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Rischio caduta dall’alto: mai sottovalutarlo!

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Le cadute rappresentano uno dei rischi maggiori negli ambienti di lavoro, specialmente nei cantieri e nei lavori in quota. Alcuni recenti infortuni, di cui sono stati vittima anche alcuni “esperti di sicurezza” non possono che farci ripetere: mai sottovalutare un rischio, è sempre necessaria estrema cautela.

 

L’episodio più grave riguarda un tecnico caduto da un’altezza di oltre venti metri mentre raggiungeva la pedana sulla sommità di un traliccio della telefonia mobile nelle campagne di Boretto (RE). La notizia è stata riportata dal quotidiano il Resto del Carlino nelle edizioni del 9 e 10 marzo.

“Secondo una prima ricostruzione dei Carabinieri e del Servizio di medicina del lavoro, il tecnico quando è arrivato in cima al traliccio, si sarebbe staccato il gancio di sicurezza dal corpo, ma prima di richiudere la botola di accesso alla pedana metallica. Dopo aver tolto il gancio, l’uomo è scivolato o ha perso l’equilibrio, finendo nel vuoto della botola aperta e morendo sul colpo nell’impatto al suolo. Il controllo tecnico ha dimostrato come il gancio usato per salire le scale fino alla sommità del traliccio (ed usato per la discesa di un suo collega che era già in cima alla pedana), ma anche l’anello metallico che aveva appeso alla cintura di sicurezza, fossero entrambi intatti, senza strappi o altre anomalie. Sarebbe stato dunque il distacco anticipato del gancio a non consentire al giovane operaio di restare attaccato ai cavi di sicurezza”.

 

Il secondo episodio è altrettanto tragico nell’epilogo e nelle probabili cause: la disattenzione. Vittima un ingegnere responsabile della sicurezza di un cantiere edile di Forte dei Marmi. La notizia è stata riportata dal quotidiano La Nazione del 8 marzo.

Il tecnico (di 58 anni e quindi si presume con esperienza) è morto cadendo da un ponteggio da tre metri di altezza mentre ispezionava il cantiere. Ignota la dinamica, in quanto nessuno degli operai che si trovavano al lavoro si sono accorti della caduta: è stato un muratore a trovare il corpo. Nella caduta, l’ingegnere ha riportato profonde fratture alla testa urtando contro una piccola pila di mattoni (e l'elmetto di protezione…).

 

Ecco perché appaiono ancora più drammatiche le osservazioni che un lettore ha fatto commentando le ultime immagini di un ponteggio “acrobatico” pubblicate da PuntoSicuro (vedere il n. 1432).

 

“Lasciamo perdere gli "abiti da lavoro" di chi è sul ponteggio; è il minore dei mali. L'assenza di altri DPI è più grave. Le mani sono nude, non si nota il casco in testa e non si può valutare di che tipo siano le scarpe. Certo la situazione non invita a ... pensare positivo come invece vorremmo poter sempre fare!

Guardate piuttosto come è stato realizzato il ponteggio che, definire acrobatico, significa voler fare un complimento a chi lo ha realizzato. Gli acrobati si muovono infatti, ad altezze ed in condizioni che a noi comuni mortali fanno paura, ma con tecniche e professionalità che gli consentono di operare in relativa sicurezza. Questo ponteggio non denota invece alcuna professionalità da parte di chi lo ha realizzato e non rispetta le regole costruttive più elementari:

- assenza di parapetti laterali in alcuni tratti,

- ove esistenti i parapetti sono distanti dal piano di calpestio

- i battipiedi sono totalmente assenti

- tavole da ponte non sono fissate, ma addirittura appoggiate su strutture instabili e pericolanti (il cumulo di mattoni)

- non si vede alcuna scala all'interno della struttura per consentire la comunicazione tra un livello e l'altro del ponteggio e ciò fa supporre che gli addetti si arrampichino all'esterno delle strutture. Inutile proseguire oltre.

L'ambiente fa pensare ad una struttura industriale e, si può ritenere che si tratti di lavori edili che un'impresa realizza all'interno di questa realtà. I responsabili aziendali, coloro che hanno commissionato i lavori, sapranno di avere delle responsabilità nel consentire modalità di lavoro così evidentemente a rischio?”

 

A cura di Pietro de' Castiglioni.

 

 


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