Per utilizzare questa funzionalità di condivisione sui social network è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'
Per visualizzare questo banner informativo è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'
In aumento le richieste di intercettazioni telefoniche
Nella mattinata di venerdì è stato presentato dall'Eurispes a Roma il “Rapporto Italia 2003”, che si propone di interpretare l’evoluzione e i cambiamenti della società italiana.
Il rapporto è strutturato su sei capitoli di approfondimento dedicati alle dicotomie: Povertà/Ricchezza, Legalità/Illegalità, Anima/Corpo, Cittadinanza/Sudditanza, Improvvisazione/Preparazione, Identità/Differenze. Ogni capitolo contiene dieci schede dedicate a specifici argomenti.
Inoltre, rispetto alle edizioni degli anni precedenti, il Rapporto Italia 2003 alla fine di ogni capitolo presenta un sondaggio relativo al tema trattato.
Nel capitolo 4 (Cittadinanza/Sudditanza) sono contenute due schede di interesse per le tematiche affrontate quotidianamente nel nostro quotidiano: ‘’Privacy e sicurezza: la questione delle intercettazioni telefoniche” e “Il mobbing fa male”; i risultati di quest’ultima scheda sono stati presentati in anteprima nel n. 701.
Per quanto concerne le intercettazioni telefoniche in Italia, le rilevazioni sono relative agli anni 2000, 2001 e al primo semestre del 2002.
Le intercettazioni, siano esse un mezzo speciale d’indagine siano esse preventive, sono regolamentate da una procedura ben precisa.
Valutando il dato nazionale rispetto alle richieste e al numero di autorizzazioni concesse, è stato rilevato che negli anni 2000-2001 le richieste di intercettazione accolte dai giudici sono state intorno alle 25.000 (23.536 nel 2000, 27.376 nel 2001) a fronte di un numero di richieste di intercettazioni che si aggira intorno alle 30.000 (28.860 nel 2000, 33.306 nel 2001).
I giudici quindi hanno ritenuto di non dover disporre le intercettazioni per circa il 18% delle richieste
Nel 2002 le richieste di nuove intercettazioni sono molto aumentate in termini assoluti (per il primo semestre 21.858) e, nel contempo, si assiste ad un incremento della percentuale di richieste non accolte (5.228, pari al 23,9%).
Si nota inoltre che nel primo semestre 2002 si nota un incremento del 29,5% delle richieste rispetto al semestre precedente (luglio-dicembre 2001) nel quale sono state 16.867 di cui 4.996 quelle respinte.
La scheda Eurispes ha preso poi in esame i dati relativi ai singoli distretti giudiziari. Per alcuni di essi si nota che il numero delle richieste è regolarmente inferiore al numero di intercettazioni autorizzate dal giudice: succede ad Ancona, Palermo, Reggio Calabria, e talvolta anche a Roma e Bologna.
Questo si spiega col fatto che nella raccolta del dato statistico le richieste urgenti (quelle convalidate dal giudice nelle 48 ore successive) e quelle provenienti da fonti diverse rispetto alla Procura della Repubblica (come previsto dalla legislazione sulle intercettazioni preventive) non vengono conteggiate. In questo modo ci ritroviamo dei numeri abbastanza eclatanti. Per esempio: a Palermo, tra il secondo semestre del 2000 ed il primo del 2001, su 811 e 1.106 autorizzazioni concesse dal giudice il numero delle richieste è stato rispettivamente di 168 e 384.
Anche a Reggio Calabria, dove in tutti i semestri presi in esame il numero delle autorizzazioni supera nettamente quello delle richieste.
Secondo l’Eurispes “questo non significa che i giudici abbiano rinunciato al loro ruolo di filtro. Di norma il numero delle autorizzazioni è inferiore al numero delle richieste: se pensiamo che nel numero delle autorizzazioni sono comprese anche le intercettazioni preventive e quelle convalidate con procedura d’urgenza, appare chiaro che la magistratura prenda molto sul serio la sua funzione di controllo. Emblematici sono i casi di Brescia, Catania e Lecce, dove molto spesso le intercettazioni autorizzate rimangono abbondantemente sotto la metà delle richieste (come a Lecce) o vi si avvicinano solamente (come a Brescia e Catania).”
La scheda Eurospes ha preso inoltre in esame i dati relativi alle proroghe all’autorizzazione delle intercettazioni.
A giudicare dal dato nazionale, se un’intercettazione è già stata disposta, il giudice tende a concedere una proroga. Nel 2000, infatti, su 35.657 richieste di proroga, ne sono state rifiutate 1.664 (il 4,6%); nel 2001 su 49.831 richieste, quelle non concesse sono state 2.223 (il 4,4%).
Le intercettazioni telefoniche comportano il trattamento e la conservazione di dati: l’Eurispesl stima che “i gestori della telefonia sono obbligati per legge a tenere la registrazione dei dati per ben cinque anni, e, calcolando che solo nel 2001 – tra traffico “vocale” in uscita, fisso e mobile e gli Sms – ci si attesta sopra ai 70 miliardi di dati, vuol dire che sono conservati almeno 350 miliardi di dati telefonici.”
