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Le immagini dell’insicurezza

Trento,  7 Giu - E’ proprio vero sono “incontentabile”. Su queste pagine ho spesso brontolato in merito al mancato utilizzo del casco da parte dei lavoratori e finalmente un casco è apparso ed io brontolo ugualmente.
 
Davvero incontentabile o forse no. Il problema è che l’autista dell’ autobetoniera delle foto di oggi, il casco lo usa in maniera scorretta. Dopo essere arrivato in cantiere, mentre attende l’arrivo del suo turno per scaricare il  calcestruzzo, aggancia il casco ai meccanismi di rotazione della “canala di scarico” e poi via verso il punto di consegna del materiale con il casco appeso. 
 


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Oltre ai ripetuti urti contro i supporti, non bisogna certamente fare voli pindarici per pensare a cosa raccoglie il casco: grasso, unto, additivi chimici del calcestruzzo, cemento, residui dei gas di scarico del mezzo, ruggine, polvere….. e poi l’autista prende il casco e lo indossa trasportando quanto raccolto dal suo D.P.I. direttamente sui capelli e sul cuoio capelluto.
Ed allora il rischio di contrarre patologie cutanee è sicuramente notevole: dermatiti, eczemi allergici, irritazioni, infiammazioni, lesioni cutanee, allergie e non ultimo la calvizie che può diventare un effetto non certamente secondario.
 

 
A volte ci sentiamo ripetere: “non metto il casco perché mi fa perdere i capelli”. Ricordiamo che un corretto utilizzo del casco diminuisce il rischio di infortuni, mentre la cura dei D.P.I., messi a  disposizione dal datore di lavoro, può ridurre anche il rischio di malattie professionali.
 
 
Farina Geom. Stefano, Responsabile Nazionale Comitato Costruzioni di AiFOS
 
 
  
