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Campi elettromagnetici: gli effetti e la valutazione del rischio
Roma, 4 Apr – Ricordando che le specifiche disposizioni sulla protezione dei lavoratori dalle esposizioni ai campi elettromagnetici - contenute nel Capo IV del Titolo VIII del Decreto legislativo 81/2008 - entreranno in vigore il 31 ottobre 2013, riprendiamo a parlare dei rischi correlati ai campi elettromagnetici (CEM).
E lo facciamo con riferimento ad un seminario che si è tenuto a Roma il 9 maggio 2012, dal titolo “ Campi Elettromagnetici – Alte frequenze e Sicurezza sul Lavoro”.
In questo seminario si sono affrontate diverse tematiche, ad esempio in relazione agli effetti dei CEM e alla valutazione del rischio.
Nell’intervento “Campi elettromagnetici: dalla legislazione per la popolazione a quella dei lavoratori” il relatore Ing. Silvio Mancini, dopo aver ricordato quali siano le sorgenti di CEM, risponde alla domanda: i campi elettromagnetici possano agire oltre che sulle apparecchiature elettriche, anche sull’uomo?
Il relatore ricorda che il nostro corpo, e tutti i suoi organi, “è ricco di cariche elettriche che, con la loro distribuzione e il loro movimento, regolano moltissimi processi fisiologici. Correnti elettriche interne sono anche create dal flusso del sangue, che è molto ricco di ioni e quindi trasporta con sé un gran numero di cariche. Le cariche elettriche libere possono essere messe in moto da un campo elettrico o magnetico esterno. Si creano in tal modo delle correnti elettriche indotte, che si sovrappongono a quelle endogene”.
Esistono poi anche “coppie di cariche strettamente legate, di uguale intensità ma di segno opposto, chiamate dipoli elettrici. Sotto l’azione di un campo elettrico alternato a bassa frequenza questi dipoli vengono messi in oscillazione, in sincronia con il campo esterno. Ad alta frequenza, il movimento delle cariche viene però ostacolato dall’attrito con le molecole circostanti e l’energia ceduta dal campo esterno viene così trasformata in un moto disordinato delle molecole, cioè in calore (effetti termici)”.
Quindi nel caso dei campi elettrici e magnetici a bassa frequenza si “creano nel corpo umano delle correnti indotte, mentre nel caso dei campi ad alta frequenza l’energia elettromagnetica viene assorbita dai tessuti e dissipata come calore, con un aumento della temperatura generale o locale, a seconda che venga esposto l’intero corpo o solo alcuni organi”.
In ogni caso è bene mettere in conto che un campo elettromagnetico “provoca sempre e comunque una risposta dell’organismo umano. Il problema che si pone è quello di determinare se queste risposte costituiscano o meno un pericolo per la salute. In questo senso è importante distinguere tra effetti biologici e effetti di danno alla salute (o effetti sanitari)”. E, secondo quanto detto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), un effetto di danno alla salute si verifica quando l’effetto biologico è al di fuori dell’intervallo in cui l’organismo può normalmente compensarlo, e ciò porta a qualche condizione di detrimento della salute.
In particolare alte esposizioni ai campi elettromagnetici “possono verificarsi solo in specifiche situazioni lavorative, in cui gli operatori sono vicini ad apparecchi di alta potenza, che possono provocare effetti ‘acuti’ o a breve termine, i cui danni alla salute sono riconosciuti a livello scientifico”. Tuttavia negli ultimi anni si è discusso anche sulla possibilità “che un’esposizione anche a bassi livelli di campo elettromagnetico, ma prolungata nel tempo (ad es. se si hanno campi apprezzabili in casa, oppure l’utilizzo del telefono cellulare), possa dare luogo a malattie degenerative, ed in modo particolare al cancro”.
Il documento agli atti, relativo all’intervento, riporta le raccomandazioni del Consiglio dell’Unione Europea e cenni sulla normativa nazionale, ad esempio con riferimento alla “Legge quadro” (L. 36/2001) e al D.Lgs. 81/2008.
Nell’intervento “Campi elettromagnetici alle alte frequenze. Valutazione del rischio. Effetti Biologici”, a cura dell’Ing. Agostino Proietti, si ricorda che (Titolo VIII, D.Lgs. 81/2008) la valutazione dei rischi derivanti da esposizioni ad agenti fisici è programmata ed effettuata, con cadenza almeno quadriennale, da personale qualificato nell'ambito del servizio di prevenzione e protezione in possesso di specifiche conoscenze in materia. Inoltre è aggiornata ogni qual volta si verifichino mutamenti che potrebbero renderla obsoleta, ovvero, quando i risultati della sorveglianza sanitaria rendano necessaria la sua revisione. I dati ottenuti dalla valutazione, misurazione e calcolo dei livelli di esposizione costituiscono parte integrante del documento di valutazione del rischio. E nella valutazione dei rischi il datore di lavoro deve precisare quali misure di prevenzione e protezione devono essere adottate.
