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Tecnologie biometriche: usare con cautela
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Un uso indiscriminato e distorto dei dati biometrici può non solo limitare le libertà dei cittadini, ma anche rendere inutile l’utilizzo di questo tipo di tecnologie.
A richiamare l’attenzione sulla tutela delle informazioni biometriche è il Garante della privacy che, intervenuto al convegno sul tema “La biometria entra nell’e-government”, ha messo in luce utilità e pericoli dell’impiego dei dati biometrici, quali impronte digitali, iride, riconoscimento facciale.
“Per i loro stessi caratteri di universalità, permanenza e unicità, possono rivelarsi utili soprattutto a fini investigativi e di identificazione. – sottolinea il Garante - Tuttavia le legittime finalità per le quali vengono utilizzate le tecniche biometriche, devono essere bilanciate da adeguate garanzie per i diritti e le libertà delle persone.” A tal proposito il Garante ha ricordato che è stata accertata l’esistenza di falsi positivi (casi in cui viene riconosciuto valido un dato che in realtà non lo è ) e la possibilità che siano compiuti errori o “furti di identità”.
Il Codice in materia di dati personali prevede che il trattamento dei dati biometrici venga comunicato al Garante, al quale è affidato anche il compito di una verifica preliminare per valutare la loro reale necessità rispetto agli scopi che si intendono perseguire. L’Autorità verifica inoltre le modalità di rilevazione e registrazione dei dati, i tempi di conservazione, le misure di sicurezza adottate e le modalità di consultazione delle informazioni da parte dei soggetti autorizzati.
Il rispetto dei principi sanciti dal Codice della privacy non solo garantisce che la raccolta di dati biometrici sia effettuata in modo lecito, ma rappresenta uno degli elementi che ne garantiscono l’affidabilità: “ solo il rispetto di queste norme - precisa il Garante - può garantire l’efficienza degli stessi sistemi di raccolta di informazioni ed evitare che esse si disperdano in disordinati, quanto inutili, database”.
Un uso indiscriminato e distorto dei dati biometrici può non solo limitare le libertà dei cittadini, ma anche rendere inutile l’utilizzo di questo tipo di tecnologie.
A richiamare l’attenzione sulla tutela delle informazioni biometriche è il Garante della privacy che, intervenuto al convegno sul tema “La biometria entra nell’e-government”, ha messo in luce utilità e pericoli dell’impiego dei dati biometrici, quali impronte digitali, iride, riconoscimento facciale.
“Per i loro stessi caratteri di universalità, permanenza e unicità, possono rivelarsi utili soprattutto a fini investigativi e di identificazione. – sottolinea il Garante - Tuttavia le legittime finalità per le quali vengono utilizzate le tecniche biometriche, devono essere bilanciate da adeguate garanzie per i diritti e le libertà delle persone.” A tal proposito il Garante ha ricordato che è stata accertata l’esistenza di falsi positivi (casi in cui viene riconosciuto valido un dato che in realtà non lo è ) e la possibilità che siano compiuti errori o “furti di identità”.
Il Codice in materia di dati personali prevede che il trattamento dei dati biometrici venga comunicato al Garante, al quale è affidato anche il compito di una verifica preliminare per valutare la loro reale necessità rispetto agli scopi che si intendono perseguire. L’Autorità verifica inoltre le modalità di rilevazione e registrazione dei dati, i tempi di conservazione, le misure di sicurezza adottate e le modalità di consultazione delle informazioni da parte dei soggetti autorizzati.
Il rispetto dei principi sanciti dal Codice della privacy non solo garantisce che la raccolta di dati biometrici sia effettuata in modo lecito, ma rappresenta uno degli elementi che ne garantiscono l’affidabilità: “ solo il rispetto di queste norme - precisa il Garante - può garantire l’efficienza degli stessi sistemi di raccolta di informazioni ed evitare che esse si disperdano in disordinati, quanto inutili, database”.
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