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Storie di infortunio: lo raccolsero che ancora respirava
Durante le operazioni di movimentazione di un filtro di depurazione con un carroponte muore l’aiuto carpentiere Giuseppe schiacciato dalla caduta del macchinario.
Chi
Giuseppe era un operaio specializzato italiano, di 56 anni, aveva un contratto a tempo determinato di 40 ore settimanali e svolgeva la mansione di aiuto carpentiere.
Dove e quando
L’infortunio è avvenuto in Piemonte, in provincia di Cuneo nel marzo 2008, presso un’azienda metalmeccanica. Giuseppe era dipendente di una ditta che doveva costruire e installare un impianto di filtrazione delle nebbie oleose prodotte dalle lavorazioni di parti meccaniche con fresatrici e torni. L’infortunio è avvenuto presso l’azienda che ha commissionato l’impianto di filtrazione, durante le fasi di installazione e montaggio.
Come
Giuseppe era dipendente di una ditta che costruisce e installa impianti di depurazione dei fumi. Quel sabato, coadiuvato dal collega Abram, si trovava presso un’officina meccanica per eseguire le ultime operazioni di montaggio di un filtro di aspirazione di nebbie oleose. Il filtro doveva essere installato sopra un soppalco metallico allestito precedentemente.
In tarda mattinata Paolo, coordinatore dei lavori dell’impresa dove lavorava Giuseppe, aveva trasportato il filtro che pesava più di 1.800 kg presso l’officina meccanica. Il personale dell’officina aveva scaricato il filtro dal camion con l'aiuto di un carrello elevatore e lo aveva sistemato in un’area all’interno del capannone industriale. Dopo aver dato istruzioni su come ultimare le fasi di montaggio del filtro prima della collocazione nella posizione definitiva, Paolo era tornato presso la sede dell’azienda per prendere altro materiale per la lavorazione. Nello stesso momento il personale della ditta appaltante che aveva aiutato Paolo nella movimentazione del filtro, si era assentato per la pausa pranzo.
Gli accordi presi tra le due ditte prevedevano che le operazioni di movimentazione del filtro fossero di competenza della ditta appaltante.
Giuseppe e Abram, rimasti soli, hanno finito di assemblare il filtro e hanno deciso di spostarlo. Giuseppe ha trovato delle funi che ha collegato ai golfari del filtro. Dopo aver posizionato le funi ha iniziato a spostare il filtro con l’ausilio di un carroponte. Con una mano utilizzava la pulsantiera del carroponte e con l’altra guidava il cassone che conteneva il filtro per evitare che urtasse contro una scaffalatura che si trovava lì vicino.
All’improvviso le funi che ancoravano il filtro sul lato sinistro hanno ceduto causando uno sbilanciamento del filtro e il successivo strappo delle funi di destra. Nel crollo il filtro ha investito Giuseppe che è rimasto schiacciato.
“Io sono salito sul filtro, ho messo il collettore aiutato da un altro operaio che poi è sceso subito. Io ho continuato a imbullonarlo; è arrivato Giuseppe, ha legato le cinghie, poi ha avvicinato il carroponte con la pulsantiera e mi ha detto di allungargli i ganci per attaccare le cinghie, io l’ho fatto e poi sono sceso, ho spostato la scala lì per terra e mi sono messo dietro al filtro verso il soppalco a circa 4-5 metri di distanza. Giuseppe ha alzato il filtro sino a un’altezza come la mia, mi pare di ricordare (io sono alto circa 1,78 m), mi ricordo però che oscillava nella mia direzione. Non mi ricordo se era inclinato o in piano durante il sollevamento. Quando è caduto non mi ricordo da che parte è caduto per prima”. |
Il collega Abram e alcuni lavoratori della ditta appaltante hanno liberato Giuseppe, che in quel momento “ancora respirava e piangeva” ma, quando è arrivato sul posto il personale del 118, era già deceduto.
“Mentre i miei colleghi hanno posizionato i pezzi di legno per alzare la cappa, io ho afferrato Giuseppe dalle braccia e l’ho liberato dal peso. Ho visto che Giuseppe piangeva e poco dopo è deceduto”. |
Perché
Le funi, ancorate ai golfari con nodi a strozzo, presentavano sfilacciamenti e strappi ed erano collegate a ganci privi di chiusure.
L’infortunio è avvenuto perché le funi erano usurate a tal punto da non poterne riconoscere la portata e il collegamento dei golfari del filtro ai ganci del carroponte è stato realizzato con dei nodi a strozzo che hanno dimezzato la portata della fune.
