IL CARICO DI LAVORO MENTALE: COME GESTIRLO
Sono state recepite e tradotte in lingua italiana la norme europee EN ISO 10075-1 e EN ISO 10075-2, divenendo a tutti gli effetti norme nazionali italiane.
La nuova ISO 10075-1, Il carico di lavoro mentale: come definirlo, gestirlo e valutarlo, si propone come supporto alla progettazione di condizioni lavorative che tengono conto del carico mentale, facendo rientrare nel “mentale” - oltre all’impegno cognitivo - esperienze e comportamenti umani che riguardano la sfera emozionale e la sfera sociale, coinvolte in ogni attività lavorativa: aspetti interdipendenti dell’applicazione dei principi ergonomici ai sistemi di lavoro che non possono essere considerati separatamente.
La fatica mentale è definita nella norma come “alterazione temporanea dell’efficienza funzionale mentale e fisica, condizionata dall’intensità, durata e andamento temporale dello strain mentale precedente” ed è da considerare fra i rischi da prevenire sul luogo di lavoro.
La monotonia, viene attribuita all’eccessiva ripetitività e uniformità dei compiti da svolgere ed a un campo di attenzione troppo ristretto.
La ridotta vigilanza, molto pericolosa quando viene accusata da operatori con compiti di controllo, insorge se - a livello mentale - c’è contraddizione fra richiesta continua di attenzione (ad es. per cogliere sui displays eventuali segnali di malfunzionamento) e la poca variabilità o assenza di eventi che inducono noia, lentezza e sonnolenza.
La saturazione mentale, è uno stato di confuso nervosismo e di rifiuto emotivo nei confronti di mansioni o situazioni ritenute inutili.
Progettare il lavoro per ottimizzare il carico mentale.
La seconda parte della norma si propone come guida per la progettazione dei sistemi di lavoro, in particolare per quanto attiene ai compiti, alle attrezzature da utilizzare, alle postazioni ed alle condizioni organizzative, focalizzando l’attenzione sul carico mentale e sui suoi effetti.
Tra le caratteristiche che il sistema previsto dalla norma dovrà garantire vi è la tolleranza dell’errore: a fronte di un comando errato deve essere possibile la reversibilità dell’ultima azione compiuta.
La norma prevede anche che “non esperti” come datori di lavoro, lavoratori e loro rappresentanti, gestori di sistemi, progettisti e autorità istituzionali possano ugualmente trovare e capire le indicazioni utili per orientarsi nel campo della valutazione del carico mentale. Naturalmente, a differenti livelli di competenza corrisponderanno differenti livelli di precisione.
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