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L’intelligenza artificiale può aiutare nella cura dei pazienti?

L’intelligenza artificiale può aiutare nella cura dei pazienti?
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Privacy

05/02/2025

Negli ultimi tempi è cresciuta l’attenzione da parte del mondo della sanità all’utilizzo di applicativi di intelligenza artificiale, per rendere più efficiente la cura dei pazienti, senza accrescere il rischio legato all’utilizzo di dati non appropriati.

 

Il miglioramento delle prestazioni sanitarie risulta, ovviamente, un obiettivo primario di tutte le strutture sanitarie del mondo.

 

In questo contesto gli ultimi tempi è stata prestata grande attenzione alla possibilità di utilizzare applicativi di intelligenza artificiale, per migliorare le modalità di cura dei pazienti. Alcuni esperimenti erano già stati fatti in passato, durante l’epidemia della COVID, quando era necessario effettuare cure a domicilio, per le difficoltà connesse alla movimentazione dei pazienti.

 

Innanzitutto occorre far presente che il mondo della sanità si sta digitalizzato ad un ritmo sempre più elevato ed occorre pertanto inquadrare l’utilizzo di questi applicativi in un mondo digitale, in continua evoluzione.


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Inoltre, occorre tener presente il fatto che la cura dei pazienti si articola in aspetti medici, veri e propri, ed in aspetti logistici ed organizzativi, che spesso hanno un peso non trascurabile nel contesto dell’assistenza offerta al paziente. Ad esempio, non basta stabilire quale sia il presidio sanitario da somministrare al paziente, ma occorre anche attivarsi per procurare il presidio, metterlo a disposizione del personale sanitario ed infine somministrarlo paziente.

 

Un altro obiettivo, legato agli applicativi di intelligenza artificiale, è legato al raggiungimento di una riduzione dei costi complessivi della sanità, portando quindi a benefici non solo sanitari ma anche economici per l’intera comunità.

 

Occorre inoltre tener presente che questi applicativi hanno un costo significativo, almeno nelle fasi iniziali, e quindi occorre impostare un piano economico di lungo respiro, per evitare che costi eccessivi iniziali possano impedire l’adozione di soluzioni, che nel lungo termine potrebbero dare risultati oltremodo positivi.

 

Un altro aspetto che gli esperti hanno messo in evidenza, sempre in riferimento all’utilizzo di applicativi artificiali in un contesto di assistenza medica, riguarda il fenomeno, che con un acronimo anglosassone viene chiamato GIGO- garbage in, garbage out. Ciò significa che corre prestare massima attenzione ai dati, che vengono prelevati dagli applicativi di intelligenza artificiale, per evitare che una alterazione o corruzione dei dati di ingresso possa portare a dati in uscita non soddisfacenti, o addirittura pericolosi.

 

In buona sostanza, gli esperti condividono il fatto che ci troviamo davanti a una situazione in continua evoluzione, che deve essere tenuta sotto stretto controllo e che potrebbe certamente dare eccellenti risultati, nel medio del lungo periodo.

 

Infine, occorre affrontare e risolvere il problema delle competenze informatiche specifiche, che spesso non sono presenti nel mondo sanitario e che richiedono quindi la contrattualizzazione di soggetti specializzati, sia come persone fisiche, sia come aziende in grado di dare supporto, che il personale medico certamente non può dare.

 

La misura del successo di questi applicativi è legata ad un parametro di valutazione, che nessuno può negare: la soddisfazione del paziente. La soddisfazione paziente va misurata sia in termini di soddisfazione di tipo contestuale, sia in termini di miglioramento della sua salute. Analizzando questi due parametri e tenendoli sotto controllo, nel corso del tempo, è possibile avere a disposizione dati oggettivi, che possono convalidare l’efficienza ed efficacia di questi applicativi, in un contesto sanitario.

 

Adalberto Biasiotti





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