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DL PNRR e pacchetto sicurezza sul lavoro: è la strada giusta?

DL PNRR e pacchetto sicurezza sul lavoro: è la strada giusta?

Qual è il giudizio sulle novità normative del DL PNRR e sulla patente a crediti? Quali cambiamenti servono in fase di conversione del DL? Cosa è necessario fare per migliorare la sicurezza? Ne parliamo con l’Ing. Carmelo G. Catanoso.

Brescia, 15 Mar – In un contesto normativo ancora in attesa di alcuni decreti attuativi del D.Lgs. 81/2008 e con continui ritardi nel recepimento delle direttive europee e nell’approvazione degli Accordi Stato-Regioni, ogni modifica normativa improvvisa in ambito di salute e sicurezza sul lavoro richiede un’attenta riflessione.

 

E questa riflessione è ancor più cruciale se le novità dipendono da qualche grave incidente di lavoro, come lo è stato il crollo di venerdì 16 febbraio 2024 in un cantiere a Firenze. In questi casi, il bisogno di fornire velocemente risposte alle giuste richieste da parte dei lavoratori e dell’opinione pubblica può portare a soluzioni affrettate non in grado di cogliere le reali esigenze di sicurezza e, non solamente in edilizia, di prevenzione di infortuni e malattie professionali.

 

Proprio a partire da questi ragionamenti stiamo raccogliendo – relativamente alle novità normative seguite all’incidente fiorentino - alcune interviste, cercando di dare voce a molte realtà diverse. Non solo alle richieste/proposte politiche, sindacali e datoriali, cosa che faremo nei prossimi giorni, ma anche ai pareri dei “tecnici”, cioè di coloro che conoscono la realtà dei cantieri e quotidianamente operano per migliorare le tutele nei luoghi di lavoro. E lo facciamo coscienti che il nuovo decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19Ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)”, con il suo pacchetto sicurezza sul lavoro, è già entrato in vigore ma dovrà essere convertito in legge, con possibili modifiche, entro sessanta giorni dalla pubblicazione.

 

La prima intervista che pubblichiamo oggi è all’ingegnere Carmelo G. Catanoso (Consulente di Direzione per la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro) che i nostri lettori conoscono per i suoi tanti articoli sul nostro giornale anche, ma non solamente, in tema di sicurezza in edilizia.

 

 

In questa sorta di “Speciale pacchetto sicurezza” le domande scritte che abbiamo fatto ai nostri interlocutori sono, più o meno, le stesse:

 

Qual è il giudizio sul cosiddetto “pacchetto sicurezza sul lavoro” contenuto nel nuovo decreto-legge PNRR entrato in vigore il 2 marzo? Quali sono le novità più importanti, in positivo e in negativo?

Qual è il parere sulla nuova patente a crediti?

Quali cambiamenti si auspica possano essere fatti in fase di conversione del decreto-legge?

Le novità dell’attuale “pacchetto sicurezza sul lavoro” potranno essere utili per migliorare la prevenzione di infortuni e malattie professionali? Cosa ritiene che sarebbe stato necessario fare?

Quali sono le strategie, le misure, le norme che ritiene indispensabili per affrontare meglio la prevenzione nei cantieri e in edilizia?

 

La prossima intervista che pubblicheremo sarà invece al Geometra Stefano Farina.

 

L’intervista si sofferma su vari argomenti:


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Il decreto-legge PNRR e il pacchetto sicurezza sul lavoro

Cosa ne pensa del cosiddetto “pacchetto sicurezza sul lavoro” contenuto nel nuovo decreto-legge PNRR entrato in vigore il 2 marzo?

 

Carmelo G. Catanoso: Diciamo che siamo di fronte al solito copione che, il sottoscritto, vede dal 1989 con i cantieri di Italia ’90 quando, in seguito alla morte di 5 operai durante la costruzione della copertura della tribuna dello stadio “La Favorita” di Palermo, nel decreto del Ministero delle Finanze per il rifinanziamento delle opere fu inserito un comma che imponeva a tutte le imprese impegnate in queste opere, di redigere il Piano di Igiene e Sicurezza.

 

Insomma, la risposta della politica, all’accadere di eventi che impattano emozionalmente sulla pubblica opinione, è sempre una risposta reattiva tipica di un sistema prevenzionale da “ manutenzione a guasto”.

 

Quando, la riposta legislativa è di questo tipo ed avviene in questi frangenti, non può avere nulla di positivo.

