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Piccole imprese, grandi rischi
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Sono le imprese edili di piccole dimensioni quelle a maggior rischio di infortuni gravi e mortali.
E’ quanto emergedal progetto “Infortuni sul lavoro gravi e mortali in Lombardia”, curato da INAIL, Ispesl e Regione Lombardia nell’ambito di una indagine di respiro nazionale avviata nel triennio 2002-2004, che ha cercato di evidenziare le cause degli infortuni per individuare i fattori su cui intervenire.
In particolare le dinamiche infortunistiche e i fattori di rischio sono stati analizzati utilizzando un modello, denominato “Sbagliando s’impara”, messo a punto alla fine degli anni Ottanta da operatori dell’Asl di Legnano (Mi) e in seguito sviluppato in collaborazione con operatori dei servizi Psal (Prevenzione sul lavoro) di varie regioni.
A livello nazionale è emerso che il 37,1% degli incidenti ha colto gli infortunati nello svolgimento della loro attività, il 22,4% durante l’utilizzo di utensili, macchine e impianti, il 15,6% per cause relative all’ambiente di lavoro.
È stato inoltre evidenziato che il 57,7% degli incidenti è avvenuto per errore di procedura, il 10,7% a causa di un evento accidentale il 6,9% per uso improprio di un’attrezzatura.
In 430 casi è stato riscontrato anche un problema di sicurezza legato ai dispositivi di protezione individuali (Dpi) e all’abbigliamento per la sicurezza: nel 71,4% di queste evenienze l’infortunio è stato provocato dal mancato uso di questi dispositivi.
L’indagine lombarda, presentata nei giorni scorsi nell’ambito di un convegno regionale, ha riguardato 449 casi di infortuni mortali e gravi (2.398 i casi dello stesso tipo su scala nazionale) su un totale di 670 casi trattati.
Ecco la situazione in Lombardia.
Dimensioni aziendali.L’85,5% degli infortuni mortali è avvenuto nelle imprese con un numero di addetti compreso tra 1 e 9. “Ma il fenomeno è molto più spostato sull’uno.” - ha sottolineato Giovanni Pianosi dell’Asl Città di Milano - “La frammentazione del lavoro complica la vita, anche se è ovvio che una piccola azienda ha molta più difficoltà ad organizzare la prevenzione”.
Settori.Il settore delle costruzioni si conferma il più pericoloso, con il 36,5% degli infortuni, seguito dal comparto agricoltura-caccia (13,4%) e dal metallurgico (13,1%).
Per quanto riguarda i luoghi di infortunio fatale, il 34,7% avviene nei cantieri, il 18% in fabbriche, officine e laboratori, il 10,1% in magazzini e luoghi di carico e scarico.
Cause. Sono le cadute dall’alto la prima causa di infortunio grave o mortale (26,2% dei casi). Il 14% avviene invece a causa di cadute di oggetti sull’infortunato, mentre il 9,5% a causa di perdita di controllo di un veicolo o di una macchina.
Le cadute dall’alto in edilizia colpiscono molti lavoratori anziani; nel 22% dei casi rilevati il lavoratore ha un’età superiore ai 60 anni.
Sicurezza, leggi e procedure. I lavoratori incorrono in incidenti mortali effettuando le attività loro proprie (al 36,5% con conseguenze mortali, al 39,1% con conseguenze gravi), utilizzando utensili, macchine e impianti (casi mortali al 21,6%, gravi al 30,5%), per cause dovute all’ambiente (14,1% mortali, 9,5% gravi) o per attività di terzi (13,6% mortali, 10,9% gravi).
“Tra le cause più comuni ci sono la mancanza di presidi di sicurezza ed errori di procedura nello svolgimento dell’attività da parte del lavoratore” - ha affermato Pianosi - “Lo standard di causa più frequente è una norma di legge, dal 42,1% al 100% dei casi, secondo i fattori determinanti. Ma si tratta di norme sulla prevenzione degli infortuni mortali risalenti al 1955-56, il cui mancato rispetto determina questi numeri. E per quanto riguarda gli infortuni per errore di procedura, si profila una carenza di attività di formazione”.
Lavoro regolare e lavoro irregolare. La quota maggioritaria degli infortuni mortali e gravi riguarda i dipendenti, con il 55,2% dei casi, seguiti dai lavoratori autonomi senza dipendenti (15,2%), soci anche di cooperative (10%). Gli infortuni occorsi a lavoratori irregolari rappresentano invece il 5,8% del campione degli infortuni, mentre quelli occorsi a pensionati il 5,5%.
Primo giorno di lavoro.Icasi di infortunio mortale occorsi nel primo giorno di lavoro rappresentano il 2,7% nel settore delle attività manifatturiere e ben l’11,1% nelle costruzioni. “Per quanto riguarda la percentuale degli infortuni del cosiddetto primo giorno - dice Pianosi -, è chiaro che oltre all’inesperienza e alla scarsa formazione conta anche il fenomeno del lavoro nero, che si manifesta purtroppo solo nelle occasioni “divaricanti”: quando succede qualcosa di grave, allora emerge ciò che, in realtà, è già in corso, cioè la presenza di un lavoratore irregolare. Questa è una constatazione che probabilmente non riguarda tutti i casi, ma una buona percentuale”.
