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Il parlamento europeo vuole bloccare qualsiasi forma di sorveglianza biometrica

Il parlamento europeo vuole bloccare qualsiasi forma di sorveglianza biometrica
Adalberto Biasiotti

Autore: Adalberto Biasiotti

Categoria: Privacy

15/11/2021

Anche se il processo legislativo è assai complesso, il parlamento europeo ha manifestato con forza il suo obiettivo di bloccare qualunque forma di sorveglianza di massa di tipo biometrico, ad esempio utilizzando il riconoscimento facciale.

I componenti del parlamento europeo hanno avviato un processo legislativo, piuttosto impegnativo, che ha per obiettivo la proibizione dell’utilizzo di qualunque sistema di riconoscimento facciale, ai fini di controllo della popolazione.

 

Al proposito, ricordiamo che negli Stati Uniti la società Clearview ha preparato già un applicativo di intelligenza artificiale per il controllo dell’identità, che è utilizzato da numerose forze di polizia degli Stati Uniti ed anche da alcune forze di polizia europee.

 

Parimenti, il parlamento vuole bloccare qualsiasi sistema, che analizzi il comportamento dei cittadini e attribuisca a tale comportamento un punteggio di affidabilità.


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In aprile, il comitato europeo per la protezione dei dati ed il supervisore europeo per la protezione dei dati hanno fatto presente che la situazione si stava deteriorando ed era necessario effettuare interventi legislativi ben più incisivi, rispetto alle regole attualmente in vigore.

 

Nella votazione svolta all’inizio di ottobre, ben 377 parlamentari, su 248 a sfavore, si sono dichiarati favorevoli all’adozione del parere della commissione LIBE sull’utilizzo di intelligenza artificiale nelle indagini penali.

 

In particolare, il parlamento europeo ha raccomandato alla commissione di introdurre delle regole che proibiscano l’utilizzo di dati biometrici, incluso il riconoscimento facciale, dell’ambito di finalità di sicurezza della popolazione, che comprendono la sorveglianza di massa in spazi pubblici.

 

In particolare, devono essere sempre operatori umani coloro che assumono la decisione finale, anche se tale decisione può essere basata su algoritmi di intelligenza artificiale.

 

L’indicazioni del parlamento europeo nascono anche dal fatto che ormai è comprovata la considerazione che molti applicativi di intelligenza artificiale sono discriminanti nei confronti di particolari gruppi di cittadini come ad esempio gli anziani, le donne ed i neri.

 

Al proposito, vale la pena di ricordare ai lettori la recentissima pubblicazione di un romanzo, in cui un applicativo di intelligenza artificiale acquisisce tutti gli elementi presentati in un processo penale e automaticamente decide la colpevolezza o meno dell’imputato e perfino l’entità della pena!

 

Alla luce di quanto sopra illustrato, sembra che questo romanzo non sia forse troppo immaginario.

 

Adalberto Biasiotti




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