UNI EN 689: il ruolo del valutatore e le novità per il rischio chimico
Bologna, 31 Ott – Come ricordato anche nella campagna europea 2018-2019 « Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro in presenza di sostanze pericolose», la protezione contro i rischi derivanti dall’esposizione agli agenti chimici pericolosi è un elemento determinante per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. E le sostanze pericolose sono molto più diffuse nei luoghi di lavoro di quello che normalmente si pensa. Secondo alcuni dati, tratti da un’indagine europea di qualche anno fa, tali sostanze pericolose sono presenti quasi nel 40% di tutti gli ambienti lavorativi.
Proprio in relazione alla campagna europea, di cui PuntoSicuro è media partner, abbiamo dunque deciso di raccogliere durante la manifestazione “ Ambiente Lavoro” (Bologna, 17-19 ottobre 2018) informazioni sulle novità in materia di rischio chimico, con particolare riferimento alla valutazione dell’esposizione al rischio, una valutazione a volte complessa e influenzata da numerosi fattori.
La nuova edizione della norma EN 689
Sicuramente una delle novità più rilevanti nel 2018 in materia di rischio chimico è la nuova norma tecnica UNI EN 689:2018 “Atmosfera nell'ambiente di lavoro – Misura dell'esposizione per inalazione agli agenti chimici – Strategia per la verifica della conformità coi valori limite di esposizione occupazionale”, una norma che – come indicato dall’UNI - definisce una strategia “per effettuare misure rappresentative dell’esposizione per inalazione ad agenti chimici in modo da dimostrare la conformità coi limiti di esposizione occupazionale (OELVs)”.
Per avere informazioni sulla nuova norma, abbiamo intervistato Maria Ilaria Barra (Contarp, Inail) che ha partecipato come relatrice al convegno “REACH_2018 - SOSTANZE PERICOLOSE. L’Identificazione delle sostanze nell’ambito della Registrazione, Autorizzazione, Restrizione e gestione del rischio da agenti chimici pericolosi, cancerogeni, mutageni nei luoghi di lavoro” con una relazione dal titolo “La valutazione dell'esposizione alle sostanze chimiche nei luoghi di lavoro: la nuova Norma EN 689:2018”.
Avevamo già intervistato Maria Ilaria Barra alla fine del 2016 quando sembrava che a breve sarebbe stata presentata la nuova edizione della norma EN 689. Poi è invece passato un anno. E l’intervista parte proprio chiedendo i motivi di questo ritardo.
Di cosa si occupa la norma e perché è importante?
Quali sono gli aspetti rilevanti? Quali sono le caratteristiche della figura professionale del “valutatore” individuata dalla norma?
La domanda conclusiva non può che riguardare gli obblighi delle aziende: con la nuova norma è necessario che le aziende rieseguano la valutazione dell’esposizione per inalazione a composti chimici?
Come sempre diamo ai nostri lettori la possibilità di seguire integralmente la video intervista e/o di leggerne una parziale trascrizione.
L’intervista di PuntoSicuro a Maria Ilaria Barra
La norma, di cui poi racconteremo le caratteristiche, sarebbe dovuta uscire già nel 2017. Cosa è successo? Come mai questo ritardo di un anno?
Maria Ilaria Barra: “Sì, la norma doveva uscire un pochino prima, poi ci sono stati dei tempi tecnici un po’ più lunghi. Questo perché, come per tutte le norme, dopo aver redatto il draft, la norma viene sottoposta alla votazione degli Stati membri che possono effettuare dei commenti. Sono arrivati un numero di commenti effettivamente rilevante, 700, anche se molti, di tipo editoriale, erano soprattutto legati alla traduzione del testo in tedesco. Comunque una buona metà erano commenti tecnici e c'è voluto un po’ di tempo per rispondere puntualmente: il gruppo di lavoro del CEN deve rispondere a tutte le osservazioni degli Stati membri per iscritto. E quindi questo ha fatto slittare i tempi.
Comunque poi la norma è stata votata ed è stata approvata con una larga maggioranza ad eccezione di un astenuto e di un voto negativo”.
C'erano delle differenze tra i paesi, ad esempio sulle strategie di valutazione e di campionamento?
M.I.B.: “Sì, al di là dello slittamento dei tempi di approvazione del draft, la norma stessa ha richiesto dei tempi abbastanza lunghi proprio perché ci sono delle posizioni, nei diversi Stati membri, molto diverse. Alcune proprio di impostazione. Per esempio c'è l'Inghilterra che ha una impostazione un po’ più pragmatica e che privilegia quelle che sono le misure di prevenzione e protezione, l'adozione di buone pratiche, rispetto al controllo anche mediante le misure.
Ci sono altri Stati, per esempio l'Italia o come la Francia, che invece danno priorità al controllo della salubrità degli ambienti di lavoro e del valore di esposizione dei lavoratori tramite le misure. Ci sono poi paesi come la Germania dove, per esempio, le misure degli agenti chimici negli ambienti di lavoro vengono fatte proprio dall’ente assicurativo, l’ente di ricerca tedesco, quindi è direttamente lo Stato che effettua queste misure. Ci sono delle posizioni molto diverse.