Inoltre (art. 209, D.Lgs. 81/2008) nell’ambito della valutazione dei rischi, il datore di lavoro valuta e, quando necessario, misura o calcola i livelli dei campi elettromagnetici ai quali sono esposti i lavoratori. In particolare la valutazione, la misurazione e il calcolo devono essere effettuati in conformità alle norme europee standardizzate del Comitato europeo di normalizzazione elettrotecnica (CENELEC). E finché le citate norme non avranno contemplato tutte le pertinenti situazioni per quanto riguarda la valutazione, misurazione e calcolo dell’esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici, il datore di lavoro adotta le specifiche buone prassi individuate od emanate dalla Commissione consultiva permanente per la prevenzione degli infortuni e per l’igiene del lavoro, o, in alternativa, quelle del Comitato Elettrotecnico italiano (CEI), tenendo conto, se necessario, dei livelli di emissione indicati dai fabbricanti delle attrezzature.
Il documento agli atti segnala la norma CENELEC EN EN 50499 "Procedure for the assessment of the exposure of the workers to electromagnetic fields" che:
- “definisce il processo della valutazione;
- contiene un lista di esclusioni in relazione ad apparati o famiglie di apparati che: sono aderenti ai limiti della direttiva; rispettano standard di prodotto ispirati alla direttiva”.
Dopo aver riportato il testo delle parti dell’art. 209 relative all’identificazione dell’esposizione e valutazione dei rischi, l’intervento indica le fasi della valutazione:
- “identificazione delle sorgenti di pericolo;
- identificazione dei lavoratori (o terzi) esposti al rischio;
- individuazione dei rischi da esposizione;
- stima dei rischi di esposizione;
- studio della possibilità di eliminare o ridurre il rischio;
- Informazione/Formazione;
- Programmazione Sanitaria”.
In particolare l’identificazione delle sorgenti di pericolo comprende la:
- “descrizione dell'attività lavorativa (ciclo lavorativo; singole fasi lavorative; fonti di emissione utilizzate)”;
- “analisi delle fasi operative (per rilevamento del livello di rischio nelle diverse fasi)”.
Senza dimenticare altre attività:
- “analisi documentazione tecnica delle macchine e degli impianti;
- controllo schede di sicurezza delle macchine erogatrici;
- sopralluogo negli ambienti di lavoro;
- informazioni da interviste ai lavoratori;
- analisi di informazioni relative a ispezioni interne e di organi di vigilanza;
- misurazione delle emissioni per il rispetto dei valori limite di esposizione (nazionali, comunitari);
- analisi dati di sorveglianza sanitaria”.
Si ricorda che in funzione del livello di emissione di radiazioni (valori riportati in appendice B della UNI EN 12198:2009) “la norma richiede che il fabbricante assegni alla macchina una categoria di emissione di radiazioni. Sono considerate tre categorie di emissione, per le quali sono previste diverse misure di protezione, informazione, addestramento”.
Rimandandovi alla lettura dell’intervento in relazione alle misure di prevenzione e protezione elencate nell’art. 210 del D.Lgs. 81/2008, concludiamo riportando gli elementi di complessità dell’attività di stima dei rischi di esposizione:
- “elevati livelli di esposizione;
- corpo umano a contatto o in stretta prossimità della sorgente;
- esposizioni disomogenee sul corpo del lavoratore;
- necessità di caratterizzare l’andamento spaziale dei campi;
- esposizioni combinate da più sorgenti;
- necessità di caratterizzare più accuratamente la forma d’onda del segnale, rispetto alla sola valutazione RMS;
- maggiore possibilità rispetto alla popolazione di effetti indiretti su dispositivi medici impiantati”.
“ Campi elettromagnetici: dalla legislazione per la popolazione a quella dei lavoratori”, a cura dell’Ing. Silvio Mancini, seminario “Campi Elettromagnetici – Alte frequenze e Sicurezza sul Lavoro” (formato PDF, 1027 kB).
“ Campi elettromagnetici alle alte frequenze. Valutazione del rischio. Effetti Biologici”, a cura dell’Ing. Agostino Proietti, seminario “Campi Elettromagnetici – Alte frequenze e Sicurezza sul Lavoro” (formato PDF, 1.8 MB).
RTM
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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Rispondi Autore: claudio nardini - likes: 0 | 04/04/2013 (07:49:10) |
Anche questa volta i link portano a una pagina che non centra nulla... che sia un esplicito invito ad abbonarsi? |
Rispondi Autore: Ferdinando - likes: 0 | 04/04/2013 (10:04:25) |
Non riesco a scaricare i doc .pdf in calce all'articolo. |
Rispondi Autore: redazione - likes: 0 | 04/04/2013 (11:03:12) |
A seguito di un problema tecnico i link non erano funzionanti, ora abbiamo risolto. Ci scusiamo per io disguido e vi invitiamo a riprovare. cordialmente La Redazione |