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Smart working: quanto è importante l’illuminazione dell’ambiente di lavoro?

Smart working: quanto è importante l’illuminazione dell’ambiente di lavoro?
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Linee guida e buone prassi

17/10/2022

Le linee di indirizzo CNI sulla gestione dei rischi nel lavoro agile riportano indicazioni e suggerimenti sull’illuminazione naturale ed artificiale nelle postazioni di lavoro. Percezione visiva, fattori di rischio e normativa.

Roma, 17 Ott – Come abbiamo visto in questi ultimi anni parlando di lavoro a distanza, di lavoro agile o smart working, anche in relazione alle conseguenze della pandemia da virus SARS-CoV-2, sono numerosi i fattori di rischio per la salute e sicurezza dei lavoratori agili: rischi connessi agli agenti fisici, al microclima, agli aspetti psicosociali ed ergonomici, ai pericoli elettrici o di incendio, …

 

E molti di questi rischi, come abbiamo visto in precedenti articoli parlando di postazione di lavoro e di “sindrome da visione al computer”, riguardano la percezione visiva e la salute degli occhi dei lavoratori agili.

 

Torniamo a parlarne oggi, con particolare attenzione alle problematiche connesse all’illuminazione naturale ed artificiale nelle postazioni, con riferimento al contenuto del documento “ Linee di indirizzo per la gestione dei rischi in modalità smart working” elaborato nel 2021 dal Consiglio Nazionale Ingegneri ( CNI).

 

L’articolo si sofferma sui seguenti argomenti:


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Smart Working
Formazione sullo Smart Working - Riferimenti legislativi D. Lgs. n. 81/2008 art. 32 e 37 Accordi Stato-Regioni 21/12/2011 e 07/07/2016

 

Lavoro agile: l’importanza dell’adeguatezza dell’illuminazione

Il documento CNI – a cura dell’Ing. Gaetano Fede (Consigliere CNI coordinatore GdL Sicurezza), dell’Ing. Stefano Bergagnin (GdL Sicurezza CNI) e del Gruppo Tematico Temporaneo “Smart working e lavori in solitudine” del CNI – sottolinea che l’adeguatezza dell’illuminazione nei locali di lavoro “influenza l’ambiente stesso, modificando le prestazioni visive degli operatori”.

 

In particolare l’illuminazione di un ambiente di lavoro “deve fornire condizioni ottimali per lo svolgimento del compito visivo richiesto, anche quando si distoglie lo sguardo dal compito o per riposo o per variazione di attività” e il lavoratore in smart working dovrebbe essere sensibilizzato su questi aspetti e sull’importanza di una corretta illuminazione anche in riferimento al fatto che l’impressione visiva di un ambiente è influenzata da vari elementi:

  • superfici degli oggetti visivi principali (compito visivo, arredi, persone),
  • interni (pareti, soffitti, pavimenti, arredi, macchine),
  • sorgenti di luce (finestre, lampade).

 

Dunque la quantità di luce che cade sulle superfici “influenza notevolmente la percezione visiva” e la visione “può essere resa difficoltosa da un difetto di illuminamento come anche da un eccesso in quanto possono insorgere fenomeni collaterali (es. abbagliamento) che disturbano e alterano la visione”.

 

A questo proposito si sottolinea che l’illuminamento dell’ambiente lavorativo “va correlato a quello presente nella zona del compito visivo e non deve presentare eccessive difformità all’interno del locale o tra ambienti comunicanti poiché il passaggio da zone scarsamente illuminate e zone illuminate può determinare abbagliamento o, nel passaggio inverso, creare difficoltà di adattamento visivo”. E, come ricordato in premessa di articolo, nelle attività che comportano un elevato impegno visivo “l’incidenza delle differenti condizioni di illuminazione assume una rilevanza particolare, ed una scorretta gestione delle sorgenti luminose può determinare situazioni di rischio, anche significativo, per la vista e gli occhi degli operatori addetti alle singole lavorazioni”.

 

In particolare l’aumento del livello d’illuminazione “determina un conseguente aumento dell’acuità visiva e della sensibilità al contrasto, ma un eccesso di luce riduce la stessa acuità visiva, quindi è necessario effettuare dei controlli al fine di evitare eccessi sia in un senso che nell’altro”.