 

Manca completamente la volontà politica di approcciare al problema con una visione strategica che prenda in considerazione tutte le variabili che influenzano la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e, di conseguenza, incida su ognuna di esse ai fini di favorire l’inizio di un vero processo di miglioramento all’interno del quale possono avere senso iniziative come quelle proposte con il nuovo “pacchetto sicurezza sul lavoro”.

 

La nuova patente a crediti e gli auspici per la conversione in legge

Quale è il suo parere sulla nuova patente a crediti che dal 1° ottobre 2024 dovrebbero avere le imprese e i lavoratori autonomi che operano nei cantieri temporanei o mobili? Ci sono aspetti relativi alla patente che ritiene essere critici o assenti dal testo normativo?

 

C.G.C.: Nell’attuale provvedimento che modifica l’art. 27 del D.Lgs. n. 81/2008, non sono stati individuati una serie di prerequisiti necessari per il rilascio della “Patente a crediti “che andassero oltre il mero rispetto dei requisiti minimi di Legge (DVR, DURC, ecc.).

Ad esempio, non è stata prevista la presenza di un Responsabile Tecnico dell’impresa in possesso di specifici requisiti professionali per svolgere la funzione come, invece, è previsto dal DM 37/2008. Non si fa cenno al possesso di requisiti etici come, ad esempio, l’assenza di sentenze definitive di condanna, con pena detentiva superiore a due anni, o la somma delle singole pene conseguenti a più reati, connessi all’esercizio dell’attività, derivanti da reati ex artt. 589 e 590 c.p.

Stesso discorso per l’accertamento della sussistenza di requisiti tecnico-economici e cioè la dimostrazione del possesso di una capacità finanziaria minima in funzione della tipologia di attività svolta dall’impresa.

Infine, discutibile è la scelta di aver escluso dalla “Patente a crediti” le aziende in possesso di Certificazione SOA, visto che si andrebbe a creare una disparità di trattamento.

 

Infine, segnalo che tale previsione comporterà un notevole aggravio del carico di lavoro presso le sedi territoriali dell’INL che, come noto, sono abbondantemente sottorganico da tempo immemore.

 

Quali cambiamenti si auspica possano essere fatti in fase di conversione del decreto-legge?

 

C.G.C.: Potrebbero individuare, oltre ai citati prerequisiti, anche l’attribuzione di crediti per le imprese virtuose che investono nella sicurezza sul lavoro andando oltre al mero rispetto delle norme di legge e regolamentari vigenti, certificazioni varie, modelli organizzativi, ecc. e non prevedere solo delle “decurtazioni dei crediti”.

 

Infine, reputo opportuno definire puntualmente le modalità di erogazione dei corsi di recupero dei crediti onde evitare che si finisca a metter su un “mercatino dei crediti” propedeutico ai fenomeni fraudolenti a cui stiamo assistendo da anni per la formazione.

 

Cosa fare per migliorare la prevenzione e la sicurezza

Cosa ritiene che sarebbe stato necessario fare per poter diminuire i dati infortunistici e tecnopatici? Quali sono, in particolare, delle strategie, delle misure, delle norme che ritiene indispensabili e che si auspica per affrontare meglio la prevenzione nei cantieri e in edilizia?

 

C.G.C.: Innanzi tutto, da oltre dieci anni continuiamo a veder pubblicati dati in valore assoluto sull’andamento degli infortuni. Un dato in valore assoluto può andar bene per le tecnopatie ma non certo per gli infortuni sul lavoro. Per avere un’informazione statisticamente valida, il numero degli infortuni andrebbe “pesato” sul numero di occupati (Indice di Incidenza) o sulle ore lavorate (Indice di Frequenza) come, del resto, previsto anche dalla norma UNI 7249 (Statistiche degli infortuni su lavoro).

Quindi, oggi, non sappiamo quale sia il reale trend degli infortuni sul lavoro.

 

Attualmente, presso l’INL, ci sono 3200 funzionari ispettivi di cui 850 tecnici ed oltre un centinaio di CC del NIL. Il Governo ha annunziato un incremento del 40% dei controlli e l’assunzione di quasi 500 nuovi funzionari e un nuovo concorso per altri 250 oltre ad ulteriori 50 ispettori nel nucleo dei Carabinieri.

In Italia ci sono, secondo gli ultimi dati disponibili al 2022, quasi 780.000 imprese di costruzioni con 845.000 dipendenti. Il 63% di queste ha, al massimo, due dipendenti mentre il 10,2% ne impiega più di 5. Il 58% sono ditte individuali mentre il 33% sono società di capitali e il 9 % società di persone. Di fronte a questa “polverizzazione” del settore, appare chiaro che il solo aumento dei controlli non può essere la soluzione.