 
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Rispondi Autore: cippa lippa - likes: 0
07/06/2013 (08:28:39)
...in fondo ha solo appeso il casco, non lo ha adoperato come secchia. è già buono che il casco sia in dotazione...
Rispondi Autore: mg - likes: 0
07/06/2013 (08:50:50)
quando leggo questi articoli mi rendo conto che c'è una montagna di ipocrisia su questi temi, concordo sul fatto che ha "solo appeso un casco" l'importante che lo usi quando serve.
Rispondi Autore: harleysta - likes: 0
07/06/2013 (09:38:32)
purtroppo questi articoli sono il pane dei formatori privati e delle lobby che li sponsorizzano. ai fini della formazione riconosco solo coloro che la fanno sul campo (RSPP, RLS e ispettori pubblici) e non i privati, che agli albori della 626 facevano incetta di documentazione proprio presso le asl per poi rivenderla, in alcuni casi stravolta in peggio, alle imprese. eppoi il casco poteva anche essere appoggiato sul parafango della "botte", o no?
Rispondi Autore: claudio nardini - likes: 0
07/06/2013 (10:50:22)
Premesso che questo è un elmetto e non un casco, (c'è differenza tra i due) questo è un modo poco ortodosso per non dimenticare l'elmetto in cabina; cioè l'ho dimenticato in cabina e non perdo tempo per andarlo a prendere. Magari il lavoratore ha sempre una bandana in testa che lo isola dalla eventuale sporcizia dell'elmetto... non sappiamo nulla di come opera quel lavoratore, ma se questo è un sistema per ricordasi di mettere il DPI... bem venga! Gli eventuali urti subiti dall'elmetto durante il trasporto non credo possano danneggiare o inficiare le caratteristiche protettive dello stesso, se fosse così mi preoccuperei molto!.. chi non ha mai lavorato sul campo come operaio alcune cose non le può capire...
Rispondi Autore: RENZO BELLINI - likes: 0
07/06/2013 (11:08:22)
ANCH'IO NON FAREI UN DRAMMA PER QUESTO COMPORTAMENTO.
MI HA RIPORTATO ALLA MENTE I PRIMI CASCHI CHE MIO PADRE DOPO AVERLI FORNITI AI MURATORI (PARLIAMO DI CIRCA 40 ANNI FA, ERANO MODELLO TIPO ESPLORATORE CON VISIERA A TUTTO TONDO) FINIVANO INESORABILMENTE NEL CORTILE COME ABBEVERATOI PER I POLLI.
NON PARLIAMO POI DELLE SCARPE ANTINFORTUNISTICHE.
Rispondi Autore: Larcombe - likes: 0
07/06/2013 (11:26:51)
ma quale ipocrisia, come dice cippa lippa è già tanto che venga usato, però io stesso l'ho visto posare in posti in cui raccoglieva più che riparava dallo sporco.
E quelle volte che vengono i controlli e viene indossato, non credo che il cuoio capelluto ringrazi.
Non diamo sempre la colpa a formatori, lobby o il capro espiatore del caso.
Rispondi Autore: Simone RSPP - likes: 0
07/06/2013 (16:19:46)
Fossero questi i problemi della sicurezza!!
Sono d'accordo con claudio nardini e harleysta.
Purtroppo in italia si bada alla forma anziché alla sostanza.
Lo stesso testo unico è una legge nata per alimentare un mercato.
Fatevi un giro sul sito del SUVA svizzero. La differenza di approccio al problema è spaventosamente abissale.
Qui le aziende vengono caricate di responsabilita' inverosimili. Alla fine dei conti, sentendo Raffaele Guariniello, non c'e' investimento che tenga di fronte ad un infortunio: è sempre frutto di una valutazione errata o carente (o almeno questa è la linea di pensiero prevalente tra i giudici della Cassazione)
In svizzera se ti attieni scrupolosamente alle direttive del SUVA (INAIL+ISPESL) l'azienda è considerata a priori innocente, dunque un datore di lavoro che risparmiasse qualcosa sulla sicurezza sarebbe semplicemente un folle!
Rispondi Autore: Redazione PuntoSicuro - likes: 0
07/06/2013 (16:42:04)
Di sicuro quello non è il posto giusto per un casco...
Rispondi Autore: simone RSPP - likes: 0
07/06/2013 (17:05:45)
cavolate! se appenderlo la' fa si che il casco venga usato durante le operazioni a rischio, pensiamo a prevedere un gancio adeguato e dedicato allo scopo, invece di dare del fesso al lavoratore!!
Rispondi Autore: stefano.farina - likes: 0
07/06/2013 (19:00:05)
Aiuto!!!

Devo dire che quando ho scelto le foto per l'articolo di oggi non avrei mai pensato di scatenare tanti commenti.

Tendo sempre a non rispondere agli articoli ed a eventuali accuse (più o meno velate), ma oggi vorrei fare uno strappo.

Dalla prima metà degli anni ottanta frequento cantieri, dall'entrata in vigore della 626 sono R.S.P.P., da prima ancora mi occupo di sicurezza sul lavoro ed infine dal 1997 sono coordinatore sicurezza cantieri, perciò penso di non essere un "teorico", ma un tecnico con un po' di pratica.


Generalmente parto dal presupposto che - a mio umile avviso - la sicurezza è una cosa seria, tutti gli aspetti della sicurezza sono cose serie, dai più piccoli ai più complessi.

Certamente il problema dell'utilizzo dei D.P.I. nei cantieri è sempre esistito, qualcosa (molto?) è stato fatto, altrettanto certamente molto (qualcosa?) resta da fare.

Relativamente all'utilizzo dell'elmetto (dicitura corretta e mi scuso se l'ho semplificato in casco) tutti i soggetti si devono impegnare per l'utilizzo,
ciò non toglie che nei cantieri ci siano problemi (e rischi) maggiori, alcuni facilmente risolvibili, altri più complessi: pensiamo alle catene di subappalto tra imprese con lavori che partono da ribassi del 35-40% e vengono subappaltati alla metà od ancor meno, pensiamo a tante altre situazioni a cui assistiamo e che con oltre 350 fotografie in 3 anni penso di aver documentato.

