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Se lo "spamming" arriva via posta ordinaria
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Ogni possessore di una casella di posta elettronica, chi più chi meno, fa i conti ogni giorno con lo spamming, con decine di e-mail spazzatura. L'argomento è, quindi, motivo di discussione sia sul web che sulla carta stampata. Ora, sulle pagine dei giornali, poco si sente parlare invece di una prima forma di “spamming”, quella tramite posta ordinaria, quella che intasa la cassetta delle lettere.
Per non dimenticare anche questo fenomeno, pur sempre attuale, e per ricordare ai cittadini i propri diritti, il Garante della privacy, dalle pagine della sua newsletter ha presentato un caso recentemente affrontato che ha avuto come protagonista una casa editrice.
Un cittadino italiano si era visto recapitare un invito, spedito da una casa editrice, ad abbonarsi ad una delle riviste pubblicata in collaborazione con un editorie straniero.
L’interessato, infastidito dalla lettera, aveva chiesto alla casa editrice di sapere, in particolare, dove fossero stati reperiti i suoi dati personali, con quali modalità essi venivano utilizzati e per quali scopi.
Non avendo avuto risposta alla sua richiesta, l’interessato si è rivolto al Garante, il quale, preso atto del comportamento della casa editrice, le ha ordinato di dare completo riscontro alle richieste del ricorrente addebitandole, inoltre, le spese sopportate dall’interessato per ricorrere, determinate forfetariamente in 250 euro.
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Ogni possessore di una casella di posta elettronica, chi più chi meno, fa i conti ogni giorno con lo spamming, con decine di e-mail spazzatura. L'argomento è, quindi, motivo di discussione sia sul web che sulla carta stampata. Ora, sulle pagine dei giornali, poco si sente parlare invece di una prima forma di “spamming”, quella tramite posta ordinaria, quella che intasa la cassetta delle lettere.
Per non dimenticare anche questo fenomeno, pur sempre attuale, e per ricordare ai cittadini i propri diritti, il Garante della privacy, dalle pagine della sua newsletter ha presentato un caso recentemente affrontato che ha avuto come protagonista una casa editrice.
Un cittadino italiano si era visto recapitare un invito, spedito da una casa editrice, ad abbonarsi ad una delle riviste pubblicata in collaborazione con un editorie straniero.
L’interessato, infastidito dalla lettera, aveva chiesto alla casa editrice di sapere, in particolare, dove fossero stati reperiti i suoi dati personali, con quali modalità essi venivano utilizzati e per quali scopi.
Non avendo avuto risposta alla sua richiesta, l’interessato si è rivolto al Garante, il quale, preso atto del comportamento della casa editrice, le ha ordinato di dare completo riscontro alle richieste del ricorrente addebitandole, inoltre, le spese sopportate dall’interessato per ricorrere, determinate forfetariamente in 250 euro.
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