 

Infatti, per il settore delle Costruzioni non si può che constatare che la stragrande maggioranza delle imprese non sono neanche lontanamente in grado di darsi una struttura organizzativa per adempiere ad una serie di obblighi che il legislatore, invece, dà per scontati.

Quindi, il nostro sistema regolatorio va profondamente modificato in modo da renderlo più semplice, meno normorroico e, soprattutto, adattato alle organizzazioni aziendali in funzione delle loro particolarità (dimensioni, settore, fattori di rischio, ecc.), ricorrendo maggiormente alla normazione tecnica come regolatrice.

 

Per fare questo si deve utilizzare l’apporto di tecnici che abbiano maturato esperienza consumando le suole delle scarpe nelle aziende a diretto contatto con i problemi e, quindi, in grado di proporre soluzioni efficaci e sperimentate e non esperti da scrivania con esperienza maturata nei corridoi di qualche ministero o di qualche istituto o perché legati a qualche cordata politica o anche appartenenti ad una rappresentanza sindacale delle Parti Sociali oppure teorici da aula universitaria.

 

Detto questo, le recenti proposte come la “Patente a crediti” potrebbero costituire un utile strumento ma un reale cambiamento in futuro lo potremo avere abbandonando l’idea del solo incremento del controllo e creando, prima, un sistema che dimostri che il rispetto delle regole e gli investimenti per la sicurezza e la tutela della salute oltre ad essere eticamente riconosciuti ed apprezzati dalla pubblica opinione, producono un ritorno economico tangibile in quanto:

  • permettono all’impresa l’accesso e la permanenza sul mercato dove esiste un sistema di controllo efficiente ed efficace da parte degli enti preposti,
  • costituiscono un vantaggio competitivo rispetto ad altre aziende dello stesso settore,
  • permettono la riduzione dei costi indiretti (assenteismo, turnover, ecc.),
  • aumentano l’efficienza dei processi lavorativi,
  • fanno accedere ad agevolazioni fiscali e contributive.

Per ottenere ciò, è necessario intervenire su tutte le altre variabili che influenzano la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro.

Del resto, un vecchio proverbio diceva: “Se continuerai a percorrere sempre la stessa strada arriverai sempre nello stesso posto”.

 

Visto che da decenni le soluzioni proposte sono sempre state le stesse e cioè nuove leggi e leggine “per mettere una pezza”, aumento dei controlli e aumento delle sanzioni, forse è il caso di provare a percorrere strade diverse.

 

 

Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto

 

 

Scarica la normativa citata nell'articolo:

DECRETO-LEGGE 2 marzo 2024, n. 19 - Ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

 




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Rispondi Autore: Raffaele Giovanni - likes: 0
15/03/2024 (07:58:53)
E come non darti ragione caro Carmelo .... A mio parere il DL n. 19/24 cosi com'è scritto presenta molti punti opachi e di difficile applicazione, anche per gli OdV. Confido nell'incontro odierno tra parti governative e parti sociali a cui (impossibilitato) avrei dovuto partecipare. Spero vengano apportate le necessarie modifiche.
Rispondi Autore: Luca Voch - likes: 0
15/03/2024 (08:09:37)
Patente a punti che non tocca chi ha la SOA..... Patente a punti che non disturba minimamente le tante imprese "zoccolo duro" abituate ad aprire e chiudere giusto in tempo per non avere problemi e se va bene lasciare in brache di tela solo qualche disperato testa di cuoio......
Se non si interviene sulla catena dei subappalti ove i primi si mangiano la torta e gli ultimi devono correre e infrangere le regole per stare al passo, non credo che abbiamo troppe speranze di migliorare l'attuale situazione. Stesso discorso per quelle imprese di cui ho fatto cenno poco sopra, quelle "apri e chiudi" che ad esempio, come mi è capitato ieri (e non è certo un caso isolato o eclatante) quando vai in cantiere e le trovi a gettare i pilastri interpiano (1° e 2°) senza l'ombra di un ponteggio o di altri dispositivi anticaduta ti prendono anche bellamente per i fondelli sia verbalmente che operativamente (appena uscito dal cantiere tornano a fare ciò che vogliono).

Ispettorato che molto probabilmente sarà oberato di lavoro d'ufficio......

Non mi sembra che ciò abbia proprio molto senso.....

