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Servizi alla persona: la sicurezza nel settore acconciatura

Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Rischio chimico

05/09/2011

Norme di prevenzione e buone pratiche in un documento dedicato al rischio chimico nel settore acconciatura. L’esposizione alle sostanze pericolose e le patologie più diffuse. La protezione delle mani e i requisiti igienico ambientali dei locali di lavoro.

Roma, 05 settembre 2011 - Nelle attività correlate al comparto dei “ servizi alla persona” spesso i rischi professionali non sono sufficientemente valutati e conosciuti dalle imprese e dagli stessi operatori che lavorano in situazioni a rischio e a contatto con sostanze non innocue.  
Per questo motivo già da qualche mese PuntoSicuro ha iniziato una raccolta di indicazioni e suggerimenti per la prevenzione in questo comparto.
 
Dopo aver parlato dei rischi nelle attività di barbiere ed estetista, ci soffermiamo su un opuscolo del 2004 prodotto dall’Inail - già brevemente presentato da PuntoSicuro - dal titolo “Il rischio chimico nel settore acconciatura”.


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Il documento, realizzato da un gruppo di lavoro Inail con la collaborazione del CPNA (Comitato Paritetico Nazionale per la salute e la sicurezza sul lavoro dell’Artigianato), aveva lo scopo di informare gli operatori del settore acconciatura in merito ai rischi chimici legati alla manipolazione di prodotti cosmetici e di fornire una serie di indicazioni sulle misure di prevenzione da adottare per una migliore tutela della salute dei lavoratori e per il rispetto dell'ambiente.
 
Ricordiamo che l’esposizione a prodotti pericolosi per la salute può avvenire sia per contatto con diverse sostanze - ad esempio durante le fasi di preparazione e applicazione di prodotti decoloranti, tinture, liquidi per permanente - sia per inalazione dei vapori e dell’aerosol da loro liberati. Inoltre una esposizione per inalazione può aver luogo anche durante l’applicazione di lacche spray durante la fase di messa in piega. E le patologie più frequentemente riscontrate nei parrucchieri, in riferimento agli agenti chimici, sono rappresentate da affezioni a carico della cute e dell’apparato respiratorio.
 
Riguardo alle affezioni della cute, il documento ricorda che gli “ agenti chimici presenti nei prodotti utilizzati determinano frequentemente dermatiti da contatto, con meccanismo che può essere di tipo irritativo (dermatiti irritative da contatto o DIC) o di tipo allergico (dermatiti allergiche da contatto o DAC)”:
- dermatiti irritative da contatto: “nelle dermatiti di tipo irritativo si manifestano, accompagnate da bruciore, lesioni cutanee che interessano esclusivamente le sedi di contatto e quindi le mani ed eventualmente gli avambracci. Il prolungato contatto con l’acqua e l’aria calda degli asciugacapelli facilita l’aggressione da parte degli agenti chimici. A loro volta le dermatiti irritative, alterando la normale funzione di barriera della cute, possono rappresentare un terreno che favorisce lo sviluppo di una dermatite da contatto allergico”. Le “sostanze chimiche in causa sono, per lo più: persolfati (nei prodotti decoloranti); glicolati (nei liquidi per permanenti); acqua ossigenata, ammoniaca (in decoloranti e tinture permanenti)”;
- dermatiti allergiche da contatto: “a differenza di quella irritativa lo sviluppo della dermatite allergica da contatto è legato, oltre che al tipo di agente in questione, e quindi al suo maggiore o minore potere allergizzante a seconda delle sue caratteristiche chimiche anche, e soprattutto, ad una risposta individuale specifica di ipersensibilità”. “La DAC è caratterizzata dallo sviluppo di lesioni cutanee pruriginose. Tali alterazioni, a differenza della DIC che, legata ad un meccanismo irritativo, colpisce tipicamente le sedi cutanee di contatto, si presentano non soltanto a carico delle mani ma anche in sedi distanti, in quanto legate a particolari cellule ‘sensibilizzate’ che circolano nel sangue”. “Una forma particolare, anche se meno frequente, di dermatite da contatto è rappresentata dall’orticaria, caratterizzata da rilievi cutanei arrossati, pruriginosi e fugaci (ponfi); possono essere localizzati alle sedi di contatto o diffusi”. Gli agenti chimici più spesso “responsabili dell’insorgenza di una DAC nei parrucchieri risultano essere: para-fenilendiammina e para-toluendiammina (in tinture permanenti); glicolati (nei liquidi per permanenti); persolfati (in prodotti decoloranti); essenze dei profumi (negli shampoo, balsami e creme); coloranti vegetali tipo hennè. Bisogna, inoltre, tenere presente il notevole potere allergizzante del nichel, presente in forbici, beccucci ecc. la cui liberazione è favorita dal contatto con liquidi per permanenti. Infine si segnala la possibilità dell’insorgenza di allergie cutanee in seguito all’uso di guanti di protezione in lattice a causa del suo potere allergizzante”.
 
