Come migliorare la prevenzione nella raccolta rifiuti porta a porta?
Bologna, 16 Set – La “comunicazione tra saperi diversi e la partecipazione” rappresentano “potenti strumenti di cambiamento e potenti strumenti di prevenzione”. E infatti “la governance partecipativa per la salute e il benessere è uno degli obiettivi strategici del Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2019”.
A ricordarlo e a presentare riflessioni e analisi sulla comunicazione e la partecipazione in un mondo del lavoro che è in rapida trasformazione, è il workshop nazionale “ La prevenzione del futuro tra conoscenza e partecipazione” che si è tenuto a Bologna l’11 e 12 aprile 2019. Un workshop che nella sua seconda sessione – “Paradigmi di partecipazione: la partecipazione necessaria, che c’è, che non c’è, che dovrebbe esserci: per una nozione condivisa di salute. Idee, esperienze, confronto. Verso il nuovo Piano Nazionale della Prevenzione” - ha anche raccolto utili esperienze di partecipazione in materia di salute e sicurezza.
Ci soffermiamo oggi in particolare sull’intervento “RLS e partecipazione: l'esperienza del Laboratorio FP-Cgil di Brescia”, a cura di Roberta Meazzi (Laboratorio FP-CGIL Igiene Ambientale – Brescia), che ha permesso di presentare i risultati di una indagine sugli effetti della nuova modalità di raccolta porta a porta dei rifiuti in termini di salute e sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici, indagine curata dal laboratorio di igiene ambientale.
Questi i punti trattati nell’articolo:
- Il laboratorio e i risultati del questionario
- La scheda di raccolta dati e la lista di controllo
- Le proposte per migliorare la prevenzione
Il laboratorio e i risultati del questionario
L’intervento ricorda che il laboratorio FP-Cgil “rivolge l'attenzione alla nuova modalità di raccolta differenziata porta a porta e ai suoi effetti sulla salute e sicurezza dei lavoratori” che il gruppo di lavoro che si è occupato dell’indagine ha realizzato un questionario per “consultare i lavoratori e le lavoratrici per gruppi omogenei”.
Riguardo ai risultati del questionario, che è presentato nelle slide dell’intervento, si indica che i lavoratori hanno “giudicato il lavoro di raccolta porta a porta molto faticoso, soprattutto nel caso di mono operatore (90% dei casi)”.
È stato sottolineato “un impegno eccessivo degli arti superiori ed inferiori (altissima frequenza del sollevamento dei rifiuti al di sopra della linea delle spalle, >700 per turno)”.
Queste, in particolare, le criticità emerse:
- carichi di lavoro eccessivi e posture incongrue,
- turni di lavoro anche su 6 giorni,
- lavoro in solitario,
- raccolte in orari notturni,
- aggressioni fisiche o verbali,
- rischio biologico sottovalutato,
- automezzi con sponde alte e senza ausili.
Si segnala poi che “al 35% degli addetti è stata diagnosticata una malattia discale della colonna vertebrale”.
Riprendiamo dalle slide un'indicazione sui dolori percepiti dai lavoratori:
E riguardo ai rischi psicosociali correlati al lavoro si indica che “lo svolgimento di una vita di relazione adeguata o di attività fisiche e sociali alla fine del turno lavorativo è pressoché impossibile per il 93% dei lavoratori addetti alla raccolta porta a porta dei rifiuti”.
Nelle slide è mostrata poi la sintesi dei risultati del questionario comunicata ai lavoratori con cartelloni affissi nelle sedi lavorative.
La scheda di raccolta dati e la lista di controllo
Proprio attraverso l'analisi dei risultati del questionario e attraverso il confronto tra gli RLS è emersa la necessità di “elaborare una scheda di raccolta dati integrativa al questionario del gruppo omogeneo, finalizzata a descrivere meglio:
- tipo di materiale raccolto,
- località,
- numero delle prese,
- le condizioni climatiche,
- le ore lavorate,
- il peso totale di quanto movimentato,
- l’altezza di carico,
- il turno lavorativo”.
