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Inail: gli agenti biologici possono essere fattori di rischio cancerogeno?

Inail: gli agenti biologici possono essere fattori di rischio cancerogeno?
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Rischi da agenti biologici

21/09/2021

Un documento Inail segnala che l’esposizione a virus, batteri, parassiti, funghi può comportare anche l’insorgere di tumori nell’uomo. Gli agenti biologici, la classificazione IARC, il D.Lgs. 81/2008 e la valutazione del rischio.

Roma, 21 Set – La pandemia e l’emergenza sanitaria COVID-19 hanno aumentato notevolmente l’attenzione dell’opinione pubblica sull’esposizione agli agenti biologici, in particolare a quelli di natura infettiva, anche con riferimento alle conseguenze della “catena del contagio” e la veloce diffusione negli ambienti di vita e di lavoro.  

Tuttavia se le eventuali tipologie di “danno” conseguenti all’esposizione ad agenti biologici, come contemplate dal decreto legislativo 81/2008 (Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro), sono le infezioni, le allergie e le intossicazioni, “l’esposizione a virus, batteri, parassiti, funghi può tuttavia comportare anche l’insorgere di tumori nell’uomo”.

 

Se in ambito occupazionale, il legislatore “ha associato l’effetto cancerogeno dell’esposizione professionale alla sola categoria di agenti di rischio chimici contemplata dal Titolo IX del d.lgs. 81/08”, in realtà “undici agenti biologici, appartenenti a virus, batteri ed endoparassiti umani, compresi nell’Allegato XLVI del Titolo X “Agenti biologici” del d.lgs. 81/08, sono stati classificati dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come cancerogeni di tipo 1 (agenti, cioè, sicuramente cancerogeni)”.

 

A ricordarlo è la prefazione del coordinatore generale della Contarp, Fabrizio Benedetti, al documento Inail “Agenti biologici: fattori di rischio cancerogeno occupazionale?” realizzato dalla Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione (Contarp) e curato da Raffaella Giovinazzo (Direzione generale, Contarp), Marina Mameli (Direzione regionale Toscana, Contarp) e Federica Venanzetti (Direzione generale, Contarp).

 

 

Il lavoro, come ricordato nella prefazione, vuole evidenziare gli agenti biologici inclusi nell’Allegato XLVI del d.lgs. 81/2008 e nell’Allegato III della Direttiva 2019/1833 di prossimo recepimento, classificati da IARC come cancerogeni o sospetti tali sulla base di evidenze cliniche e/o sperimentali, per una disamina dei potenziali effetti conseguenti all’esposizione. E sono proposte alcune riflessioni sulle possibili iniziative da intraprendere per approfondire il fenomeno nel contesto occupazionale.

 

L’articolo si sofferma sui seguenti argomenti:

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Agenti biologici, tumori e proposte di classificazione

Il documento sottolinea che alcuni agenti biologici, oggi definitivamente riconosciuti come cancerogeni, “sono responsabili di circa il 15% dei decessi umani per cancro su scala mondiale (Plummer et al., 2016; De Martel et al., 2020)”.

Tuttavia benché sia noto che agenti biologici, come ad esempio i virus, possano indurre cancerogenesi, “l’estensione del fenomeno non è ancora completamente compresa, né lo sono le implicazioni a livello di salute pubblica che direttamente ne scaturiscono”.

 

Si segnala poi che, come indicato in premessa, diversi “virus, batteri, funghi ed endoparassiti, peraltro inclusi nell’Allegato XLVI del d.lgs. 81/08, sono associati all’insorgenza di cancro nell’uomo e ne è stata proposta una interessante classificazione basata sulla interazione tra agenti infettivi e cellule/organismi ospiti” con tre principali “classi di relazioni:

  1. Agenti infettivi che aggrediscono il sistema immunitario dell’ospite e che causano lo sviluppo di linfomi o di forme di immunosoppressione che possono favorire l’insorgere di altre infezioni oncogene (ad esempio HTLV1, HIV).
  2. Agenti infettivi che aggrediscono il parenchima, inducendo metaplasie e displasie che successivamente degenerano in carcinomi e sarcomi. Un tipico esempio è rappresentato dai virus dell’epatite HBV e HCV e da alcuni elminti, come gli schistosomi e Clonorchis sinensis.
  3. Agenti infettivi che determinano effetti locali su tessuti epiteliali, ad esempio interagendo con la regolazione ormonale o alterando equilibri a livello di microbioma, inducendo, così, processi degenerativi in tessuti anche distanti dalla sede dell’infezione (Blaser, 2008)”.

 

Si indica poi che è ormai noto “quanto la microflora che abita il corpo umano rivesta un ruolo determinante per la salute: specifiche alterazioni del microbiota, riconducibili anche a modifiche delle abitudini alimentari e degli stili di vita, sono state associate a malattie neurodegenerative, metaboliche e neoplastiche (Pacelli et al., 2016; Plottel e Blaser, 2011). Per quanto riguarda le neoplasie, alcuni batteri sono coinvolti nei processi di sviluppo e crescita tumorale, mentre altri sembrano svolgere un ruolo protettivo, contribuendo all’attivazione dei meccanismi di difesa immunitaria e favorendo l’azione dei trattamenti antitumorali. Anche le infiammazioni sono alla base dell’insorgenza e della progressione tumorale”. E molti tumori “hanno origine nei siti di infezione, irritazione cronica e infiammazione (Coussens e Werb, 2002)”.