Infortuni e malattie professionali. Anche qui mi sembra di navigare un poco nella nebbia se penso che tutto ciò che accade ai lavoratori dipendenti di imprese straniere che lavorano in Italia, compresi quelli utilizzati con la formula del distacco (e sono tanti), non risultano nei dati INAIL.
Rispondi Autore: Riccardo Borghetto - likes: 0
15/03/2024 (08:12:55)
Ottimo commento di cui condivido tutte le affermazioni fatte. C'è un grande problema dimensionale. Se si vuole migliorare la situazione bisogna partire anche da li. Favorire le aggregazioni o imporle, per un salto dimensionale in modo da poter avere una reale struttura organizzativa in grado di occuparsi di prevenzione.
Rispondi Autore: Marco Martelletti - likes: 0
15/03/2024 (15:22:05)
Condivido in toto. Ed aggiungo che si potrebbe intervenire anche su:
- Revisione dell’istituto dei distacchi (vietando l’utilizzo “di comodo” dell’istituto)
- Promuovere e favorire le scuole di formazione professionalizzanti per Lavoratori, per Capocantieri ed Assistenti di cantiere (se si impara a lavorare bene anche la sicurezza ne giova)
- Subappalto a cascata (che non potrà essere vietato ex norma per via delle normativa europea, ma potrebbe essere “a gran voce” scoraggiato oltre un certo livello, sia per i lavori pubblici che per quelli privati, ad esempio attraverso la pubblicazione di best practices)
- Facilitazioni alle aggregazioni sotto forma di impresa, non facilitazioni alla trasformazione a Lavoratore autonomo
- Potenziamento della formazione richiesta al Datore di Lavoro ed ai Dirigenti
- Una differente frequenza degli obblighi di aggiornamento formativo dei lavoratori con diversificazione della stessa
- Un Accordo Stato/Regione anche per gli obblighi di addestramento all’uso dei principali DPI e delle principali attrezzature di lavoro
- Vietare che il Datore di lavoro assommi anche la figura del RSPP o che i familiari dell’impresa siano anche Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza
- Potenziamento, nella formazione dei lavoratori, di moduli connessi all’aspetto psicologico e comportamentale della prevenzione
- Controlli obbligatori più stringenti e penetranti da parte dei Committenti in fase di Verifica Idoneità Tecnico-Professionale (VITP) delle Imprese
- Previsione di una evidenza oggettiva di aver effettuato questi controlli in relazione alla VITP
- Promozione di corsi professionali specializzati ed abilitanti sulla salute e sicurezza sul lavoro (sia diplomi che lauree)
Rispondi Autore: francozaniboni - likes: 0
21/03/2024 (09:49:34)
Devo dire che sono d'accordo con le perplessità espresse in modo così preciso da tutti
rispetto ai limiti del nuovo "pacchetto sicurezza". Vedremo se in sede di conversione verranno fatte modifiche anche seguendo le indicazioni degli esperti che operano quotidianamente sul campo. Sono molto d'accordo anche con Marco Martelletti sulle possibili soluzioni che propone rispetto all'annoso problema del subappalto a cascata che incide così profondamente sulla pericolosità del lavoro in edilizia. Quando ho iniziato a fare ispezioni in cantiere nei primi anni '80, non mi sembrava che tale pratica fosse poi così diffusa . Mi sembra invece di ricordare che la pratica del sub appalto a cascata sia esplosa negli anni 90 del secolo scorso e questo per significare che sarebbe possibile fare impresa in edilizia anche in modo diverso. E' indubbio che dagli anni '90 in poi il modello di produzione occidentale ha iniziato un cambiamento, prima graduale poi divenuto tumultuoso che ha investito anche il settore edile che pertanto si è adattato. Certamente l'edilizia è uno dei pochi settori leciti e anche etici- costruire abitazioni per le persone- in cui ancora si possono fare guadagni ingenti con poche o pochissime risorse economiche. Ma è altrettanto vero che il settore delle costruzioni per non diventare "terra di confine" deve essere attentamente monitorato per la sua permeabilità a scorciatoie che lo rendano ancora più redditizio sulla pelle dei lavoratori. Ho sempre risposto agli amici che mi chiedevano, da esperto, quale fosse la mia proposta per risolvere il problema delle morti in edilizia che sarebbe bastato un articolo di poche righe infilato in qualche decreto omnibus che avesse abolito per legge il sub appalto o almeno quel tipo di sub-appalto definito "a cascata". Leggo ora da Marco Martelletti che sembra che ciò sia in contrasto con quanto ci chiede l'Europa. Peccato!

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