Cosa si è appreso dall’inchiesta
Le indagini svolte hanno evidenziato che Giuseppe, malgrado le indicazioni ricevute dal suo superiore, aveva deciso di propria iniziativa di spostare il filtro e ha cercato delle funi all’interno dello stabilimento senza chiedere a nessuno l’autorizzazione all’utilizzo.
Le funi impiegate da Giuseppe per ancorare il filtro non erano idonee perché in cattivo stato di manutenzione. Inoltre, il collegamento delle funi tra filtro e carroponte non era stato realizzato in modo corretto.
La ditta appaltante aveva lasciato a disposizione funi per imbracare in cattivo stato di conservazione, prive di manutenzione, di targhette e certificazioni e pertanto non rispondenti alla Norma Tecnica in vigore al momento dell’evento. Gli strumenti di sollevamento utilizzati non tenevano conto del peso dei carichi da movimentare, dei punti di presa, dei dispositivi di aggancio e della configurazione dell’imbragatura.
La ditta appaltatrice ha permesso che le attività svolte dai propri lavoratori avvenissero senza attrezzature per la movimentazione e dispositivi antinfortunistici appropriati. Inoltre, non erano state fornite indicazioni puntuali né tantomeno un’adeguata formazione sulla mansione da svolgere, lasciando che i propri lavoratori agissero di propria iniziativa.
Sia la ditta appaltante sia la ditta appaltatrice non hanno attuato un’attenta vigilanza sulle operazioni svolte.
Indicazioni per la prevenzione
L’importanza delle azioni di coordinamento tra ditta appaltante e ditta appaltatrice emerge chiaramente dall’indagine svolta.
La ditta appaltate nel momento dell’affidamento dei lavori deve fornire tutte le informazioni sui rischi specifici presenti all’interno dell’azienda, sull’uso delle attrezzature disponibili, compresi i rischi d’interferenza. Deve inoltre evitare di lasciare a disposizione dei lavoratori della ditta appaltatrice, materiale non a norma e usurato.
È indispensabile che la ditta appaltatrice fornisca ai lavoratori le attrezzature e i dispositivi antinfortunistici appropriati, nonché le informazioni necessarie per svolgere l’attività in condizioni di sicurezza.
Marisa Saltetti, Anna Ghisa
Servizio Pre.S.A.L. della Asl CN2
Fonte: Dors.
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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Rispondi Autore: Morando - likes: 0 | 30/04/2013 (11:14:51) |
Mi dispiace moltissimo per l'ennesima vittima dell'operaio deceduto sul lavoro in Italia in Provincia di Cuneo..Ma per restare in codesta Provincia mi piacerebbe fare vedere le innumerevoli fotografie in mio e di altri colleghi in possesso ben 200 alle due Dott. menzionate del servizio S.A.L. ASL CN 2 di come in grande ditta multinazionale del Piemonte che costruisce (cranes) gru semoventi e gru a torre codeste cose descritte siano state ampiamente violate come pure l'assumere Lavoratori per una mansione..ma facendone invece fare altre senza fare visite mediche inerenti ad esempio di saldatore ,carrellista,gruista..e senza i relativi corsi sicurezza per le vere qualifiche ordinate svolte..per mesi e mesi da noi tutti !Scoprendo pure sui telai gru saldature mancanti e soffiate (bucate)..saldando senza patentini le gru per anni !E molto altro in sicurezza violata tutto con testimoni e prove con innumerevoli fotografie..ma se si scrivono codeste verità si viene denunciati!E poi accadono infortuni mortali come quelli sopra riportati!E il Tribunale di Mondovì NON ha nemmeno visto le prove in fotografie..ma è stato detto di tenerle a casa ben protette caso mai avvenisse un incidente con le gru o in azienda (...)le prove saranno richieste!!!Questa è la pessima realtà italiana in continua violazione delle leggi CE DL.gs 81/2008 che anche quando ci sono prove evidenti non si è neppure presi in considerazione! E le prove sono sempre a Vostra disposizione! Sono prove che possono evitare incidenti eventuali sia ad i Lavoratori che chi compera ed adopera le gru..Anche la Polizia Postale di Cuneo sa di codeste VERE prove..insomma bisogna però tenere le tante prove fotografiche chiuse in un cassetto segreto e senza divulgare il nome della multinazionale..anche se la divulgazione potrebbe evitare possibili incidenti..e intanto i testimoni si disperdono sono stati messi in disoccupazione e i più fortunati hanno trovato altro impiego..Comunque su richiesta dei Tribunali o delle ASL le fotografie ed i testimoni sono sempre disponibili o bisogna aspettare..l'incidente o gli infortuni..per essere ascoltati ?La prevenzione si fa anche comunicando codeste verità ma che altri ben inteso vogliono invece occultare per i loro ovvi interessi! Vergogna Italia continua! Morando Sergio |