Una tale scheda consente di:
- “raccogliere l'esperienza del lavoro reale dell'operatore addetto in quanto comprende tutti gli indicatori di rischio di norma valutati separatamente: (MMC) movimentazione manuale dei carichi, microclima e condizioni dell'ambiente, carichi e organizzazione del lavoro, sovraccarico biomeccanico arti superiori ed inferiori, etc...
- conoscere i diversi modi di lavorare delle aziende del settore e le attrezzature in dotazione, per valutare le differenze in termini di carichi di lavoro per gli addetti”.
Sono riportati alcuni esempi dei dati raccolti:
- “Quantità delle movimentazioni x operatore x turno: da 500 a 1.500 (n° prese);
- durata del turno di lavoro: da 5 a 9 ore;
- rifiuti raccolti per operatore: da Kg 700 a Kg 3.000;
- altezza di carico: da 130 a 200 cm;
- variabilità orari di lavoro: dalle 04.00 alle 12.00, dalle 6.00 alle 14.00, dalle 20.00 alle 4.30;
- microclima: da -9° a +8° (gennaio 2017)”.
Nell’intervento è stata poi presentata una lista di controllo (check-list) delle isole ecologiche o Centri di Raccolta Comunali, uno strumento di indagine “per un settore poco conosciuto sotto l’aspetto della tutela della salute e sicurezza dei lavoratori”.
Si indica che dalla raccolta dei dati degli operatori addetti “emerge l'inadeguatezza della valutazione dei rischi per questo tipo di attività:
- Piani di Sorveglianza Sanitaria non adeguati a tipo specifico di attività
- Rischi da Interferenze tra gestori/committenti e con gli utenti/mezzi
- Postazione operatore senza riscaldamento né clima
- Mancata esposizione di regolamento del sito
- I lavoratori delle cooperative in sub appalto sono quelli meno tutelati
- Quasi sempre Unico addetto all’isola
- RSPP e MC che non hanno mai visitato le isole ecologiche
- Formazione specifica non effettuata per tanti operatori
- Isole Ecologiche senza i servizi igienici, senza uno spogliatoio, senza acqua potabile
- Le isole non hanno impianti di videosorveglianza, i lavoratori sono maggiormente esposti al rischio di aggressioni”.
Le proposte per migliorare la prevenzione
È necessario dunque “proporre a committenti ed aziende del settore soluzioni per ridurre i rischi:
- raccolte porta a porta in orari esclusivamente diurni
- ridurre il volume dei contenitori a un massimo di 20 litri di capienza
- abbassare l'altezza di carico delle attrezzature a 125 cm
- rapporto sostenibile tra il numero degli addetti alla raccolta e il numero delle utenze in tutti i comuni
- investire nella ricerca e produzione di ausili, nella formazione e addestramento degli addetti e nell'ergonomia dei dispositivi di protezione”.
Ed è possibile, infine, coinvolgendo i committenti dei servizi, raggiungere vari obiettivi:
- migliorare le condizioni di lavoro per meglio tutelare la salute e la sicurezza degli operatori addetti alla raccolta porta a porta dei rifiuti;
- individuare quale può essere, salvaguardando la salute, il rapporto migliore tra il numero degli addetti, la quantità dei materiali raccolti e il numero di utenze servite per operatore;
- ottenere migliorie e omogeneità organizzative e strumentali (attrezzature più ergonomiche, rotazione nei turni lavorativi, orari esclusivamente diurni di raccolta, pause adeguate, etc.) per risolvere gli aspetti critici evidenziati dall'indagine;
- tracciare linee guida da osservare nelle gare d'appalto o negli affidamenti dei servizi di committenti pubblici e privati, rispettose della salute degli addetti e nell'interesse dei cittadini.
Tiziano Menduto
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
“ RLS e partecipazione: l'esperienza del Laboratorio FP-Cgil di Brescia”, a cura di Roberta Meazzi (Laboratorio FP-CGIL Igiene Ambientale – Brescia), intervento al workshop nazionale “La prevenzione del futuro tra conoscenza e partecipazione” (formato PDF, 904 kB).
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