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I problemi aperti nella valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico

I problemi aperti nella valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Movimenti ripetitivi e sovraccarico

13/06/2024

Un eBook sui disturbi muscoloscheletrici si sofferma sulla valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico e riporta indicazioni sui problemi ancora aperti: comunicazione, metodi di valutazione, formazione e organizzazione.

I problemi aperti nella valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico

Un eBook sui disturbi muscoloscheletrici si sofferma sulla valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico e riporta indicazioni sui problemi ancora aperti: comunicazione, metodi di valutazione, formazione e organizzazione.

Milano, 13 Giu – Come ricordato in diversi nostri articoli, l’eBook “ Alleggeriamo il carico!” - prodotto dalla Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione ( CIIP) e curato da  Laura Bodini, Susanna Cantoni, Enrico Cigada ed Enrico Occhipinti – offre innumerevoli spunti e indicazioni per migliorare l’attenzione e l’approccio alla valutazione e prevenzione dei disturbi muscolo-scheletrici (DMS) nel mondo del lavoro.

 

Il documento oltre a fornire specifiche informazioni su vari aspetti (dati, metodi di valutazione, piani di prevenzione, buone prassi, …) affronta anche temi delicati come la qualità della valutazione del rischio, le patologie muscoloscheletriche nel comparto sanitario, le malattie muscolo-scheletriche nelle donne, …

Inoltre presenta e ricorda anche alcuni “problemi aperti” relativi alla valutazione del rischio nel terzo capitolo curato da Enrico Occhipinti (Medico del lavoro, Ergonomo Certificato Europeo, Direttore Scientifico Associazione EPM-IES) e Daniela Colombini (Medico del lavoro, Presidente e Direttore della Associazione EPM-IES).

 

Infatti benché esistano, per la valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico, indicazioni di legge, norme tecniche, atti di indirizzo regionali e dell’Inail, manuali e appositi siti sugli strumenti utilizzabili, rimane l’impressione, “corroborata da molte esperienze pratiche”, che “in molteplici contesti tale valutazione sia ancora largamente carente anche considerando un rischio che, nelle sue diverse varianti ( movimentazione manuale, lavoro ripetitivo, posture incongrue) interessa alcuni milioni di lavoratori ed è connesso a decine di migliaia di casi di malattia professionale denunciati e riconosciuti ogni anno”.

 

In relazione a questi “problemi aperti”, nell’articolo ci soffermiamo sui seguenti argomenti:

  • La valutazione del rischio e i problemi aperti: informazione e comunicazione
  • La valutazione del rischio e i problemi aperti: metodi e adeguatezza
  • La valutazione del rischio e i problemi aperti: formazione e organizzazione


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La valutazione del rischio e i problemi aperti: informazione e comunicazione

I motivi delle carenze indicate riguardo alle valutazioni sono moltissimi, “a volte giustificabili, spesso complessi” e non riassumibili in modo esaustivo nell’eBook.

Tuttavia gli autori pongono l’attenzione su alcuni problemi di merito.

 

Si indica che un primo aspetto riguarda “la informazione e comunicazione presso tutti i soggetti interessati”.

 

Infatti “se è vero che molti conoscono le norme di legge è anche vero che l’accesso agli standard, che a volte sono solo in lingua inglese (ad esempio i TR), non è del tutto facilitato dal fatto che gli stessi sono resi disponibili solo ‘a pagamento’ (anche piuttosto oneroso data la dimensione degli stessi)”.

Inoltre se gli standard “sono anche ‘riassunti ed esemplificati’ nei documenti di Linee Guida e di Indirizzo” citati nel capitolo, il vero paradosso è che “mentre alcuni documenti regionali sono reperibili sui siti web delle rispettive Regioni, i documenti di Indirizzo nazionali siano praticamente irreperibili in siti web istituzionali e pertanto sconosciuti per grande parte dei soggetti interessati, anche se attenti alla materia”. E, in questo senso, la pubblicazione CIIP vuole offrire un piccolo contributo informativo che tuttavia “non colma il problema della comunicazione da parte pubblica dell’esistenza di tali documenti”.

 

La valutazione del rischio e i problemi aperti: metodi e adeguatezza

Un altro aspetto – continuano gli autori - è quello di una “relativa confusione circa la scelta dei metodi di valutazione e, in seconda battuta, dei livelli di approfondimento della valutazione nei diversi contesti applicativi”.

