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I rischi sanitari connessi alle trasferte di lavoro all’estero

I rischi sanitari connessi alle trasferte di lavoro all’estero
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Medico competente

13/11/2017

Un intervento si sofferma sull’individuazione dei principali rischi sanitari connessi a trasferte all’estero, con riferimento all’attività del medico competente. Le indicazioni e il protocollo operativo per trasferte in aree endemiche per malaria.

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Formazione e informazione generale dei lavoratori sulla sicurezza e salute sul lavoro

 

Imola, 13 Nov – Una delle tematiche che solleva spesso dubbi tra i lavoratori e gli operatori è relativa alla tutela della salute e sicurezza nei lavoratori inviati all’estero. Quali sono le responsabilità e gli aspetti normativi, medici, operativi per l’individuazione e gestione dei rischi connessi alle attività di lavoro svolte presso committenti in ambito internazionale?

E la tematica è resa ancora più attuale dalla diffusione di veri e propri rischi geopolitici in molte parti del nostro pianeta, come ricordato in un recente articolo di PuntoSicuro dal titolo “ Come migliorare la sicurezza di chi lavora in zone a rischio geopolitico”.

 

Per affrontare questo tema e fornire utili informazioni a datori di lavoro, RSPP, tecnici della prevenzione e responsabili del personale, si è svolto il 23 novembre 2016 a Imola, nell’ambito delle Settimane della Sicurezza 2016 organizzate dall' Associazione Tavolo 81 Imola, il convegno “Gestione dei rischi presso il committente in ambito internazionale”.

 

Tra gli interventi che hanno approfondito gli aspetti medici e relativi al ruolo del medico competente nella gestione delle trasferte lavorative, ci soffermiamo oggi sull’intervento dal titolo “Individuazione dei principali rischi sanitari connessi a trasferte all’estero, collaborazione alla predisposizione delle misure di tutela: il punto di vista del Medico Competente”, a cura di Ivano Fabbri (Medico Competente).

 

L’autore sottolinea, a proposito dei rischi sanitari, che attribuire un “rischio” alla mansione di “trasfertista”, inteso nel senso classico del termine, “per quanto attiene la Medicina Occupazionale, non è così semplice ed immediato”. Si può in ogni caso chiamare “rischio da trasferta” benché il relatore preferisca la dizione di “rischio biologico potenziale da trasferta” (il rischio biologico è “potenziale in quanto non vi è un contatto diretto con il patogeno” ma potenziale.

 

Si indica che “in alcune zone del mondo alcune malattie sono endemiche cioè presenti sempre con un certo numero di casi mentre rare, fortunatamente, sono le forme epidemiche cioè presenti con un altissimo numero e crescenti in forma esponenziale (l'ultimo esempio temporale è l'infezione da virus Ebola)”.

E la realtà da affrontare è quella delle forme endemiche in quanto, secondo il relatore, in periodi epidemici è bene che “le trasferte vengano classificate ad altissimo rischio sanitario” e, quindi, sono “da evitare”.

 

In particolare le “malattie che, attualmente, sono endemiche e che ci devono preoccupare sono:

1. Malaria (Africa, Asia, America del Sud)

2. Tifo addominale (ubiquitaro)

3. Colera (Asia e America Meridionale)

4. Epatiti A e B (ubiquitaria)

5. Virus Zika (Brasile e Sud America)

6. Influenza aviaria e MERS con le sue varianti (Estremo Oriente)

7. Meningite meningococcica (cintura della meningite Africa Orientale e Centrale)

8. Virus Ebola (Africa)”. 

 

E si sottolinea che l'Azienda ha l'obbligo:

- “di informare il personale trasfertista sulla situazione sanitaria del paese di destinazione”;

- “di rendere noto cioè informare il dipendente sulle norme comportamentali da seguire una volta nel Paese di destinazione lavorativa”. 

 

La relazione, che vi invitiamo a leggere integralmente, riporta poi alcuni esempi pratici:

- documento attestante i colloqui ed i provvedimenti (vaccinali e/o profilattici) pre-trasferta in paesi a “rischio sanitario elevato”;

- profilassi comportamentale per punture di zanzare in zone con malaria e virus Zika;

- protocollo operativo.

 

Il documento si sofferma poi sulle trasferte frequenti e di lunga durata in aree endemiche per malaria (Nigeria nel caso specifico affrontato).

