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Buone prassi per sensibilizzare i lavoratori sul tema della sicurezza
Roma, 11 Giu – Riuscire a sensibilizzare efficacemente i lavoratori sul tema della sicurezza è un risultato essenziale per ogni azienda.
È per questo motivo che la Commissione Consultiva Permanente per la salute e sicurezza sul lavoro ha recentemente validato, nella seduta del 29 maggio 2013, la buona prassi “Sicuramen… E TRA noi: formazione, non obbligatoria, in materia di sicurezza per tutti i dipendenti del settore ambiente, al fine di migliorare il SSL”.
La buona prassi, applicata dall’Azienda Energia Territorio Risorse Ambientali ( ETRA Spa), ha riguardato un intervento formativo relativo a lavoratori cui sono assegnate attività di spazzamento, di raccolta rifiuti, tutela e decoro del territorio, nell’ambito di procedure e prassi definite, con l’ausilio di strumenti, macchinari e veicoli per il trasporto e la movimentazione di rifiuti.
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In questi lavoratori era presente un “background formativo diverso a seconda della azienda di provenienza degli operatori” (arrivati per via di acquisizioni di altre società): “non tutti avevano la stessa preparazione formativa in merito al tema della sicurezza”.
In relazione alla “preparazione formativa non omogenea, poca sensibilizzazione al tema della sicurezza, poco senso di appartenenza e spirito di gruppo nonché un’atmosfera di lavoro di micro conflittualità”, è stato svolto nel 2010 un audit della cultura della sicurezza che ha messo in luce come gli infortuni che subiscono le persone nei posti di lavoro siano “da imputarsi in larga misura all’ambiente in cui queste operano, alle sue caratteristiche fisiche e culturali”.
Questo è quanto emerso dall’audit:
- “i risultati hanno evidenziato una situazione che mostra di essere spaccata nei vissuti e nelle opinioni relativi al tema sicurezza. Il clima tra le persone non appare sempre positivo”. “Ci si divide tra chi asserisce che i carichi di lavoro sono eccessivi e spingono a commettere infrazioni e chi invece sostiene la loro piena gestibilità. Il cittadino riveste un ruolo molto importante nel mantenimento di standard di raccolta sicuri. Il cittadino è un elemento stressogeno rilevante che può indurre comportamenti non sicuri: la sua sensibilizzazione nella composizione del rifiuto potrebbe giocare un ruolo chiave”;
- “nell’ambito del lavoro del settore ambiente vengono individuati dai preposti dei rischi ambientali. Pochi rischi sono invece attribuiti a comportamenti scorretti dei collaboratori. Il traffico e la strada sono ritenuti i primi grandi rischi”. Tuttavia la tendenza a vedere nell’ambiente il rischio più grande può “condurre ad una minor attenzione agli aspetti comportamentali, soprattutto in caso di abitudine al pericolo”;
- “non sempre vi è una chiara consapevolezza del ruolo dell’ operatore addetto alla raccolta come attore della sicurezza” C’è dunque “disattenzione al tema della sicurezza” e ci sono “alibi” dati dal “non positivo rapporto con l’organizzazione”;
- “il giro di raccolta sembra calcolato sul miglior giro possibile (giro teorico) ma non realistico e gli esperti del territorio sono favoriti, segno che potrebbero esserci best practice non divulgate”. Dunque c’è un “maggior impiego di tempo per svolgere il giro di raccolta per chi non conosce il territorio”;
- “scarso coinvolgimento diretto nella valutazione dei rischi e nella redazione delle istruzioni operative”;
- nel 2010 e nella prima metà del 2011 si è registrato un aumento generalizzato, rispetto all’anno precedente, del numero di infortuni e di giorni di inabilità temporanea”.
Veniamo alla soluzione applicata.
Dopo un’analisi dei bisogni formativi ed un confronto con RLS, RSU, RSA, Direzione Ambiente, ufficio Sicurezza del Lavoro, “l’ufficio Risorse Umane ha deciso di attivare un percorso di formazione, finanziata, per sensibilizzare tutti gli operatori del settore sul tema della sicurezza utilizzando i fondi accantonati con Fondimpresa”. Il percorso ha avuto inoltre “l’obiettivo di condividere le best practice dei colleghi e di coinvolgere in modo diretto i lavoratori nella creazione di procedure e standard di sicurezza”.
Il progetto è diventato realtà il 25 maggio 2011 con l’organizzazione di un evento di start-up dal titolo: “Lavoro? Sicuro!”.
In funzione agli obiettivi decisi è stata adottata “una modalità incentrata sull’efficacia comunicativa ed attenta, oltre all’aspetto contenutistico, anche a quello relazionale e comportamentale. L’azienda attenta a queste esigenze ha deciso di suddividere gli operatori in gruppi medio- piccoli, per poter facilitare la socializzazione ed il coinvolgimento degli allievi e monitorare costantemente il loro apprendimento”.
Inoltre il gruppo di lavoro contemporaneamente al percorso formativo, “ha revisionato i documenti di valutazione del rischio, le istruzioni operative ed ha deciso di raccogliere tutti i suggerimenti dei colleghi coinvolti nella formazione per realizzare al termine del percorso un ‘Vademecum’ che contenesse tutte le indicazioni necessarie per svolgere correttamente il proprio lavoro. Al fine di creare una nuova cultura della sicurezza è stato inoltre ideato un logo per i corsi di sicurezza ed un’immagine” che accompagna tutt’oggi i lavoratori nell’erogazione dei corsi in materia di sicurezza (ETRAMAN: il supersicuro).