E il percorso delineato nell’eBook - dalla legge, alle norme tecniche ed ai metodi dalle stesse indicate, alle Linee di Indirizzo applicative – “appare il più conforme a coniugare ‘formalità’ e ‘sostanzialità’ al processo di valutazione orientato alla gestione preventiva del rischio”.

 

Un’altra fonte di confusione è legata al “ricorrere a strumenti, magari raccomandati, ma inadeguati all’analisi di uno specifico contesto lavorativo”.

Si ribadisce, in realtà, che “in molti contesti (si pensi ad artigianato, PMI o all’agricoltura) è preferibile operare una semplice ma ‘sostanziale’ valutazione veloce orientata alla soluzione dei problemi rispetto ad una valutazione con metodi complessi (ad es. Indice OCRA o Indice di sollevamento sequenziale) magari formalmente ‘ineccepibile’ ma sicuramente ridondante, costosa (per il committente) quando non addirittura inconcludente sotto il versante delle conseguenze preventive”.

E dunque, “se ben orientata, attivata nei contesti appropriati e fatti salvi gli approfondimenti necessari, la semplificazione delle valutazioni è un valore da incentivare in tutto il sistema della prevenzione e da comunicare adeguatamente in particolare agli attori maggiormente coinvolti dalla stessa (ad esempio datori di lavoro di PMI e RLS)”.

 

La valutazione del rischio e i problemi aperti: formazione e organizzazione

Si segnala poi che un grande capitolo problematico relativo alla valutazione è quello della formazione tanto dei soggetti aziendali quanto di quelli operanti nei servizi di prevenzione.

 

Si segnala che, se la valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico “è, per le sue caratteristiche, in gran parte affidata alle capacità di analisi dell’operatore e fa scarso ricorso a specifiche risorse strumentali”, una adeguata formazione “è pertanto imprescindibile”.

 

Si ricorda il grande sforzo che molte Regioni hanno operato negli ultimi anni “per formare i propri operatori dei Dipartimenti di Prevenzione” su questi temi, ma questo impegno andrà approfondito nell’attuale PNP 2020-2025 “con un particolare accento sulle caratteristiche (più di promozione ed assistenza, che di vigilanza in senso stretto) dei piani mirati di intervento” (a questi piani il documento riserva un intero capitolo), “sull’apprezzamento di interventi aziendali basati, specie nei contesti più problematici, sulla logica del ‘miglioramento continuo’ (e non di quella, inconcludente, del ‘rischio zero’ subito) nonché su una maggiore capacità critica di valutazione delle valutazioni operate in azienda”.

Viene poi ricordato anche l’impegno di molte associazioni scientifiche e professionali, e di alcune associazioni datoriali e sindacali, nella formazione, ma tale impegno “andrà tuttavia rafforzato, eventualmente con un intervento delle Istituzioni, allargandolo a vaste aree e settori rimasti in ombra rispetto alla necessità di un reale intervento sulla materia”.

 

Infine, il capitolo si vuole infine soffermare “sugli aspetti organizzativi tanto delle valutazioni del rischio che delle sue soluzioni”.

Infatti questi aspetti, benché siano di fondamentale importanza, sono spesso trascurati “non solo nelle valutazioni ma anche nelle soluzioni dei problemi”.

D questo punto di vista esistono esperienze di significativa riduzione del rischio “attuando dapprima, e se del caso, importanti interventi di natura strutturale” (se ne parla nel capitolo sulla banca delle soluzioni), ma “accompagnandoli con altrettanto importanti interventi di natura organizzativa (bilanciamento dei tempi e dei carichi di lavoro, migliori sequenze di rotazione tra compiti, adeguata presenza e distribuzione delle pause)”.

E questi interventi organizzativi in molti casi, almeno nell’industria manifatturiera, “hanno non solo ridotto il rischio ma anche migliorato la qualità della produzione e più in generale la ‘produttività’”.

 

È evidente, in conclusione, che una adeguata “conoscenza e competenza di tutti gli attori della prevenzione aziendale (datori di lavoro ed RLS compresi) su questi aspetti”, risulta essere una chiave fondamentale “per il successo di tutti i piani aziendali, locali e nazionali di intervento per la prevenzione del rischio da sovraccarico biomeccanico”.

 

Tiziano Menduto

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

CIIP, “ Alleggeriamo il carico!”, eBook curato da Laura Bodini, Susanna Cantoni, Enrico Cigada, Enrico Occhipinti, 2022 (formato PDF, 3.91 MB). 

 

 


Creative Commons License Licenza Creative Commons


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