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Per visualizzare questo banner informativo è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'OSHA: sicurezza e salute inadeguate per i lavoratori migranti
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Sul sito dell’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro (OSHA) è dedicato ampio spazio ai problemi relativi alla sicurezza e la salute lavorativa dei lavoratori migranti, dove con "lavoratori migranti" si intende “un’ampia gamma di persone in possesso di competenze disparate che hanno deciso di migrare per ragioni diverse”.
Sulla pagina web del sito dell’OSHA è indicato che la “migrazione internazionale ha favorito la crescita e la prosperità sia nei paesi ospitanti che nei paesi d'origine”.
Infatti, secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), “i lavoratori migranti rappresentano una preziosa fonte di manodopera semiqualificata e non qualificata per molti Stati di recente industrializzazione nonché una fonte di manodopera altamente qualificata per i paesi più avanzati, dove contribuiscono a tenere viva la competitività economica”.
Il tasso di crescita di questi lavoratori è in aumento, ha raggiunto il 2,6% nel quinquennio 1985-1990 e la crescita è destinata ad accentuarsi nel XXI secolo.
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Se non tutti questi lavoratori sono "a rischio" in termini di sicurezza e salute sul lavoro, è pur vero che è bene ricordare “tre aspetti particolarmente allarmanti dal punto di vista della salute e sicurezza sul lavoro”:
- “gli elevati tassi di occupazione dei lavoratori migranti nei settori ad alto rischio;
- le barriere linguistiche e culturali che ostacolano la comunicazione e la formazione in materia di SSL;
- il fatto che i lavoratori migranti spesso fanno molti straordinari e/o non sono in buone condizioni di salute e, pertanto, sono più esposti a infortuni e malattie professionali”.
In una recente relazione dell’OSHA, l’Osservatorio europeo dei rischi (ERO) parla dei principali problemi riguardanti la sicurezza e salute professionale dei lavoratori migranti.
Spesso la migrazione, pur offrendo opportunità di migliorare il benessere generale dei lavoratori, “può anche comportare un certo grado di dequalificazione e di diminuzione della mobilità sociale, che a volte è accompagnato da problemi di salute e sicurezza”.
Intanto, come già indicato in precedenza, si assiste spesso a una concentrazione di lavoratori migranti in determinate occupazioni caratterizzate da “condizioni inadeguate in settori quali l’agricoltura e l’orticoltura, l’edilizia, la sanità, i lavori domestici, i trasporti e il settore alimentare”.
E la presenza dei lavoratori migranti in queste situazioni “può essere dovuta non soltanto a carenza di manodopera, ma anche a barriere linguistiche e legali insieme con forme di discriminazione più sottili”.
Presenza che molto probabilmente è ancora più marcata rispetto alle statistiche ufficiali, se al conteggio si aggiungessero “i lavoratori temporanei o non dichiarati, che sembrano essere particolarmente numerosi nell’agricoltura” (si presume che nelle nove maggiori economie dell’Unione Europea tra 4,4 e 5,5 milioni di immigrati lavorino nella cosiddetta “economia informale”).
È evidente che in questo mercato del lavoro per i lavoratori migranti spesso si prospettino una “retribuzione più bassa, orario di lavoro più lungo, instabilità occupazionale più alta, lavoro più faticoso fisicamente e più monotono e più rischi di incidenti sul lavoro”.
Inoltre la loro “esperienza di lavoro nel paese che li ospita è relativamente breve e non conoscono abbastanza i sistemi di salute e sicurezza in vigore”.
Ulteriori informazioni sulla salute e sicurezza lavorativa dei lavoratori migranti sono reperibili nello "Studio della letteratura sui lavoratori migranti" effettuato dall'Osservatorio europeo dei rischi.
“Literature study on Migrant Workers”, OSHA-ERO (Formato PDF, 564 kB).
Tiziano Menduto
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