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Gli imprenditori e la sicurezza sul lavoro (2)
Nel numero 363 del nostro quotidiano abbiamo dato notizia della ricerca ''Verso un modello partecipato di prevenzione'', condotta dal Censis per conto dell'Istituto al fine di analizzare la cultura della salute e della sicurezza nelle piccole e medie imprese italiane.
Nell'ambito dell'indagine del Censis si e' fatto il punto sul sistema della salute e della sicurezza sul lavoro in relazione ai cambiamenti, che si stanno verificando nel mondo del lavoro.
Nella sezione ''Lavoro individuale, femminile e sommerso: nuovi e vecchi profili di rischio'' e' sottolineato come ''i cambiamenti che stanno interessando il mercato del lavoro, e che hanno subito una forte accelerazione proprio in questi ultimi anni, pongono importanti sfide al sistema della salute e della sicurezza sul lavoro a cui anche i più recenti sviluppi normativi non riescono a dare soluzione che solo in parte.''
L'attuale impianto normativo, incluso il dlgs. 626/94, è basato sulla centralità dell'unità produttiva e sul lavoratore dipendente, fulcro dell'attivita' produttiva, portatore di diritti, e quindi creditore di sicurezza e di condizioni salubri di lavoro.
Tra i cambiamenti in atto vi e' l'evoluzione verso un modello di lavoro sempre più individuale, nella forma di occupazione autonoma in senso proprio, flessibile o temporanea.
La progressiva individualizzazione del lavoro ribalta la logica di prevenzione su cui è impostato l'attuale quadro di riferimento normativo. ''Dalla centralità del luogo di lavoro, e quindi dell'azienda come soggetto responsabile della gestione della salute e della sicurezza dei lavoratori, si passa ad un modello che impone il superamento di questa logica, individuando nel lavoratore l'unico soggetto al contempo attuatore, gestore e beneficiario di una strategia individuale di prevenzione: la capacità di autotutela diventa la variabile determinante per garantire la sicurezza nello svolgimento del proprio lavoro.''
Questo processo di assunzione diretta del rischio infortunistico in capo al lavoratore ''può presentare delle criticità, soprattutto se non adeguatamente accompagnato da politiche in grado di promuovere un orientamento all'autotutela da parte del lavoratore.''
Tra i fattori che fanno del lavoratore individuale un soggetto tendenzialmente più esposto ai rischi di infortuni professionali il rapporto del Censis individua inoltre :
- Elevato livello di mobilità che caratterizza il lavoro individuale, derivante dalla propensione alla pluriattività, alla pluricommittenza e alla temporaneità dei rapporti professionali. Le esigenze di spostamento che l'attività lavorativa richiede aumentano ancor di più l'esposizione al rischio.
- Intensificazione dei tempi lavorativi e il conseguente venir meno della distinzione tra tempo libero e tempo di lavoro, derivante in primo luogo dal marcato orientamento alla performance e al risultato, strumenti essenziali per''star'' sul mercato.
- La sostanziale assenza di identificazione con il''luogo'' di lavoro, che agisce almeno sotto due punti di vista: da un lato, alimenta una cultura del distacco, del non investimento sulla salute e sicurezza nel luogo di lavoro.
- Insicurezza della posizione lavorativa, che agisce come fattore di ansia e preoccupazione strutturale, contribuendo ad alimentare i rischi connessi alla salute e alla sicurezza.
- L'estraneità rispetto alla rete dei soggetti di rappresentanza del lavoro.
Nell'ambito dell'indagine del Censis si e' fatto il punto sul sistema della salute e della sicurezza sul lavoro in relazione ai cambiamenti, che si stanno verificando nel mondo del lavoro.
Nella sezione ''Lavoro individuale, femminile e sommerso: nuovi e vecchi profili di rischio'' e' sottolineato come ''i cambiamenti che stanno interessando il mercato del lavoro, e che hanno subito una forte accelerazione proprio in questi ultimi anni, pongono importanti sfide al sistema della salute e della sicurezza sul lavoro a cui anche i più recenti sviluppi normativi non riescono a dare soluzione che solo in parte.''
L'attuale impianto normativo, incluso il dlgs. 626/94, è basato sulla centralità dell'unità produttiva e sul lavoratore dipendente, fulcro dell'attivita' produttiva, portatore di diritti, e quindi creditore di sicurezza e di condizioni salubri di lavoro.
Tra i cambiamenti in atto vi e' l'evoluzione verso un modello di lavoro sempre più individuale, nella forma di occupazione autonoma in senso proprio, flessibile o temporanea.
La progressiva individualizzazione del lavoro ribalta la logica di prevenzione su cui è impostato l'attuale quadro di riferimento normativo. ''Dalla centralità del luogo di lavoro, e quindi dell'azienda come soggetto responsabile della gestione della salute e della sicurezza dei lavoratori, si passa ad un modello che impone il superamento di questa logica, individuando nel lavoratore l'unico soggetto al contempo attuatore, gestore e beneficiario di una strategia individuale di prevenzione: la capacità di autotutela diventa la variabile determinante per garantire la sicurezza nello svolgimento del proprio lavoro.''
Questo processo di assunzione diretta del rischio infortunistico in capo al lavoratore ''può presentare delle criticità, soprattutto se non adeguatamente accompagnato da politiche in grado di promuovere un orientamento all'autotutela da parte del lavoratore.''
Tra i fattori che fanno del lavoratore individuale un soggetto tendenzialmente più esposto ai rischi di infortuni professionali il rapporto del Censis individua inoltre :
- Elevato livello di mobilità che caratterizza il lavoro individuale, derivante dalla propensione alla pluriattività, alla pluricommittenza e alla temporaneità dei rapporti professionali. Le esigenze di spostamento che l'attività lavorativa richiede aumentano ancor di più l'esposizione al rischio.
- Intensificazione dei tempi lavorativi e il conseguente venir meno della distinzione tra tempo libero e tempo di lavoro, derivante in primo luogo dal marcato orientamento alla performance e al risultato, strumenti essenziali per''star'' sul mercato.
- La sostanziale assenza di identificazione con il''luogo'' di lavoro, che agisce almeno sotto due punti di vista: da un lato, alimenta una cultura del distacco, del non investimento sulla salute e sicurezza nel luogo di lavoro.
- Insicurezza della posizione lavorativa, che agisce come fattore di ansia e preoccupazione strutturale, contribuendo ad alimentare i rischi connessi alla salute e alla sicurezza.
- L'estraneità rispetto alla rete dei soggetti di rappresentanza del lavoro.
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