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Imparare dagli errori: le cadute dall’alto nell’attività di manutenzione

Imparare dagli errori: le cadute dall’alto nell’attività di manutenzione

Esempi di infortuni connessi alle attività di manutenzione in vari ambiti lavorativi. Il rischio di caduta nella manutenzione di un’antenna TV e all'interno di una centrale elettrica. La normativa tecnica, le definizioni e l’impatto sulla sicurezza.


Brescia, 29 Feb – Come ricordato in molti articoli sui rischi connessi alla manutenzione e sottolineato anche in un documento dell’Agenzia europea EU-OSHA sulla manutenzione sicura, i lavoratori impegnati nelle attività di manutenzione possono essere esposti a un’ampia gamma di rischi.

Ad esempio, ci possono essere rischi di sviluppare disturbi muscolo-scheletrici durante lo svolgimento di attività che comportano posture disagevoli, a volte in condizioni ambientali sfavorevoli. O ci si può trovare esposti all’amianto, durante la manutenzione di vecchi edifici o di installazioni industriali. Senza dimenticare i possibili rischi di asfissia in spazi ristretti, l’esposizione ad agenti chimici, biologici o a polveri.

Tuttavia un altro rischio, molto diffuso nella manutenzione, come in molte attività lavorative, è il rischio di caduta e in questa seconda puntata della rubrica “ Imparare dagli errori”, dedicata agli infortuni nelle attività di manutenzione, ci soffermiamo proprio su alcuni casi di caduta.

 

I casi presentati sono tratti dall’archivio di INFOR.MO., strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.

 

Questi gli argomenti trattati nell’articolo:


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Gli infortuni con le attività di manutenzione e il rischio di caduta

Nel primo caso l’infortunio avviene in attività di manutenzione di un impianto antenna/ricezione TV.

Un lavoratore mentre si trova nel ballatoio di accesso al sottotetto di una abitazione privata, per effettuare i suddetti lavori di manutenzione, cade da un’altezza di circa 3.50 metri, nel cortile interno dell’abitazione, riportando fratture multiple che, in breve tempo, conducono al decesso.

Le prime indagini hanno rilevato che l'operatore “è inciampato o ha perso l’equilibrio per altre cause (non si ritiene possa escludersi un eventuale malore), cadendo per terra trascinando con sé la scala che stava utilizzando e che era carente di protezioni”.

 

Questi i fattori causali individuati nella scheda:

  • “scala portatile con protezioni mancanti”;
  • l'infortunato “mentre si trovava sul ciglio del ballatoio, è inciampato o ha perso l’equilibrio per altre cause (non si ritiene possa escludersi un eventuale malore), cadendo per terra trascinando con sé la scala”.  

 

Il secondo caso riguarda invece attività di manutenzione che avvengono all'interno di una centrale elettrica.

In particolare sono in corso attività di manutenzione delle portine per l'accesso al gruppo caldaia. Un lavoratore è intento al serraggio dei bulloni di ritenzione di detta portina, quando improvvisamente il piano grigliato ove lui si trova per lavorare, cade al piano sottostante, circa due metri più in basso, insieme all'infortunato, cagionandogli le lesioni refertate al pronto soccorso.

Dagli accertamenti è emerso che “la caduta dal piano di calpestio per il capovolgimento di un grigliato è derivato da una non corretta tenuta dei fermagrigliati ivi presenti per assenza di manutenzione degli stessi”.

 

Questo, dunque, il fattore causale individuato:

  • “il grigliato su cui era posizionato il lavoratore, improvvisamente cadeva al piano sottostante, circa due metri più in basso per una non corretta installazione e manutenzione dei sistemi di ritenzione (fermagrigliati)”.

 

La manutenzione, la normativa tecnica e l’impatto sulla sicurezza

Per avere qualche indicazione in più non tanto sui rischi specifici - lo faremo nella prossima tappa di questo breve viaggio attraverso i rischi della manutenzione – ma sulle definizioni, le norme tecniche e l’impatto sulla sicurezza, possiamo fare riferimento al contenuto del documento “ La manutenzione per la sicurezza sul lavoro e la sicurezza nella manutenzione”, prodotto dal Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici dell’Inail.

