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La sicurezza sul lavoro vista dai lavoratori (1/3)

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Lavoratori

01/04/2004

Nello studio Isfol sulla qualità del lavoro in Italia sono stati indagati anche gli aspetti della salute, dei rischi e dei disagi sul lavoro.

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L’esposizione a variazioni climatiche (temperature eccessivamente basse o alte), a polveri e la presenza di rumori e vibrazioni sono i principali fattori negativi segnalati dagli italiani negli ambienti di lavoro.
La condizione di disagio segnalata dal maggior numero di lavoratori è il troppo tempo trascorso a un videoterminale (16,4%), seguita dal dover spostare e sollevare carichi eccessivi (15,8%) e dalla posizione in cui si lavora (15,5%). Il 10,4% dei lavoratori segnala invece disagi a causa dell’affollamento degli ambienti di lavoro.
Nel lavoro temporaneo e in quello nelle pmi è rilevata una incidenza infortunistica più elevata rispetto a quella osservata tra i lavoratori occupati in maniera permanente e nelle imprese di grandi dimensioni (Si vedano i dati Inail del luglio 2003). Questo non si rispecchia nella percezione che i lavoratori hanno della loro della sicurezza; a sentirsi maggiormente esposti ad infortuni lavorativi sono i dipendenti a tempo indeterminato più dei temporanei (20,5% contro il 14,1% dei temporanei, quanti hanno un contratto formalizzato più di quelli che lavorano al nero, quanti operano in imprese con più di 200 aziende.

Il panorama della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro vista dalla parte dei lavoratori emerge dallo studio "Qualità del lavoro in Italia", condotta dall’ISFOL sulla base di un campione rappresentativo di 2.000 occupati in collaborazione, per gli aspetti metodologici, con la European Foundation for the Improvement of Life and Working Conditions di Dublino.
Alla qualità del lavoro contribuiscono molteplici fattori; lo studio, volto ad analizzare le condizioni di lavoro in Italia, ha esaminato, anche comparandoli con i risultati delle analoghe indagini svolte a livello europeo, i seguenti aspetti: il tempo di lavoro e la conciliabilità tra lavoro ed impegni extra-lavorativi, l’autonomia e la partecipazione ai processi decisionali, la salute e la sicurezza sul lavoro, le prospettive di carriera, la soddisfazione, le discriminazioni e le molestie sul lavoro, le opportunità di apprendimento e formazione.

La presenza di un ambiente lavorativo privo di fattori di disagio, negativi o nocivi per la salute psico-fisica del lavoratore influisce sulla qualità del lavoro .
“Un’occupazione di qualità presuppone che il lavoratore, da un lato, svolga compiti ed attività che ne rispettino l’anatomia e le esigenze fisiologiche (e che quindi non comportino il sollevamento o spostamento di pesi eccessivi, posizioni scomode o dolorose, movimenti ripetitivi degli arti, ecc.) e, dall’altro, operi in un contesto in cui non sia esposto a rischi per la propria salute (sostanze chimiche nocive, materiali infetti, rumori, vibrazioni, polveri, scarsa luminosità, ecc.). – affermano gli autori della ricerca - Questa dimensione della qualità del lavoro è quella su cui si è sinora maggiormente concentrata l’attenzione delle istituzioni, probabilmente a causa dell’elevato numero di incidenti e di malattie contratte sul lavoro, che ha spinto i decisori politici a predisporre strumenti per la prevenzione dei rischi e per una maggior sicurezza sul posto di lavoro, con il fine ultimo di tutelare la salute degli occupati e di ridurre la spesa per risarcimenti, indennizzi e pensioni di invalidità a carico dello Stato.”

Riguardo all’esposizione ai rischi, il 31,4% degli intervistati dichiara di essere esposto, nello svolgimento del proprio lavoro, a temperature troppo alte o troppo basse e il 29,5% a polveri, mentre il 23,6% indica la presenza di rumori e vibrazioni prodotti da macchinari e il 16,9% di sostanze chimiche nocive.

Considerando i settori produttivi e le dimensioni delle imprese, gli intervistati che dichiarano di essere esposti a rumori e vibrazioni sono prevalentemente occupati nel tessile, in edilizia, nella fabbricazione di macchinari, nella pesca e nel trasporto marittimo ed aereo, nonché in imprese con 6-15 addetti. Segnalano invece l’esposizione a sostanze chimiche nocive quanti operano nella fabbricazione di mezzi di trasporto e di materie plastiche, in edilizia e nelle grandi imprese. Alle polveri dichiarano di essere esposti quanti sono occupati in agricoltura, nell’industria estrattiva, in edilizia, nella fabbricazione di carta e nel tessile; a temperature troppo elevate o troppo basse quanti lavorano nel settore della pesca, nella fabbricazione di articoli in gomma e plastica e di macchine per ufficio, elaboratori e sistemi informatici, nonché gli addetti dell’edilizia, del trasporto aereo e quelli delle grandi imprese. Segnalano poi problemi di scarsa illuminazione soprattutto gli occupati nella fabbricazione di apparecchiature medicali, ottiche e di precisione e quanti lavorano nelle organizzazioni datoriali, sindacali e professionali, mentre sono sottoposti al sollevamento e trasporto di carichi pesanti gli edili, gli occupati in agricoltura, nella fabbricazione di macchine per ufficio e nelle imprese con 2-5 addetti e a posizioni scomode gli occupati delle microimprese, nel comparto della lavorazione della gomma e materie plastiche, dell’edilizia e nel trasporto aereo. Focalizzando l’attenzione sugli occupati nel terziario, invece, si rileva che questi segnalano tra i rischi soprattutto la presenza di materiali infetti (il 44,6% degli occupati nella sanità), l’esposizione a radiazioni (il 75,1% degli addetti al trasporto aereo), e l’eccessivo utilizzo di videoterminali (l’84,3% degli occupati nel noleggio di macchinari, attrezzature e beni e il 61,5% di quanti operano nel campo informatico).


[La seconda e la terza parte dell’articolo saranno pubblicate nei prossimi numeri di PuntoSicuro].
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