La norma poi è richiamata (…) anche all'interno delle leggi nei vari paesi europei in modo un po' diverso. E questo ha reso più difficile il lavoro di trovare una norma a livello europeo che fosse comunque accettabile, nonostante le diverse visioni, da tutti i paesi europei che erano al tavolo di lavoro. È stato un lavoro non indifferente”.
Presentiamo la norma… Di cosa parla e quali sono i suoi aspetti più rilevanti?
M.I.B.: “La 689 parla della valutazione delle esposizioni ad agenti chimici aerodispersi nei luoghi di lavoro e del confronto di questi valori di esposizione con valori limite di esposizione occupazionale. Quindi si occupa di come andare a misurare, cosa misurare, quanto spesso misurare, quali agenti chimici misurare all'interno del posto di lavoro e come confrontarli con un limite di esposizione professionale in modo da essere sicuri che proprio i lavoratori non siano esposti ad agenti chimici o, se risultano esposti, di adottare tutte le misure di prevenzione e protezione che sono previste. Quindi una norma per il confronto del valore di esposizione degli agenti chimici con un limite di esposizione professionale. Questo in grandi linee.
In pratica definisce una strategia, che è proprio questa strategia di misura e di confronto, e nel fare questo affronta una serie di elementi che, nella valutazione e nella gestione del rischio chimico nell'ambiente di lavoro, sono importanti. A partire dalla figura del valutatore, dalla variabilità dell'esposizione nel corso della giornata, nel corso dell'anno, alla esposizione multipla a più agenti chimici nell'ambiente di lavoro (e quindi come valutarla, se questi agenti agiscono sullo stesso organo bersaglio), ai limiti di esposizione professionali che – come emerso all'interno del convegno Reach - sono limiti diversi a livello europeo (…). Ci sono dei limiti di esposizione professionale a volte differenti per le diverse sostanze e vengono affrontate tutte queste tematiche all'interno della norma (…)”.
Parliamo di una norma che è stata emanata il 9 maggio 2018 e che è stata già recepita in Italia…
M.I.B.: “La norma è stata recepita il 12 luglio 2018 dall’UNI, quindi è disponibile sul sito dell'UNI. È recepita per ora in inglese, è disponibile in inglese. Il mirror group (…) sta lavorando anche per la traduzione in italiano. E si spera che a breve sia disponibile anche il testo in italiano della norma”.
Lei ha accennato anche alla figura del “valutatore” che, chiaramente, sarà chiamato diversamente nella versione inglese. Cosa dice la norma rispetto a questa figura?
M.I.B.: “L’appriser in inglese - ‘valutatore’ è la versione che, per ora anche se non definitiva, abbiamo dato in italiano – è la figura che si occupa di fare questa valutazione, è il tecnico incaricato di effettuare la valutazione e deve avere alcune caratteristiche, perché, come già emerso da queste poche frasi, gli argomenti, le problematiche che influiscono su una valutazione dell’esposizione a diversi agenti chimici in un posto di lavoro non sono semplici, per tanti motivi. Per cui servono delle competenze.
Ovviamente la norma non è la norma che va a definire le competenze di una figura professionale perché ci sono altri gruppi UNI che stanno lavorando su queste norme. Quindi non ci si poteva spingere troppo.
Però indubbiamente viene definita come una figura che deve avere esperienza e competenza sia nell'ambito dell’igiene industriale, sia nell'ambito dei processi e dell'organizzazione del lavoro, che nel campionamento e nelle tecniche di campionamento e analisi degli agenti chimici”.
A questo punto, in conclusione, rifaccio la domanda che ho fatto nel 2016. È necessario, a suo parere, che le aziende rimettano mano alla valutazione dell’esposizione al rischio chimico?
M.I.B.: “Diciamo che la valutazione degli agenti chimici nel posto di lavoro è un processo dinamico; non è un processo statico perché a volte cambiano gli agenti chimici, ma anche se non cambiano gli agenti chimici, possono cambiare le condizioni al contorno. Quindi, ad esempio, perdite in alcuni punti o i funzionamenti degli impianti e delle macchine possono far variare la situazione. È una situazione in evoluzione. Tanto è vero che è consigliato, comunque - anzi è obbligatorio dopo alcuni tempi - ripetere la valutazione.
Le aziende che si troveranno a ripetere la valutazione del rischio chimico, perché previsto, la ripeteranno secondo la nuova 689. Quindi la nuova valutazione del rischio chimico che andranno a fare a breve dovrà essere conforme alla 689:2018 perché la vecchia norma è stata ritirata. Ma se le valutazioni previste sono state già fatte ovviamente le nuove valutazioni seguiranno la nuova norma”.
Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto
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Rispondi Autore: Dorit Piche - likes: 0 | 05/11/2018 (19:53:06) |
corso un pò complicato |