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Giovani generazioni poco attente alla privacy

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Privacy

03/10/2007

Conoscono le tecnologie, ma non sempre sono consapevoli dei rischi e di come sono utilizzati i dati forniti in rete.

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I giovani sanno usare Internet, mostrano interesse per le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, ma non sempre sono consapevoli che fornire dati in rete, o condividere informazioni e immagini può comportare anche dei rischi.
Il tema è stato affrontato dal il Presidente dell’Authority italiana per il trattamento dei dati personali, Francesco Pizzetti, intervenuto a Montreal alla 29ma Conferenza mondiale delle Autorità Garanti per la privacy.
 
"La comunicazione elettronica e le tecnologie dell'informazione  - ha affermato Pizzetti - trasformano ogni relazione tra persona e persona in un flusso di dati. Per questo, proteggere i dati personali su Internet significa innanzitutto proteggere i rapporti tra gli individui, la loro stessa libertà. E questo vale in particolare per le giovani generazioni, più esposte alle minacce e i pericoli della Rete".
 
Il Garante ha ricordato le possibili devastanti conseguenze sui bambini della "disseminazione delle immagini" su Internet: fotografie scattate o video girati per uso personale che finiscono sulla Rete e possono essere usati da chiunque e per qualunque scopo.
Anche i contenuti di chat e lo scambio di e-mail possono esporre i più giovani a situazioni pericolose.

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I giovani dovrebbero essere formati ad un uso sicuro del web e ad una gestione consapevole delle richieste di dati personali.
A tal proposito, Pizzetti ha ricordato come sia andato sempre più aumentando per i minori il rischio di venire "profilati" in base ai loro gusti, abitudini, interessi, preferenze soltanto registrando i cookies dei siti visitati.
 
“Di fronte a questa vera e propria "terra sconosciuta" che è Internet occorre - secondo Pizzetti - sviluppare sempre maggiore consapevolezza nei giovani e mettere in campo anche una nuova capacità di pensare tutele più efficaci. Internet dimostra ogni giorno di più - ha concluso - che le vecchie categorie finora utilizzate per proteggere i dati personali, come l'espressione del consenso al loro uso, non reggono più.”

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