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Per visualizzare questo banner informativo è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'L’Italia che brucia
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Un miglioramento che dipende da diversi fattori tra i quali l’evoluzione del sistema statale per lo spegnimento degli incendi boschivi e le campagne di prevenzione e sensibilizzazione attuate.
“Ci sono segnali importanti sull’efficacia della lotta agli incendi boschivi nel nostro Paese – dichiara Roberto della Seta, presidente di Legambiente – ma i numeri dei roghi mantengono l’Italia sempre in una situazione emergenziale.”
Tra gli elementi critici si segnala il ritardo dei comuni nella realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco, che ha l’obiettivo di fermare a monte la possibilità di speculare sul fuoco.
”Sono ancora pochi però i comuni che sembrano aver capito l’importanza di questa attività, - ha affermato Legambiente - con la conseguenza di un ritardo grave nella realizzazione dello strumento che potrebbe arginare gli incendi dolosi in Italia. Solo in Liguria i comuni che hanno approvato il catasto delle aree percorse dal fuoco superano il 50%, fanalini di coda sono proprio la Calabria e la Sicilia."
Queste due regioni hanno registrato nel 2006 un aumento degli incendi boschivi; con quasi 2.000 roghi divampati queste due regioni hanno visto rispettivamente il 63% e il 50% dei propri comuni interessati dalle fiamme.
Nella top ten delle aree bruciate d’Italia vi sono le province di Reggio Calabria, (4.228 roghi), Palermo (2.342), Crotone (1.156) e Catanzaro (896), provincia nelle quali nell’ultimo quinquennio gli incendi boschivi sono aumentati. Anche province del centro nord, come Imperia, Latina e Genova, rientrano nella top ten, anche se in queste province, anno dopo anno, si notano i risultati costanti della lotta ai roghi.
5.643 incendi boschivi di cui il 60% di origine dolosa, 1.355 comuni colpiti, 40.000 ettari di territorio andati in fumo.
Sono questi alcuni dei dati emersi dal dossier “Incendi e legalità” sugli illeciti incendiari, realizzato da Legambiente e Corpo Forestale dello Stato.
Sono questi alcuni dei dati emersi dal dossier “Incendi e legalità” sugli illeciti incendiari, realizzato da Legambiente e Corpo Forestale dello Stato.
Il dossier evidenzia una diminuzione dei roghi nell’ultimo quinquennio; si è infatti passati dagli oltre 2000 casi del 2003 ai 1552 del 2005, fino ai 1355 del 2006.
Un miglioramento che dipende da diversi fattori tra i quali l’evoluzione del sistema statale per lo spegnimento degli incendi boschivi e le campagne di prevenzione e sensibilizzazione attuate.
“Ci sono segnali importanti sull’efficacia della lotta agli incendi boschivi nel nostro Paese – dichiara Roberto della Seta, presidente di Legambiente – ma i numeri dei roghi mantengono l’Italia sempre in una situazione emergenziale.”
Tra gli elementi critici si segnala il ritardo dei comuni nella realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco, che ha l’obiettivo di fermare a monte la possibilità di speculare sul fuoco.
”Sono ancora pochi però i comuni che sembrano aver capito l’importanza di questa attività, - ha affermato Legambiente - con la conseguenza di un ritardo grave nella realizzazione dello strumento che potrebbe arginare gli incendi dolosi in Italia. Solo in Liguria i comuni che hanno approvato il catasto delle aree percorse dal fuoco superano il 50%, fanalini di coda sono proprio la Calabria e la Sicilia."
Queste due regioni hanno registrato nel 2006 un aumento degli incendi boschivi; con quasi 2.000 roghi divampati queste due regioni hanno visto rispettivamente il 63% e il 50% dei propri comuni interessati dalle fiamme.
Nella top ten delle aree bruciate d’Italia vi sono le province di Reggio Calabria, (4.228 roghi), Palermo (2.342), Crotone (1.156) e Catanzaro (896), provincia nelle quali nell’ultimo quinquennio gli incendi boschivi sono aumentati. Anche province del centro nord, come Imperia, Latina e Genova, rientrano nella top ten, anche se in queste province, anno dopo anno, si notano i risultati costanti della lotta ai roghi.
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