Sono le imprese edili di piccole dimensioni quelle a maggior rischio di infortuni gravi e mortali.
E’ quanto emergedal progetto “Infortuni sul lavoro gravi e mortali in Lombardia”, curato da INAIL, Ispesl e Regione Lombardia nell’ambito di una indagine di respiro nazionale avviata nel triennio 2002-2004, che ha cercato di evidenziare le cause degli infortuni per individuare i fattori su cui intervenire.
In particolare le dinamiche infortunistiche e i fattori di rischio sono stati analizzati utilizzando un modello, denominato “Sbagliando s’impara”, messo a punto alla fine degli anni Ottanta da operatori dell’Asl di Legnano (Mi) e in seguito sviluppato in collaborazione con operatori dei servizi Psal (Prevenzione sul lavoro) di varie regioni.
A livello nazionale è emerso che il 37,1% degli incidenti ha colto gli infortunati nello svolgimento della loro attività, il 22,4% durante l’utilizzo di utensili, macchine e impianti, il 15,6% per cause relative all’ambiente di lavoro.
È stato inoltre evidenziato che il 57,7% degli incidenti è avvenuto per errore di procedura, il 10,7% a causa di un evento accidentale il 6,9% per uso improprio di un’attrezzatura.
In 430 casi è stato riscontrato anche un problema di sicurezza legato ai dispositivi di protezione individuali (Dpi) e all’abbigliamento per la sicurezza: nel 71,4% di queste evenienze l’infortunio è stato provocato dal mancato uso di questi dispositivi.
L’indagine lombarda, presentata nei giorni scorsi nell’ambito di un convegno regionale, ha riguardato 449 casi di infortuni mortali e gravi (2.398 i casi dello stesso tipo su scala nazionale) su un totale di 670 casi trattati.
Ecco la situazione in Lombardia.
Dimensioni aziendali.L’85,5% degli infortuni mortali è avvenuto nelle imprese con un numero di addetti compreso tra 1 e 9. “Ma il fenomeno è molto più spostato sull’uno.” - ha sottolineato Giovanni Pianosi dell’Asl Città di Milano - “La frammentazione del lavoro complica la vita, anche se è ovvio che una piccola azienda ha molta più difficoltà ad organizzare la prevenzione”.
Settori.Il settore delle costruzioni si conferma il più pericoloso, con il 36,5% degli infortuni, seguito dal comparto agricoltura-caccia (13,4%) e dal metallurgico (13,1%).
Per quanto riguarda i luoghi di infortunio fatale, il 34,7% avviene nei cantieri, il 18% in fabbriche, officine e laboratori, il 10,1% in magazzini e luoghi di carico e scarico.
Cause. Sono le cadute dall’alto la prima causa di infortunio grave o mortale (26,2% dei casi). Il 14% avviene invece a causa di cadute di oggetti sull’infortunato, mentre il 9,5% a causa di perdita di controllo di un veicolo o di una macchina.
Le cadute dall’alto in edilizia colpiscono molti lavoratori anziani; nel 22% dei casi rilevati il lavoratore ha un’età superiore ai 60 anni.
Sicurezza, leggi e procedure. I lavoratori incorrono in incidenti mortali effettuando le attività loro proprie (al 36,5% con conseguenze mortali, al 39,1% con conseguenze gravi), utilizzando utensili, macchine e impianti (casi mortali al 21,6%, gravi al 30,5%), per cause dovute all’ambiente (14,1% mortali, 9,5% gravi) o per attività di terzi (13,6% mortali, 10,9% gravi).
“Tra le cause più comuni ci sono la mancanza di presidi di sicurezza ed errori di procedura nello svolgimento dell’attività da parte del lavoratore” - ha affermato Pianosi - “Lo standard di causa più frequente è una norma di legge, dal 42,1% al 100% dei casi, secondo i fattori determinanti. Ma si tratta di norme sulla prevenzione degli infortuni mortali risalenti al 1955-56, il cui mancato rispetto determina questi numeri. E per quanto riguarda gli infortuni per errore di procedura, si profila una carenza di attività di formazione”.
Lavoro regolare e lavoro irregolare. La quota maggioritaria degli infortuni mortali e gravi riguarda i dipendenti, con il 55,2% dei casi, seguiti dai lavoratori autonomi senza dipendenti (15,2%), soci anche di cooperative (10%). Gli infortuni occorsi a lavoratori irregolari rappresentano invece il 5,8% del campione degli infortuni, mentre quelli occorsi a pensionati il 5,5%.
Primo giorno di lavoro.Icasi di infortunio mortale occorsi nel primo giorno di lavoro rappresentano il 2,7% nel settore delle attività manifatturiere e ben l’11,1% nelle costruzioni. “Per quanto riguarda la percentuale degli infortuni del cosiddetto primo giorno - dice Pianosi -, è chiaro che oltre all’inesperienza e alla scarsa formazione conta anche il fenomeno del lavoro nero, che si manifesta purtroppo solo nelle occasioni “divaricanti”: quando succede qualcosa di grave, allora emerge ciò che, in realtà, è già in corso, cioè la presenza di un lavoratore irregolare. Questa è una constatazione che probabilmente non riguarda tutti i casi, ma una buona percentuale”.
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