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Il supporto psicologico nell’attivita’ di soccorso

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Gestione emergenza ed evacuazione

04/04/2007

Promuovere la cultura della sicurezza è un fattore essenziale per la prevenzione delle malattie fisiche e psichiche anche nei lavoratori del soccorso. Un approfondimento dei vigili del Fuoco.

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Nell’ultimo numero di Obiettivo Sicurezza, periodico dei Vigili del Fuoco, è stato pubblicato un approfondimento sul “Il supporto psicologico-psichiatrico nell’attività di soccorso”.

Secondo il periodico “promuovere la cultura della salute e della sicurezza socio-lavorativa rappresenta un fattore essenziale per la prevenzione delle malattie fisiche e psichiche anche nei lavoratori del soccorso”.
”Laddove l’emergenza, poi, rappresenta la quotidianità e non l’eccezionalità, come per i vigili del fuoco e gli operatori del soccorso, si assiste ancor più all’esasperarsi del problema, poiché i lavoratori del settore sono a contatto continuo e diretto con la sofferenza e la vulnerabilità umana”.

Per quanto riguarda la legislazione per i lavoratori del soccorso, l’articolo richiama l’attenzione sulla recente direttiva della Presidenza consiglio dei ministri del 13.6.2006, concernente i “Criteri di massima sugli interventi psico-sociali da attuare nelle catastrofi”. Tale direttiva, rappresentando “la particolare importanza di prestare la massima attenzione ai problemi di ordine psichiatrico-psicologico che possono manifestarsi nelle popolazioni colpite da eventi calamitosi sia tra le vittime che tra i soccorritori”, indica e regolamenta con modalità innovative indirizzi operativi di organizzazione, prevenzione, formazione e tutela della salute psichica.

Il problema della salute psichica per i lavoratori del soccorso è di estrema importanza e deve essere affrontato con un approccio metodologico sistematico, completo ed integrato, con diversi livelli di intervento.

La metodologia proposta dall’articolo è:
- prevenzione primaria, come attività di organizzazione salutare del contesto lavorativo (ad es.non conflittuale) e di formazione, svolta in tempi di non-emergenza, tesa a sensibilizzare e a far conoscere non solo i rischi psicologici del soccorso, come lo stress, ma anche le risorse umane naturali e difensive di ogni soccorritore, gli aspetti relazionali, motivazionali..;
- prevenzione secondaria, come supporto psicologico di base nell’immediato di eventi critici e ad elevato impatto emotivo, con incontri di sostegno di gruppo ed individuali; prevenzione terziaria, come attività di assistenza psichiatrica e psicoterapeutica finalizzata alla comprensione del disagio/ disturbo presentato ed alla sua risoluzione.

“L’analisi del “disagio psicologico” nel soccorso, infatti, evidenzia che:
- all’esperienza di un evento critico, di una emergenza o di una catastrofe, non necessariamente o quantomeno non in modo automatico consegue un vissuto traumatico d’intensità tale da destabilizzare un preesistente equilibrio psichico; si hanno evidenze di reazioni diverse che vanno dalla sofferenza umana, fino alla disperazione, ma anche all’indifferenza, al cinismo e all’orrore di comportamenti di interesse criminologico”.

È quindi necessario “il rispetto per la soggettività della persona, ovvero adoperarsi affinché il lavoratore del soccorso possa conservare personali condizioni di equilibrio psichico; questo non significa che egli debba forzatamente corrispondere ad un modello o ad un comportamento ideale né che possa essere esente da stati d’animo ed emozioni correlate all’esperienza critica, in quanto la tristezza ed il dolore non sono automaticamente depressione e disturbo post traumatico da stress, ma esperienze che necessitano di contenimento emotivo e di solidarietà umana”.

A cura di Pierluigi Fortezza.

Fonte: Obiettivo Sicurezza.

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