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Privacy carente nelle centrali rischi: troppi ritardi

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Privacy

30/03/2004

Gravi i ritardi nell’applicazione della normativa. I consumatori si rivolgono sempre più spesso al Garante per vedere tutelati i loro diritti.

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I ritardi delle “centrali rischi” private nell’applicazione della normativa sulla privacy costringono ancora numerosi cittadini a chiedere l’intervento del Garante della privacy per vedere soddisfatte le loro legittime richieste.
Nei ricorsi giunti all’Autorità i cittadini lamentano, in particolare, il mancato aggiornamento dei data base che conservano informazioni sull’andamento e la restituzione dei finanziamenti e che vengono consultati da banche e finanziarie prima della erogazione di piccoli prestiti al consumo per conoscere il grado di “affidabilità” della clientela. Vecchie annotazioni relative a lievi morosità successivamente sanate, brevi ritardi nei pagamenti poi regolarmente effettuati, dati non aggiornati o ancora visibili anche in caso di richieste non accolte provocano lentezze e rifiuti nella concessione del finanziamento.
Molti ricorsi al Garante potrebbero essere evitati se le centrali rischi aggiornassero i loro archivi, secondo quanto disposto nel 2002 nel provvedimento generale dell’Autorità. Inerzia che costa disagi ai cittadini e congestiona l’attività del Garante.
Lo ha reso noto il Garante stesso, attraverso al sua newsletter settimanale, illustrando l’attuale situazione. E’ infatti attesa a breve la conclusione i lavori del "Codice Deontologico" che che individuerà regole specifiche e nuove garanzie specie sui tempi di conservazione, per distinguere gravi inadempimenti e fenomeni di “credit shopping” (frazionamento del credito presso diverse finanziarie) da un lato e, dall’altro, eventi lievi e fisiologici in un rapporto di finanziamento di lunga durata.

Nella situazione attuale “per togliersi di dosso il sostanziale marchio di “cattivo pagatore” la trafila può essere anche lunga. – racconta il garante - Il consumatore si accorge di essere “moroso” quando la banca gli rifiuta un prestito o non gli concede una carta di credito perché dalla consultazione della centrale rischi privata risultano annotazioni negative sul suo conto. Spesso si tratta di vecchi dati relativi a morosità sanate per le quali il Garante ha disposto, in via generale fin dal 2002, la cancellazione entro un anno dalla data della loro regolarizzazione. E’ stata infatti ritenuta sproporzionata la prassi di conservare tutti i dati, spesso anche quelli relativi a richieste di finanziamento non accolte o ritirate, per cinque anni, nonostante il consenso. Prassi in contrasto anche con il cosiddetto “diritto all’oblio” garantito agli interessati e richiamato da recenti norme italiane in materia di correttezza di diversi mezzi di pagamento.”

Per i consumatori che abbiano si trovano in tali situazioni il Garante ha spiegato poi come procedere: “al momento il primo passo da fare è quello di chiedere alla centrale rischi, come previsto dal Codice della privacy, l’aggiornamento o la cancellazione dei dati inesatti. Se non si riceve risposta o non la si ritiene soddisfacente ci si può rivolgere, con ricorso, all’Autorità. Spesso è sufficiente il solo invito del Garante alla centrale rischi, affinché adempia alle richieste del consumatore, per ottenere la cancellazione dei dati e definire il procedimento. Il ritardo nell’adempimento comporta, comunque, l’attribuzione delle spese sostenute per il procedimento alla centrali rischi.”
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