 

Illuminazione di un ambiente di lavoro e normativa

Il documento riporta poi alcune utili indicazioni normative.

 

Si ricorda quanto previsto, nel decreto legislativo n. 81/2008, dall’art. 63 (Requisiti di salute e di sicurezza) e dall’allegato IV (Art. 63, comma 1: I luoghi di lavoro devono essere conformi ai requisiti indicati nell’ALLEGATO IV).

 

Riprendiamo la prima parte del punto 1.10 (Illuminazione naturale ed artificiale dei luoghi di lavoro) dell’allegato IV del D.Lgs. 81/2008:

 

 

Si sottolinea in particolare il punto 1.10.1 che indica come “a meno che non sia richiesto diversamente dalle necessità delle lavorazioni e salvo che non si tratti di locali sotterranei, i luoghi di lavoro devono disporre di sufficiente luce naturale”. E in ogni caso tutti i locali e luoghi di lavoro “devono essere dotati di dispositivi che consentano un’illuminazione artificiale adeguata a salvaguardare la sicurezza, la salute ed il benessere del lavoratore”. Indicazioni che devono essere applicate, laddove il lavoro agile avviene in tali ambienti, anche all’ambiente domestico.

 

Il documento segnala poi che la norma UNI EN 12464-2 Illuminazione dei posti di lavoro. Parte 2: Posti di lavoro in esterno specifica “i requisiti illuminotecnici per garantire sufficienti livelli di comfort visivo e prestazione visiva ai lavoratori che svolgono la loro opera in ambienti esterni”, mentre la norma UNI EN 12464-1 Illuminazione dei posti di lavoro. Parte 1: Posti di lavoro in interni” definisce “i criteri per una corretta progettazione illuminotecnica dei luoghi di lavoro in interni” ed introduce alcuni nuovi “concetti atti a migliorare la qualità dell'illuminazione”.

 

Illuminazione e difficoltà nelle attività in smart working

Chiaramente se quanto previsto dal D.Lgs. 81/2008 e dalle due norme UNI EN 12464 è generalmente facilmente applicabile negli ambienti di lavoro aziendali o negli ambienti condivisi con altri soggetti (ad esempio nelle attività svolte in co-working), è meno facilmente applicabile e verificabile negli ambienti e locali di lavoro privati, come, ad esempio, l’abitazione del lavoratore usata, magari in modo sporadico, per attività in smart working.

 

In tal caso – continua il documento – “diventa importante per il datore di lavoro promuovere, anche tramite l’attività del Servizio Prevenzione e Protezione”, la trasmissione delle informazioni sul tema illuminazione e sicurezza ai lavoratori interessati, “coinvolgendo inoltre il Medico Competente affinché prenda in considerazione eventuali segnali legati ad una non sufficiente illuminazione che possa arrecare danno allo stato dell’apparato visivo del lavoratore”.

 

In definitiva, indicano gli autori, l’illuminazione di un ambiente di lavoro deve “essere tale da soddisfare esigenze umane fondamentali quali:

  • buona visibilità: per svolgere in modo corretto una determinata attività, l’oggetto della visione deve essere riconosciuto in modo inequivocabile con facilità, velocità e precisione;
  • confort visivo: l’insieme dell’ambiente visivo deve soddisfare esigenze di carattere fisiologico e psicologico;
  • sicurezza: le condizioni di illuminazione devono sempre consentire sicurezza e facilità di movimento nell’ambiente di lavoro”.

 

 

RTM

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Consiglio Nazionale degli Ingegneri, “Linee di indirizzo per la gestione dei rischi in modalità smart working”, a cura dell’Ing. Gaetano Fede (Consigliere CNI coordinatore GdL Sicurezza), dell’Ing. Stefano Bergagnin (GdL Sicurezza CNI) e del Gruppo Tematico Temporaneo “Smart working e lavori in solitudine” del CNI, versione maggio 2021.

 

 

Scarica la normativa di riferimento:

Legge 22 maggio 2017, n. 81 - Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato.

 

 

 

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