Il problema non è "portare l'elmetto" o non portarlo, il problema è la CULTURA della SICUREZZA che non deve essere vista
come la proiezione (o rispetto) di testi di legge, ma come portare il lavoratore (e tante, troppe volte anche il datore di lavoro) a comprendere il significato che "portare l'elmetto" (o non portarlo) può avere sulla vita di una persona.

Devo dire che è certamente disarmante essere ancora fermi - dopo oltre 50 anni - a discutere se l'elmetto va o non va usato e sperare che "appendendolo sul retro dell'autobetoniera" all'autista venga in mente di usarlo.

Chiaro che andare in cantiere a "brontolare" (cito le mie parole dell'articolo) per un elmetto non utilizzato o utilizzato in modo scorretto, può sembrare inutile o adirittura esagerato, ma la mia idea di sicurezza parte anche da questo, dalle
piccole cose, dall'impegno quotidiano verso un obiettivo che deve essere comune a tutti: la salvaguardia della salute dei
lavoratori.

Lo so: sono "incontentabile" (cito il titolo dell'articolo che - volutamente - avevo scelto per rappresentare le immagini di oggi), ma non credo che ciò porti danno a qualcuno, anzi. In questo periodo sono molti i soggetti (non solo formatori, ma anche datori di lavoro, rspp, rls) che mi segnalano l'utilizzo delle immagini dell'insicurezza di sicurello.no per "condurre" i lavoratori a capire determinate situazioni e di conseguenza prevenire comportamenti scorretti!!!
A volte un'immagine aiuta di più di tante parole, poi è bellissimo - come oggi - trovarsi a discutere relativamente alla foto di un casco (ci sono ricaduto: elmetto).

Un'ultima cosa: ho troppo rispetto degli operai e certamente non li considero "fessi" come qualcuno vorrebbe "mettermi in bocca" commentando l'articolo di oggi.
Rispondi Autore: Massimiliano Carpene - likes: 0
08/06/2013 (17:06:42)
Concordo con la risposta di Stefano Farina. Non ci siamo ma non solo sulla sicurezza, sulla vita in genere. Vedo gente stanca, demotivata, maleducata. Se l'Italia sta affondando è perché la vita di molti italiani non è vista con entusiasmo, con curiosità, con voglia di fare. Alcuni partecipanti ai corsi sulla sicurezza primo ancora di dirti buon giorno ti chiedono a che ora si termina, non hanno nemmeno la penna per firmare la presenza ... Poi gli addetti ai lavori sembrano più avvocati che tecnici. Certo che se si è dovuta fare una legge con fior di sanzioni perché la gente si metta la cintura in auto e il casco in moto ... se sui pacchetti delle sigarette si scrive a caratteri cubitali che il fumo uccide e c'è la fila di gente per comprarle ...

Rispondi Autore: Domeco Scal - likes: 0
09/06/2013 (11:33:02)
Se siamo in una democrazia e se è vero il riconoscimento della libertà dell'uomo, sarebbe anche giusto che tutti si assumessero le proprie responsabilità del proprio comportamento anche sul posto di lavoro.Questo significa che il progresso, la tecnologia ed i mezzi che garantiscono sempre più sicurezza sono ben accettati nella concezione di una propria responsabilità e non nella determinazione imposta gravando sulla produttività reale e favorendo lobbies e fautori parassitari portando le aziende alla chiusura e al fallimento.
Rispondi Autore: simone rspp - likes: 0
10/06/2013 (09:14:02)
buondi', solo per chiarire che non mi permetto di mettere nulla in bocca a nessuno.
Il tono dell'articolo, a mio avviso, e' chiaramente connotato ("quando si parla di voli pindarici, ad esempio).
Il mio post precedente, polemizzando con la legislazione italiana, non voleva aver nulla di disfattista. Voleva segnalare il malessere di chi come un RSPP si trova a far da mediatore tra esigenze diverse poco aiutato, a mio avviso, dal quadro normativo.
Saluti
Rispondi Autore: Mario Manitoo - likes: 0
12/06/2013 (15:21:42)
No vabbè ma qui si rasenta l'impossibile.
Quando il pragmatismo ha la presunzione di trasformarsi in utopia.

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