 

Per fare chiarezza sui termini utilizzati, il documento ricorda che la norma EN 13306Manutenzione - Terminologia di manutenzione” definisce la manutenzione come la ‘combinazione di tutte le azioni tecniche, amministrative e gestionali, eseguite durante il ciclo di vita di un elemento (apparecchiatura, impianto o luogo di lavoro) destinate a preservarlo o a riportarlo in uno stato dal quale si possa eseguire la funzione richiesta’”.

 

In particolare – continua il documento – la manutenzione si distingue in:

  • manutenzione correttiva: “quando è volta a riparare un sistema per renderlo nuovamente funzionante (ad esempio, aggiustando o sostituendo componenti rotti); l’azione, in tal caso, è intrapresa quando si verifica un guasto imprevisto;
  • manutenzione preventiva: quando gli interventi di manutenzione sono eseguiti ad intervalli predeterminati o secondo criteri prestabiliti, volti a ridurre la probabilità di guasto o di degrado del funzionamento di un elemento funzionante; l’azione, in questo caso, è programmata e volta a controllare il processo di deterioramento che porta al guasto (ad esempio: sostituzione di componenti, lubrificazione, pulizia o ispezione)”.

 

Sappiamo poi, anche con riferimento a quanto sottolineato durante la campagna europea del 2010/2011 sulla manutenzione sicura, che la manutenzione “può incidere sulla sicurezza e sulla salute dei lavoratori in diversi modi:

  • è essenziale per mantenere apparecchiature, impianti o luoghi di lavoro in condizioni di sicurezza e affidabilità;
  • deve essere eseguita in sicurezza, proteggendo adeguatamente dai possibili pericoli gli addetti alla manutenzione e le altre persone presenti sul luogo di lavoro”.

 

Nel 2010 è stata poi condotta una ricerca europea con lo scopo di identificare gli infortuni legati alle operazioni di manutenzione nei diversi paesi europei. E “nell’ambito della variabile ‘processo di lavoro’, utile per la classificazione delle cause e delle circostanze degli infortuni, sono state scelte quattro sottocategorie connesse a quelle che possono essere considerate operazioni di manutenzione:

  • configurazione, preparazione, installazione, montaggio, smontaggio, smantellamento;
  • manutenzione, riparazione, messa a punto, regolazione;
  • pulizia meccanica o manuale di zone di lavoro e macchinari;
  • monitoraggio, ispezione con o senza apparecchi di monitoraggio di procedure di fabbricazione, aree di lavoro, mezzi di trasporto, attrezzature.

La ricerca, di cui nel libro si riportano ulteriori dettagli, segnalava poi che “una percentuale inferiore al 10% della popolazione lavorativa attiva svolgeva compiti di manutenzione. La maggior parte degli addetti alla manutenzione era costituita da uomini (in percentuali variabili da paese a paese) e la fascia d’età più rappresentata era quella compresa fra i 30 e i 50 anni (ma anche altre fasce d’età erano rappresentate). Gli addetti alla manutenzione si trovavano con maggior frequenza in alcuni settori lavorativi (ad esempio, il numero maggiore di addetti si aveva nel settore dei servizi, seguito da quello dell’industria e da quello dell’edilizia)”.

Inoltre le manutenzione è risultata anche “essere la funzione più appaltata dell’industria”.

 

Rimandiamo alla lettura integrale del documento Inail che, riguardo alle attività di manutenzione, si sofferma anche sui pericoli per i manutentori, sulla valutazione del rischio e sulle lezioni apprese dalle buone pratiche.

 

 

Sito web di INFOR.MO.: nell’articolo abbiamo presentato le schede di Infor.mo. 16841 e 17906 (archivio incidenti 2002/2021).

 

 

Tiziano Menduto

 

 

Scarica le schede da cui è tratto l'articolo:

Imparare dagli errori – Le cadute dall’alto nell’attività di manutenzione – le schede di Infor.mo. 16841 e 17906.

 


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