Il rapporto è strutturato su sei capitoli di approfondimento dedicati alle dicotomie: Povertà/Ricchezza, Legalità/Illegalità, Anima/Corpo, Cittadinanza/Sudditanza, Improvvisazione/Preparazione, Identità/Differenze. Ogni capitolo contiene dieci schede dedicate a specifici argomenti.
Inoltre, rispetto alle edizioni degli anni precedenti, il Rapporto Italia 2003 alla fine di ogni capitolo presenta un sondaggio relativo al tema trattato.
Nel capitolo 4 (Cittadinanza/Sudditanza) sono contenute due schede di interesse per le tematiche affrontate quotidianamente nel nostro quotidiano: ‘’Privacy e sicurezza: la questione delle intercettazioni telefoniche” e “Il mobbing fa male”; i risultati di quest’ultima scheda sono stati presentati in anteprima nel n. 701.
Per quanto concerne le intercettazioni telefoniche in Italia, le rilevazioni sono relative agli anni 2000, 2001 e al primo semestre del 2002.
Le intercettazioni, siano esse un mezzo speciale d’indagine siano esse preventive, sono regolamentate da una procedura ben precisa.
Valutando il dato nazionale rispetto alle richieste e al numero di autorizzazioni concesse, è stato rilevato che negli anni 2000-2001 le richieste di intercettazione accolte dai giudici sono state intorno alle 25.000 (23.536 nel 2000, 27.376 nel 2001) a fronte di un numero di richieste di intercettazioni che si aggira intorno alle 30.000 (28.860 nel 2000, 33.306 nel 2001).
I giudici quindi hanno ritenuto di non dover disporre le intercettazioni per circa il 18% delle richieste
Nel 2002 le richieste di nuove intercettazioni sono molto aumentate in termini assoluti (per il primo semestre 21.858) e, nel contempo, si assiste ad un incremento della percentuale di richieste non accolte (5.228, pari al 23,9%).
Si nota inoltre che nel primo semestre 2002 si nota un incremento del 29,5% delle richieste rispetto al semestre precedente (luglio-dicembre 2001) nel quale sono state 16.867 di cui 4.996 quelle respinte.
La scheda Eurispes ha preso poi in esame i dati relativi ai singoli distretti giudiziari. Per alcuni di essi si nota che il numero delle richieste è regolarmente inferiore al numero di intercettazioni autorizzate dal giudice: succede ad Ancona, Palermo, Reggio Calabria, e talvolta anche a Roma e Bologna.
Questo si spiega col fatto che nella raccolta del dato statistico le richieste urgenti (quelle convalidate dal giudice nelle 48 ore successive) e quelle provenienti da fonti diverse rispetto alla Procura della Repubblica (come previsto dalla legislazione sulle intercettazioni preventive) non vengono conteggiate. In questo modo ci ritroviamo dei numeri abbastanza eclatanti. Per esempio: a Palermo, tra il secondo semestre del 2000 ed il primo del 2001, su 811 e 1.106 autorizzazioni concesse dal giudice il numero delle richieste è stato rispettivamente di 168 e 384.
Anche a Reggio Calabria, dove in tutti i semestri presi in esame il numero delle autorizzazioni supera nettamente quello delle richieste.
Secondo l’Eurispes “questo non significa che i giudici abbiano rinunciato al loro ruolo di filtro. Di norma il numero delle autorizzazioni è inferiore al numero delle richieste: se pensiamo che nel numero delle autorizzazioni sono comprese anche le intercettazioni preventive e quelle convalidate con procedura d’urgenza, appare chiaro che la magistratura prenda molto sul serio la sua funzione di controllo. Emblematici sono i casi di Brescia, Catania e Lecce, dove molto spesso le intercettazioni autorizzate rimangono abbondantemente sotto la metà delle richieste (come a Lecce) o vi si avvicinano solamente (come a Brescia e Catania).”
La scheda Eurospes ha preso inoltre in esame i dati relativi alle proroghe all’autorizzazione delle intercettazioni.
A giudicare dal dato nazionale, se un’intercettazione è già stata disposta, il giudice tende a concedere una proroga. Nel 2000, infatti, su 35.657 richieste di proroga, ne sono state rifiutate 1.664 (il 4,6%); nel 2001 su 49.831 richieste, quelle non concesse sono state 2.223 (il 4,4%).
Le intercettazioni telefoniche comportano il trattamento e la conservazione di dati: l’Eurispesl stima che “i gestori della telefonia sono obbligati per legge a tenere la registrazione dei dati per ben cinque anni, e, calcolando che solo nel 2001 – tra traffico “vocale” in uscita, fisso e mobile e gli Sms – ci si attesta sopra ai 70 miliardi di dati, vuol dire che sono conservati almeno 350 miliardi di dati telefonici.”
I contenuti presenti sul sito PuntoSicuro non possono essere utilizzati al fine di addestrare sistemi di intelligenza artificiale.