Videosorveglianza: il confine tra la sicurezza e la sorveglianza di massa
I dati personali, sensibili, geneticici e il riconoscimento facciale sono una materia delicata che prevede il bilanciamento di due diritti. Quello alla riservatezza: nel rispetto della legge, si può fare queiìo che si vuole della propria libertà. Il secondo è il diritto alla sicurezza. A maggior ragione se parliamo di una grande città con i problemi di degrado. Questo bilanciamento deve essere trovato dalla legge. E non con un'ordinanza sindacale o un atto del Comune". Nella sua carriera politica nel centrodestra, l'imprenditore Agostino Chiglia è stato consigliere in Sala Rossa, assessore regionale e parlamentare. Da un anno siede nei collegio del Garante della Privacy.
I nuovi sistemi di videosorveglianza mettono in discussione questo bilanciamento?
"Certo. Per esempio, il 16 aprile il Garante ha espresso un parere negativo sull'utilizzo del sistema Sari Real Time da parte del Ministero deil'Intemo".
Perche il Garante ha bocciato il sistema di riconoscimento facciale del Viminale?
"Il regolamento non vieta la raccolta dei dati sensibili per motivi di sicurezza, ma bisogna evitare un sistema di sorveglianza di massa".
Si temeva questo?
"E' sottile il limite tra la sorveglianza per la sicurezza e la possibiiità concreta che, applicando il riconoscimento facciale tramite l'Intelligenza Artificiale, si possa accedere ad aìtre informazioni".
Per esempio?
"Se una persona è ripresa mentre si reca a messa, si può presumibilmente affermare che è cattolica. Se partecipa a un comizio politico o a una manifestazione Lgbt, si può risalire al suo partito o all'orientamento sessuale".
Informazioni da tutelare come si legge nel regolamento del Gdpr...
"Alla fine del parere, abbiamo scritto: non troviamo una giustificata base normativa per utilizzare Sari Real Time".
Un Comune può avvalersi di una "giustificata base normativa"?
"Oggi le telecamere e gli algoritmi permettono di riconoscere chi indossa una giacca marrone o gli occhiali. Prima di utilizzarle, dobbiamo chiarire un punto".
Quale?
"Deve esserci un interesse proporzionato per permettere una ricerca di questo tipo".
Per esempio? "
Devo identificare gli autori della sommossa di via Roma o identificare un killer che si aggira in un quartiere? In questi casi si può intravedere un interesse, ma bisogna sempre prevedere una minimizzazione del dato".
In altre città si sta discutendo sull'uso delle telecamere intelligenti. Non solo a Torino. "
È stato bloccato il sistema di riconoscimento facciale a Como. Le pubbliche amministrazioni possono interloquire col Garante. E sono obbligate a fornire la Dpia, una valutazione d'impatto sui dati".
Le amministrazioni sottovalutano la privacy?
"È obbligatorio nominare il Responsabile della Protezione dei Dati. Non tute lo hanno. Io, se fossi un sindaco, ne arruolerei più di uno".
Le informazioni raccolte con le telecamere sono condivisibili con altri enti?
"In base alle norme, deve avvenire per un motivo proporzionato. Il Comune, per esempio, non ha compiti di ordine pubblico. Poi, perche al Ministero dell'Interno dovrebbero interessare le targhe delle auto nella Ztl?".
Il Comune ha anche pensato a un sistema per raccogliere i video dei cittadini. Come giudica questa scelta?
"Sono contrario. Lei può riprendermi per tutelarsi in caso di attacco o di violenza, anche a mia insaputa. Per tutto il resto, ci sono le forze di polizia. Non oso immaginare le degenerazioni. Ci hanno criticato quando, anche col mio partito, organizzavamo le ronde dei residenti. E adesso si spinge per la sorveglianza di massa e il cittadino spione?".
E se fosse il modo per cancellare lo spaccio in Barriera?
"Io sono nato nel quartiere. E dico che non spetta al Comune intervenire. Le forze dell'ordine hanno tutti gli strumenti. Possono andare da un giudice e chiedere l'autorizzazione per installare anche mille telecamere. Ma con tempi, modalità e finalità precise".
Fonte: Garante Privacy
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