In particolare il primo modulo formativo - dal titolo, “Conosci la normativa, rispetta le procedure e…non ti fai male” - ha rappresentato il cappello introduttivo alla normativa sulla sicurezza individuale. Successivamente “si è affrontato il tema dei rischi specifici legati alla mansione: rischio chimico, biologico e fisico”, mentre il terzo modulo formativo ha riguardato la movimentazione manuale dei carichi. Gli altri moduli trattati “hanno riguardano l’informazione e la formazione in materia di primo soccorso ed antincendio, l’utilizzo dei mezzi e loro meccanismi per la raccolta differenziata e la formazione per una corretta condotta nella guida degli automezzi”.
Nella scheda, ricca di allegati, è presente un riassunto dei sei moduli presentati.
Come ogni scheda relativa alle buone prassi validate, sono presenti nel dettaglio i costi e i benefici dell’intervento operato.
I benefici di questo intervento sono stati molteplici: “in primis aver favorito un clima di lavoro favorevole, un’atmosfera di lavoro sana ed attenta alla persona e la comprensione degli atteggiamenti che fungono da substrato per la manifestazione di comportamenti non sicuri con intervento sul campo, con l’aiuto del docente ed il coinvolgimento diretto del preposto e dell’addetto all’ufficio sicurezza, per evitare questi comportamenti. Ciò è stato favorito anche dal coinvolgimento attivo e diretto del Presidente, Direttore, Coordinatori e Preposti della Direzione Ambiente, ufficio Sicurezza, ufficio Risorse Umane, Rappresentanti dei lavoratori, rappresentanti lavoratori per la sicurezza e lavoratori stessi che hanno partecipato attivamente durante i momenti di incontro”.
Al termine del percorso formativo “tutti gli operatori sono stati formati in maniera adeguata sul tema della sicurezza e si è sviluppata in loro una certa sensibilità ottenuta anche dal coinvolgimento attivo nei momenti formativi in aula e sul campo, che ha portato ad una loro partecipazione diretta nell’aggiornamento della valutazione dei rischi e nella costruzione delle nuove istruzioni operative e quindi delle buone pratiche”.
Riportiamo, per concludere, alcuni esempi di risultati quantificabili relativi all’intervento formativo realizzato:
- riguardo agli infortuni “si evidenzia un miglioramento nel 2011 e nella prima metà del 2012, delle voci di causa più critiche rilevate nei due anni precedenti (2009-2010) e legate ad alcuni fattori comportamentali. Inoltre nella prima metà del 2012 si evidenzia un sensibile miglioramento dell’ numero di giorni di inabilità (indice di gravità degli infortuni)”;
- “al termine di alcune sessioni di formazione sono stati somministrati dei questionari di gradimento ed apprendimento che hanno dato esiti molto positivi”;
- è stata creato un “Vademecum operativo” con le “istruzioni operative da seguire nell’espletamento del proprio lavoro. Durante il percorso sono state infatti raccolte tutte le osservazioni sia da parte dei lavoratori che dei preposti ed assieme al RSPP ed ASPP aziendale sono state riviste le istruzioni operative, la valutazione del rischio della mansione ed è stato realizzato il Vademecum”. Il vademecum offre ad esempio “istruzioni operative sulla guida degli automezzi e dei comportamenti da seguire nel utilizzo dei macchinari”;
- è emersa “l’esigenza di dotare tutto il personale di un kit sicurezza composto da una cassetta di primo soccorso e da un dispositivo antifiamma”;
- è stato determinato un “punto zero” sui “vissuti del personale operativo circa l’impegno profuso dall’organizzazione verso i temi della sicurezza per confrontare sforzi e risultati e progettare nel dettaglio altre e migliori forme di comunicazione e formazione aziendale per la promozione della sicurezza”;
- in termini di ambiente di lavoro “si è creato un clima più favorevole, un’atmosfera di lavoro sana ed attenta alla persona in quanto si è cercato di ascoltare ciascun dipendente”.
Nella scheda sono infine riportati anche i benefici e risultati non quantificabili:
- “comprensione degli atteggiamenti che fungono da substrato per la manifestazione di comportamenti non sicuri ed intervento sul campo, con l’aiuto del docente, del preposto e dell’addetto all’ufficio sicurezza per evitare questi comportamenti;
- grazie al contributo di tutti sono state apportate anche delle modifiche nelle modalità di lavoro rendendo più agevole il turno di lavoro e in certe circostanze ciò ha permesso delle riorganizzazioni che hanno comportato anche un risparmio economico per l’azienda;
- è aumentata la consapevolezza sulle tematiche della salute e sicurezza grazie alla condivisione in aula, tra gruppi di lavoro, delle difficoltà ma anche delle buone pratiche. Molte sono state le esclamazioni: “Pensavo di essere il solo ad avere questi problemi... e invece..”;
- tutti i colleghi hanno collaborato attivamente con l’ufficio sicurezza nella valutazione dei rischi grazie alla presenza in aula di tale addetto che prendeva appunti riguardo a problemi, difficoltà, buone pratiche che emergevano durante il confronto con gli altri colleghi;
- in aula oltre ad essere sempre presente un addetto dell’ufficio sicurezza, era presente il preposto (nonché coordinatore) che ascoltava ed interveniva per rispondere ad eventuali dubbi; esso aveva un ruolo attivo di co-docenza creando una leadership condivisa”.
Questo progetto ha dunque rappresentato un grande traguardo, ma anche un punto di partenza per la realizzazione progetti formativi: “per la prima volta in azienda sono stati coinvolti ed hanno partecipato attivamente diversi uffici sia nella macro progettazione che nella micro progettazione dei moduli formativi”.
Tiziano Menduto
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