architettonico connessi al benessere termoigrometrico

Partiamo dai rischi connessi al comfort d'utenza con riferimento al benessere termoigrometrico.

 

A questo proposito si parla, ad esempio, di caratteristiche morfologiche-dimensionali e proprietà intrinseche che possono fornire condizioni di rischio sono:

  • “unità spaziale con planimetria irregolare che determina parti poco arieggiate
  • soffitto non piano, tale da ostacolare la circolazione naturale dell'aria”.

E un’alterazione antropica, riguardo alle dimensioni, è connessa all’eventuale “sovraffollamento dell'unità spaziale”.

 

Veniamo alle caratteristiche termoigrometriche relativamente al caldo/freddo (ma nel documento si parla anche di caldo/umido).

 

Questa alcune proprietà connesse a possibili condizioni di rischio:

  • “in condizioni estive (periodo con raffrescamento) diverse da:
    • temperatura operativa compresa fra 23 °C e 26 °C
    • differenza verticale di temperatura dell'aria fra 1.1 m e 0.1 m dal pavimento (livello testa e caviglia) < 3°C
    • umidità relativa compresa fra il 30% e 70%
  • in condizioni invernali (periodo con riscaldamento) diverse da:
    • temperatura operativa compresa fra 20 °C e 24 °C
    • differenza verticale di temperatura dell'aria fra 1.1 m e 0.1 m dal pavimento (livello testa e caviglia) < 3°C
    • temperatura superficiale del pavimento compresa tra 19°C e 26°C; nel caso di sistemi di riscaldamento a pavimento la temperatura può raggiungere 29°C
    • asimmetria della temperatura radiante dovuta a finestre o ad altre superfici fredde verticali < 10°C (calcolata rispetto ad un elemento posto a 0.6 m dal pavimento)
    • asimmetria della temperatura radiante dovuta ad un soffitto caldo (riscaldato) < 5°C (calcolata rispetto ad un elemento posto a 0.6 m dal pavimento)”.

 

Riguardo alle caratteristiche tattilo-bariche e di texture si fa riferimento alla pressione/aspirazione.

Queste alcune proprietà relative a condizioni di rischio:

  • “assenza di ventilazione incrociata
  • velocità media dell'aria > 0,25 m/s nelle zone occupate/occupabili da persone e/o > 1,00 m/s nelle zone non occupate da persone
  • il rapporto fra infissi interni ed esterni è tale da determinare eccesso di ventilazione incrociata, in caso di apertura contemporanea dei due componenti”

 

I fattori di rischio architettonico connessi al benessere psicologico

Continuiamo con i rischi connessi al comfort d'utenza occupandoci, in questo caso, del benessere psicologico.

 

La prima caratteristica consolidata è quella morfologica-dimensionale.

Vediamo alcuni aspetti ambientali/spaziali e le possibili proprietà che possono favorire condizioni di rischio:

  • morfologia: “pareti delimitanti l'unità spaziale non perpendicolari al piano di calpestio”;
  • volume: “inadeguatezza del rapporto altezza/superficie dell'unità spaziale (soffitto troppo alto o basso rispetto alla superficie)”;
  • dimensione: “ampiezza eccessiva dell'unità spaziale rispetto al numero di occupanti e/o al compito” (e tra le alterazioni antropiche possibile si parla di “postazioni di lavoro temporanee aggiunte nella unità spaziale” o “unità spaziale sovraffollata”);
  • localizzazione planoaltimetrica:
    • “collocazione dell'unità spaziale svantaggiata (per condizioni fisicoambientali, centralità dei percorsi, veduta dell'esterno, ...)
    • impossibilità di vedere altre parti dell'edificio (piani, percorsi, unità ambientali) da ogni postazione di lavoro
    • impossibilità di vedere il contesto urbano da ogni postazione di lavoro”.

 

Veniamo alle caratteristiche acustiche con riferimento al rumore di fondo e ai rumori discontinui:

  • rumore di fondo: “rumore di fondo > 35 dBA”;
  • rumori discontinui: “nell'unità spaziale vengono prodotti rumori forti (> 70 dB) improvvisi”. 

 

Parliamo anche delle caratteristiche luminose e cromatiche.

Anche qui riprendiamo gli aspetti ambientali/spaziali considerati e le proprietà che possono favorire condizioni di rischio:

  • localizzazione della fonte luminosa: “fonte luminosa posta frontalmente alla postazione di lavoro o al senso di marcia”;
  • quantità della luce:
    • “necessità di integrare la luce naturale con la luce artificiale durante l'intera giornata lavorativa
    • inadeguatezza del bilanciamento cromatico di arredi e finiture utilizzati nell'unità spaziale” 
  • distribuzione della luce:
    • “illuminazione uniforme nell'intera unità spaziale
    • presenza di tagli luce/ombra (es pilastri posti davanti le vetrate)”. 

 

Concludiamo con le caratteristiche tattilo-bariche e di texture:

  • materiali naturali/artificiali: “inadeguatezza dell'immagine di arredi e finiture utilizzati nell'unità spaziale”
  • pressione/ aspirazione: “velocità dell'aria < 0,1 m/s”.

E si parla di alterazione antropica, favorente una condizione di rischio, in relazione alla “eterogeneità delle finiture architettoniche e degli arredi nella unità spaziale”.

 

Rimandiamo, in conclusione, alla lettura integrale del documento che, per quanto riguarda la check list dei fattori di rischio architettonico connessi alle caratteristiche spaziali delle unità ambientali, si sofferma anche su:

  • Rischi connessi al comfort d'utenza: benessere visivo
  • Rischi connessi al comfort d'utenza: benessere acustico
  • Rischi connessi al comfort d'utenza: qualità dell’aria interna
  • Rischi connessi alla sicurezza al fuoco: operabilità dei soccorsi
  • Rischi connessi alla sicurezza al fuoco: incolumità degli utenti nell'evacuazione
  • Rischi connessi alla sicurezza agli infortuni: protezione da caduta sullo stesso livello (scivolamento/inciampo)
  • Rischi connessi alla sicurezza agli infortuni: protezione alla caduta dall'alto
  • Rischi connessi alla sicurezza agli infortuni: protezione agli urti
  • Rischi connessi alla sicurezza agli infortuni: protezione da impatto con veicoli

 

 

RTM

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Inail Campania e Università degli Studi di Napoli Federico II, “ Valutare il rischio architettonico negli ambienti di lavoro. Progetto RAS, Ricercare e Applicare la Sicurezza. Volume 2”, a cura di Erminia Attaianese, Raffaele d’Angelo, Gabriella Duca, Gabriella De Margheriti, Ernesto Russo, Nunzia Coppola e Eva Antonucci, Progetto RAS, volume 2, collana Salute e Sicurezza, edizione 2022.

 


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