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Infortuni mortali: Italia fanalino di coda? Come leggere i dati europei

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Approfondimento

06/02/2008

Inail: i confronti devono tener conto dei dati disomogenei e non in termini assoluti, esistendo ancora problemi di armonizzazione; sulla base dei tassi di incidenza, è confermata la favorevole posizione dell'Italia rispetto alla media europea.

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La segnalazione viene da Eurostat e rilanciata da Inail. A tutt'oggi, i dati sugli infortuni sul lavoro vengono forniti dai vari Stati membri non in forza di una direttiva, ma di un semplice gentlemen's agreement.
 
Per questo le statistiche sugli infortuni sul lavoro risentono pesantemente delle difformità legate ai criteri di rilevazione e alle diverse procedure di dichiarazione di non pochi Stati membri (tra cui Regno Unito, Irlanda, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia).
In questi Paesi, che non dispongono di un sistema assicurativo specifico per gli infortuni sul lavoro, "in pratica, solo una parte viene effettivamente dichiarata e tali sistemi fanno registrare un livello di dichiarazione medio soltanto del 30-50% per l'insieme di tutti i settori di attività economica" (fonte: ESAW, Statistiche europee degli infortuni sul lavoro. Metodologia, Eurostat, Commissione europea).
 
Eurostat invita quindi a non raffrontare i dati degli andamenti infortunistici dei vari Paesi in termini assoluti, in quanto sostanzialmente non omogenei, e a confrontare esclusivamente attraverso i "tassi di incidenza standardizzati", elaborati mediante specifiche metodologie statistiche, apportando alcuni correttivi che tendono a rendere più comparabili i dati. Per esempio, nei tassi standardizzati sono esclusi gli infortuni in itinere e quelli dovuti a incidenti stradali e a bordo di qualsiasi mezzo di trasporto nel corso del lavoro: si tratta infatti di dati non rilevati e dichiarati da tutti i Paesi.
 
 
 


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Sulla base dei tassi di incidenza, - sottolinea l’Inail - viene confermata la favorevole posizione dell'Italia rispetto alla media europea.
Il nostro Paese presenta, per gli infortuni in complesso, un indice pari a 3.085 infortuni per 100mila occupati, al di sotto sia del valore riscontrato per l'Euro-zona (3.698), sia per quello della Ue dei 15 (3.221). La graduatoria risultante dalle statistiche armonizzate colloca l'Italia per il 2004 (ultimo anno disponibile) ben al di sotto di Paesi assimilabili al nostro come Spagna, Francia e Germania.
 
Per i casi mortali l'Italia, con un indice nazionale di 2,5 decessi per 100mila occupati si colloca in linea con il dato rilevato per i 15 Stati membri e al di sotto di quello registrato nell'Euro-zona (2,8), che comprende Paesi più omogenei al nostro sia dal punto di vista dei sistemi assicurativi, sia di quello della omogeneità e completezza dei dati.
 
 
Fonte: Inail



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Rispondi Autore: Confente Pier Giorgio - likes: 0
06/02/2008 (10:28)
plaudo all'articolo che riporta il problema nei suoi alvei naturali
saliti Confente

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