Un’altra via di penetrazione degli agenti chimici presenti negli ambienti di lavoro è quella inalatoria con possibilità di effetti patologici a livello delle mucose dell’apparato respiratorio. “Si tratta sostanzialmente di manifestazioni allergiche” legate a due condizioni: “da una parte la presenza di un agente chimico sensibilizzante e dall’altra la risposta abnorme di soggetti costituzionalmente predisposti”. Possiamo avere:
- rinite: “caratterizzata da starnuti ed ostruzione nasale e si distingue dal banale raffreddore per essere legata non a episodi stagionali ma all’inalazione di sostanze presenti nell’ambiente di lavoro. Si accompagna spesso a fenomeni allergici a carico delle mucose congiuntivali quali arrossamento e lacrimazione”;
- asma bronchiale: “si manifesta clinicamente con crisi parossistiche di broncospasmo, cioè di difficoltà respiratoria dovuta all’ostruzione delle vie aeree per contrazione dei bronchi e secrezione mucosa. Le crisi possono durare da alcuni minuti a ore e possono richiedere con urgenza l’intervento del medico”.
 
Nel 1993 la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha concluso per una “evidenza limitata” di relazione tra insorgenza di tumori, in particolare di cancro alla vescica, e lavoro dei parrucchieri. “In altre parole, l’associazione causale è stata ritenuta credibile ma non si sono potuti escludere la casualità ed altri fattori di confondimento”.
 
Dopo aver affrontato i rischi per la salute l’opuscolo mostra ai lavoratori elementari norme di prevenzione e buona pratica. Ad esempio con riferimento alla cura e protezione delle mani e ai requisiti igienico ambientali dei locali di lavoro.
 
Riguardo alle mani “non è soltanto il contatto con i prodotti a costituire una possibile fonte di pericolo; la stessa esposizione continua all’acqua, ad esempio, associata all’uso di saponi e shampoo, determina una diminuzione del potere protettivo della cute favorendo la formazione di microlesioni e screpolature.
Per ovviare a ciò, il mantenimento della necessaria idratazione può essere favorito dall’uso regolare di una crema da notte così come la stessa applicazione di creme protettive può concorrere a ripristinare il velo idrolipidico che protegge lo strato esterno della pelle. Oltre all’applicazione di creme protettive e nutrienti è importante lavarsi con saponi neutri dopo l’impiego di qualunque prodotto e, soprattutto, asciugare accuratamente le mani utilizzando materiale pulito ed asciutto. Si consiglia di evitare di indossare anelli o bracciali che tendono a trattenere acqua ed impediscono di asciugare completamente le mani”.
 
