Diritto all’oblio
Era stata testimone in un processo penale 16 anni fa; una vicenda che aveva voluto dimenticare, cambiando contesto sociale. Ha visto invece ritornare il passato, con la ritrasmissione, in un programma Rai, delle immagini del processo, nelle quali veniva ritratta mentre reagiva alla richiesta di condanna nei confronti della persona a cui era allora legata sentimentalmente.
Ritenendo lesa la sua reputazione e dignità, la donna si è rivolta al Garante che ha accolto il suo ricorso.
La vicenda è stata illustrata nella newsletter dell’Autorità che ha stabilito che esiste per l’interessata il diritto di non essere più ricordata pubblicamente, a distanza di molti anni, per quell’episodio della sua vita.
“Giornali e tv – afferma Mauro Paissan, componente del Garante – non hanno il diritto di bloccare l’identità di una persona a episodi di anni e anni fa. Soprattutto, come in questo caso, se si tratta di persone non protagoniste principali dei fatti.”
La riproposizione delle immagini TV ha leso il diritto della donnadi veder rispettata la propria rinnovata dimensione sociale e affettiva.
“E questo - ha spiegato il Garante - anche in relazione al proprio diritto dall’identità personale e al diritto alla protezione dei dati personali. Le immagini che ritraggono la donna e le sue reazioni emotive nel corso del processo, per giunta, contrastano con il principio dell’essenzialità dell’informazione trattandosi di una persona presente tra il pubblico ed estranea al processo.”
Nel suo provvedimento l’Autorità ha richiamato per l’interessata il cosiddetto “diritto all’oblio” e ha osservato che le riprese effettuate, a differenza di quanto sostenuto dalla Rai, consentono per la loro tipologia il riconoscimento della donna.
Oltre alla TV, il Garante ha richiamato l’attenzione al “diritto all’oblio” in Internet. “I motori di ricerca posso riportare a vita notizie che i vecchi giornali avrebbero dopo un po’ di tempo confinato negli archivi polverosi delle società editrici e di qualche biblioteca.”
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