 

Classificazione dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro

Si segnala che, come accennato in premessa, a tutt’oggi “undici organismi sono stati classificati da IARC come cancerogeni di gruppo 1” (agenti sicuramente cancerogeni per l’uomo):

  • il virus di Epstein-Barr (EBV), correlato al linfoma di Burkitt e al linfoma di Hodgkin e non Hodgkin;
  • i virus dell’epatite B e C (HBV, HCV), responsabili di epatite cronica che può degenerare in carcinoma epatocellulare;
  • l’herpes virus HHV8, associato al sarcoma di Kaposi;
  • il virus dell’immunodeficienza umana di tipo 1 (HIV-1), associato indirettamente a vari tipi di tumori;
  • il papilloma virus (HPV), responsabile del cancro della cervice uterina e associato a numerosi altri tumori genitali e delle mucose orali;
  • il virus linfotropico delle cellule T umane di tipo 1 (HTLV-1), associato al linfoma delle cellule T;
  • il batterio Helicobacter pylori, che infetta in modo cronico lo stomaco ed è associato a numerosi casi di carcinoma gastrico;
  • i parassiti elminti Trematodi Clonorchis sinensis e Opistorchis viverrini, associati al colangiocarcinoma; Schistosoma haematobium, correlato al tumore della vescica”.

 

Inoltre anche “alcuni metaboliti di agenti biologici, in particolare le aflatossine dei funghi, sono stati classificati come cancerogeni, di cui nel gruppo 1 IARC ritroviamo l’Aflatossina B1 prodotta dai funghi Aspergillus flavus e A. parasiticus, correlata all’insorgenza di tumori al fegato”. Mentre altri agenti biologici o loro metaboliti sono stati classificati, sempre da IARC, come “probabili cancerogeni per l’uomo” (gruppo 2A) o “possibili cancerogeni per l’uomo” (gruppo 2B).

 

D.Lgs. 81/2008, agenti biologici e valutazione del rischio

Il documento ricorda che il Titolo X “Agenti biologici” del Testo Unico, che si applica a tutte le attività lavorative in cui vi è rischio di esposizione ad agenti biologici, “fa esplicito riferimento a qualsiasi microrganismo anche geneticamente modificato, così come definito all’art. 267, in grado di indurre infezioni, allergie, intossicazioni, le uniche tipologie di ‘danno’ considerate come potenzialmente conseguenti all’esposizione”.

 

Dunque risulta “ignorata la potenziale cancerogenicità che IARC stessa attribuisce con evidenza scientifica agli agenti biologici, alcuni dei quali ricompresi nell’Allegato XLVI - “Elenco degli agenti biologici classificati che possono provocare malattie infettive in soggetti umani” del Titolo X o nell’Allegato III della Direttiva 2019/1833”.

 

Si segnala che nella monografia EU-OSHA “Biological agents and work-related diseases: results of a literature review, expert survey and analysis of monitoring systems” (EU-OSHA, 2019) i pericoli di natura biologica associabili alle attività lavorative “risultano riconducibili a due gruppi principali:

  • microrganismi che causano patologie infettive, come tali contagiose e trasferibili (ad es., le zoonosi, trasmissibili dagli animali all’uomo);
  • agenti tossici o allergenici (ad es. batteri, endotossine, funghi) che formano bioaerosol e causano malattie professionali del tratto respiratorio, della congiuntiva e della pelle”.

 

Non bisogna poi dimenticare che, in alcuni particolari ambienti occupazionali, “i lavoratori possono essere esposti a polveri di origine biologica, denominate ‘polveri organiche’, che consistono di diversi agenti biologici (ad es. proteine o allergeni derivanti dalle materie prime e microrganismi cresciuti in tali materiali)”.

 

Il documento si incentra su una “capillare review bibliografica della letteratura scientifica di settore, limitatamente agli agenti biologici cancerogeni o anche sospetti tali presenti nell’Allegato XLVI del d.lgs. 81/08 e nell’Allegato III della Direttiva UE 2019/1833”.

E si sottolinea che “la cancerogenicità dei suddetti agenti, che includono virus, batteri, funghi e parassiti umani, non viene solitamente presa in considerazione nella valutazione dei rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori esposti, perché non esplicitamente richiamata dal d.lgs. 81/08. Tuttavia, il citato decreto, all’art. 28, obbliga il Datore di lavoro a valutare tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori e alcuni tumori (epatocarcinoma, Sarcoma di Kaposi e Linfoma non Hodgkin) causati da agenti biologici di natura virale (HBV, HCV, Virus Tipo I dell’immunodeficienza acquisita) o da metaboliti dei funghi (Aflatossina B1) sono annoverati nella Lista I (malattie la cui origine lavorativa è di elevata probabilità) Gruppo 6 delle malattie professionali per le quali è obbligatoria la denuncia (Decreto Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale del 10 giugno 2014) ai sensi e per gli effetti dell’art. 139 del Testo unico sull’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali”. 

 

Ricordiamo, in conclusione, l’indice del documento:

 

Introduzione

Obiettivi dello studio

 

Review della letteratura scientifica

a) Batteri

b) Virus

c) Funghi

d) Endoparassiti

 

Rischio occupazionale

 

Conclusioni

Bibliografia

Normativa di riferimento

 

 

Tiziano Menduto

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Inail, Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione, “ Agenti biologici: fattori di rischio cancerogeno occupazionale?”, a cura di Raffaella Giovinazzo (Direzione generale, Contarp), Marina Mameli (Direzione regionale Toscana, Contarp) e Federica Venanzetti (Direzione generale, Contarp), Collana Salute e Sicurezza, edizione 2021 (formato PDF, 1010 kB).

 

 

Vai all’area riservata agli abbonati dedicata a “ Gli agenti biologici e i fattori di rischio cancerogeno”.

 

 

 

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