Tuttavia la misura primaria da mettere in atto per la protezione delle mani rimane l’uso di guanti: guanti che devono essere integri e con un uso limitato alla operazione che ne richiedono l’impiego, “in particolar modo vanno utilizzati durante le fasi di colorazione, decolorazione o del trattamento per permanenti”. Alcuni suggerimenti:
- “nel caso di dermatiti l’uso di guanti è raccomandato anche nella fase del lavaggio dei capelli;
- per avere una maggior superficie protetta si consiglia l’uso di guanti alti fino a coprire l’avambraccio;
- è importante che né acqua né altri prodotti entrino all’interno dei guanti e che questi siano indossati solo su mani pulite ed asciutte e sostituiti in caso di rottura”;
- nel togliere i guanti bisogna evitare il contatto con la loro superficie esterna.
Si ricorda che “esistono in commercio vari tipi di guanti che, a seconda del materiale di cui sono costituiti, offrono una diversa protezione nei confronti degli agenti chimici”.
Si va “dai guanti ‘usa e getta’, da sostituire dopo ogni singola operazione, ai guanti con un grado di protezione sempre più elevato che ne permette l’uso per più ore. Anche questi, tuttavia, non vanno utilizzati per più di una giornata lavorativa perché in ogni caso, più o meno rapidamente, gli agenti chimici li attraversano arrivando a contatto con la pelle”.
L’utilizzo di alcuni guanti, come quelli in lattice, è sconsigliato “perché, oltre a fornire una protezione non totale e di breve durata, il lattice stesso è un potente allergizzante. I guanti in vinile o nitrile offrono invece una protezione migliore e ad oggi non vi sono evidenze di fenomeni allergici o di altre patologie causate da tali materiali. Si trovano attualmente in commercio guanti in vinile, elastici e sottili, con proprietà tattili simili a quelli in lattice. I guanti in nitrile poi, a parità di spessore ed elasticità, sono molto più resistenti dei guanti in lattice agli strappi e alle punture”.
 
Infine qualche indicazione sui requisiti igienico ambientali dei locali di lavoro.
Al di là delle disposizioni relative alla struttura degli ambienti di lavoro, alla illuminazione, alla temperatura ed all’aerazione dei locali, è bene ricordare che “le fasi di miscelazione dei prodotti per la decolorazione o la tintura, nonché la loro applicazione o l’applicazione di prodotti per permanenti, possono costituire il momento più critico di diffusione di inquinanti chimici. Aver cura di aerare adeguatamente il locale è, pertanto, una regola da rispettare”.
 
Inoltre anche “la disposizione delle postazioni riservate alle singole attività incide sulle condizioni di lavoro. È importante dedicare alle fasi di preparazione delle tinture o dei decoloranti un’area separata dal resto del locale in modo da evitare dispersioni nell’ambiente circostante. L’utilizzo di una adeguata cappa aspirante in tale area contribuisce a ridurre l’esposizione agli eventuali agenti chimici aerodispersi. Per la stessa ragione si raccomanda la sostituzione dei prodotti in polvere con prodotti in crema o liquidi in tutti i casi in cui ciò sia possibile”.
 
Si sottolinea infine che nell’attività di parrucchiere l’impiego di sostanze che possono avere potere sensibilizzante rende le “operazioni di pulizia particolarmente importanti e da effettuare con la massima cura”. Anche il “ non fumare” ed il “non mangiare e non bere” nel luogo di lavoro sono “due importanti regole di buona pratica volte ad impedire la possibilità di introdurre nell’organismo, insieme al fumo o al cibo, tracce di prodotti eventualmente presenti nell’ambiente di lavoro o sulle mani”.
 
Inail, “ Il rischio chimico nel settore acconciatura”, opuscolo realizzato in collaborazione con il CPNA (formato PDF, 260 kB).
 
NB: Il documento presentato è precedente all’entrata in vigore del Decreto legislativo 81/2008 per cui la normativa indicata può non essere più vigente. Tuttavia offre ancora utili suggerimenti per la prevenzione di incidenti e malattie professionali per gli operatori del comparto dei servizi alla persona.
 
 
Tiziano Menduto
 

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Rispondi Autore: spagnolo maria rosa - likes: 0
09/10/2018 (17:14:00)
buonasera, vorrei sapere gentilmente
se esiste una normativa specifica sulla lunghezza dei guanti da usare nei saloni da parrucchiere per donna
grazie
Rispondi Autore: Paolo Giannico - likes: 0
07/12/2019 (09:08:41)
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