In particolare la profilassi antimalarica è un “procedimento medico che si attua con farmaci antimalarici somministrati, appunto, a scopo profilattico e non ha la stessa valenza di un vaccino che protegge per anni o addirittura per tutta la vita, ma protegge solo fino a quando viene assunto”. Il relatore indica i due i farmaci più comunemente usati a questo scopo segnalando che si rischiano, con una profilassi lunga e un carico farmacologico elevato, “effetti secondari, scarsa tollerabilità e tossicità epatica e renale”.

In ogni caso la letteratura “è concorde nel sostenere che effetti secondari sono possibili solamente con assunzioni che si protraggono per almeno 90 giorni continuativi”.

Diverso è, invece, il concetto relativo alla “poca tollerabilità individuale che un soggetto può denunciare per il farmaco tipo malessere generale, nausea, inappetenza etc”.

 

Dopo queste premesse – continua il relatore – “si può, con una certa tranquillità, stilare un protocollo che tiene conto di: durata del soggiorno, frequenza delle trasferte e durata della pausa tra una trasferta e l’altra, disturbi soggettivi provocati dal farmaco, norme comportamentali generali, controlli al rientro in casi particolari”.

 

Ecco un esempio di protocollo operativo relativo al caso specifico affrontato dal relatore:

- “Sono da evitare trasferte con durata superiore ai 90 giorni;

- Ci devono essere almeno tre settimane di tempo tra una trasferta e l’altra per trasferte che superano le quattro settimane” (il relatore ritiene ciò “consono all’equilibrio psicosomatico del lavoratore, onde evitare il più possibile fonti di stress da trasferta e sindromi cosiddette ‘da corridoio’”);

- Il dipendente “avrà a disposizione entrambi i farmaci antimalarici e li modulerà a seconda della propria tolleranza individuale”;

- Il dipendente segnalerà all’Azienda e al Medico Competente la mancata assunzione del farmaco antimalarico durante il soggiorno e lo farà attraverso un modulo di viaggio che gli sarà consegnato alla partenza”.

Inoltre il dipendente:

- “può richiedere esami di controllo al rientro per escludere tossicità epatica;

- deve, comunque, anche in caso di esecuzione della profilassi, seguire norme comportamentali così come da prospetto”. 

Queste le norme comportamentali:

- “Uso sistematico, costante ed abbondante, di insetto repellenti sulla cute scoperta;

- Divieto di attraversare “zone verdi” specie al tramonto e alla sera;

- Dormire obbligatoriamente in alberghi dotati di aria condizionata;

- Non frequentare locali sprovvisti di aria condizionata;

- Accedere subito a visita medica in caso di febbre”.

 

Chiaramente tutto ciò comporta che i dipendenti abbiano, quale supporto aziendale alla trasferta, una “serie di dotazioni e informazioni così enunciabili: 1.Fornitura di insetto repellenti; 2.Prenotazione in alberghi muniti di aria condizionata; 3.Riferimento dell’ Ospedale, possibilmente internazionale, il più vicino al luogo di lavoro; 4.Numero di cellulare Medico Aziendale”.

E al rientro dalla trasferta il dipendente “deve avere la cura di segnalare agli organi competenti aziendali qualsiasi episodio febbrile, di malessere generale, dolori muscolari non giustificabili da traumi in modo che il Medico Aziendale, informato a sua volta, possa prendere eventuali provvedimenti”.

 

Il relatore indica poi che l’azienda ha l'obbligo di “mettere a disposizione presidi, supporti, profilassi vaccinale e no per la sicurezza del dipendente verso malattie infettive presenti nel Paese di destinazione e di proporli dandone esemplificazione e spiegazione”. E il medico competente deve “provvedere a questa informazione e supportare la proposta, raccogliere il consenso informato del dipendente o la non adesione al programma o l'eventuale decisione di seguire una diversa strategia preventiva da quella proposta dall'azienda tramite il medico competente”.

 

Concludiamo l’articolo segnalando che il relatore riporta nelle slide anche esempi pratici relativi a:

- consenso informato;

- documento di viaggio (questionario);

- informativa ai dipendenti di ritorno da trasferta in paesi con rischio Zika.

 

 

RTM

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Individuazione dei principali rischi sanitari connessi a trasferte all’estero, collaborazione alla predisposizione delle misure di tutela: il punto di vista del Medico Competente”, a cura di Ivano Fabbri (Medico Competente), intervento al convegno “Gestione dei rischi presso il committente in ambito internazionale” che si è tenuto a Imola nell’ambito delle Settimane della Sicurezza 2016 (formato PDF, 555 kB).



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