È necessario un nuovo patto per la salute e sicurezza sul lavoro?
Brescia, 18 Mag – Non è consueto che il Presidente del Consiglio dei ministri, in relazione a un'interrogazione in materia di salute e sicurezza, risponda – come è successo qualche giorno fa alla Camera - citando nome e cognome di cinque lavoratori deceduti recentemente aggiungendo che per impedire queste morti sia necessario fare di più.
Il problema è che momento in cui la morsa della pandemia ha allentato lievemente la sua presa, la drammatica ‘ordinaria’ frequenza di infortuni gravi e mortali è tutto ad un tratto tornata di nuovo a fare notizia, ad allarmare la politica, ad essere ricordata nei giornali, anche se spesso con approfondimenti che dimenticano di parlare delle effettive cause degli infortuni.
Sappiamo, tuttavia, che a volte anche le “drammatiche ordinarie frequenze”, a cui si dovrebbe in realtà cercare di porre rimedio ogni giorno, nel momento in cui vengono notate e sottolineate, hanno la possibilità di tradursi in una ripresa di tutte quelle attività, di tutti quegli organismi e Comitati che, non solo a causa della pandemia, nel tempo hanno ridotto e rallentato la loro azioni di stimolo e gestione in materia di prevenzione.
In questo senso riprendiamo oggi un’iniziativa delle tre principali organizzazioni sindacali – Cgil, Cisl e Uil – che il 12 maggio hanno lanciato un manifesto con la richiesta di un vero e proprio nuovo patto per la salute e la sicurezza che contiene sette richieste: si va dalla formazione alle ispezioni, dalla ricerca alla scuola, dalla contrattazione agli appalti. Un patto che chiede conto anche della “ Strategia nazionale su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro” e propone una Cabina di regia permanente alla Presidenza del Consiglio tra Governo e Parti Sociali.
Riprendiamo brevemente il manifesto pubblicato dalle organizzazioni sindacali:
Per comprendere meglio la portata di queste richieste, per capire quali sono state le risposte da parte dei due ministri (Lavoro e Salute) e anche per raccogliere il clima attuale in materia di salute e sicurezza, abbiamo deciso di intervistare Cinzia Frascheri, giuslavorista e Responsabile nazionale Cisl Salute e Sicurezza sul Lavoro.
Cominciamo a comprendere con lei quale siano, secondo le organizzazioni sindacali, gli aspetti su cui intervenire, senza dimenticare di chiedere, anche un po’ provocatoriamente, “perché adesso”? E come mai ad oggi non sia stata ancora elaborata la Strategia nazionale di cui anche noi parliamo, nelle interviste e negli articoli, da almeno una decina di anni.
Cosa viene richiesto in materia di formazione? Come portare la salute e sicurezza anche nei programmi scolastici?
Si chiede di “migliorare le ispezioni in quantità, qualità e frequenza”. Come operare questo miglioramento?
Come e con che obiettivi investire di più sulla ricerca in materia di sicurezza?
Cosa viene richiesto riguardo alla rappresentanza dei lavoratori e alla valorizzazione della contrattazione?
Quali sono le richieste in materia di appalti e patente a punti? Come migliorare la prevenzione nella “giungla degli appalti”?
L’intervista video è stata realizzata, tramite piattaforma, il 13 maggio e, come sempre, diamo ai nostri lettori la possibilità di visualizzarla integralmente e/o di leggerne una parziale trascrizione.
Questi gli argomenti trattati nell’intervista:
- Perché adesso un nuovo patto per la salute e la sicurezza?
- Patto per la sicurezza: le richieste in materia di formazione e ispezioni
- Patto per la sicurezza: cosa hanno risposto i ministri del Lavoro e della Salute?
L’intervista di PuntoSicuro a Cinzia Frascheri
Perché adesso un nuovo patto per la salute e la sicurezza?
La prima domanda non può che rischiare di sembrare un po’ provocatoria: perché adesso un patto su salute e sicurezza? In fondo, al di là dei recenti infortuni mortali che hanno riacceso i riflettori mediatici sulla sicurezza, i dati ci ricordano continuamente che abbiamo troppi infortuni e malattie professionali e che le strategie di prevenzione, in questo senso, hanno larghi margini di miglioramento…
Cinzia Frascheri: È vero, è verissimo che in realtà il tema è un tema che non nasce oggi. È un tema che ci portiamo dietro con punte di picco di drammaticità nel tempo e occorre anche parlare – e nella sua domanda mi fa molto piacere il fatto che non siano ricordati solo gli infortuni mortali e gravi – anche di malattie professionali (…).
Perché oggi? In realtà non è un oggi. È che di per sé occorre anche valutare il fatto che c'è un’evoluzione in quelle che sono le cause. Perché se si dice, con la frase classica, ma drammatica nel merito, che ancora oggi si muore come 30 anni fa, da un lato è vero, dall'altra parte le cause sono diverse. E quindi oggi occorre necessariamente evolvere anche l’analisi, evolvere la ricerca, evolvere anche un nuovo patto. In realtà quello che chiediamo non è un patto che per la prima volta affronta il tema, ma è un nuovo patto perché oggi dobbiamo necessariamente inquadrare la situazione.
Ricordo a tutti che siamo passati, e speriamo che sia la coda, attraverso un periodo di pandemia che necessariamente ha in parte influito notevolmente su quelli che sono stati gli infortuni mortali e gravi in ambiente di lavoro - specialmente in certi settori – ma dall’altra parte anche sulle modifiche che sono avvenute nell’organizzazione del lavoro, delle realtà lavorative, che richiedono una nuova valutazione. E il sindacato non è nuovo a dover affrontare questi temi, assolutamente, e anche nel rapporto con le istituzioni e con le parti datoriali.
Oggi c’è bisogno di ripartire con una nuova analisi, con una nuova valutazione e quindi nuovi interventi.
(…)
Patto per la sicurezza: le richieste in materia di formazione e ispezioni
Partiamo dalle richieste e dai punti di cui si compone il patto. Il primo punto è quello della formazione considerato come un “diritto universale ed esigibile di ogni lavoratore e lavoratrice”. Riguardo alla formazione c’è poi anche una vostra richiesta un po’ meno usuale: la formazione per i datori di lavoro. Approfondiamo questi aspetti.
C.F.: In realtà il tema della formazione è un tema molto articolato. E se chiaramente poi bisogna sintetizzarlo, nell'ambito dei sette punti che noi abbiamo evidenziato come priorità (…), non si può pensare di sintetizzarlo solo come “più formazione”. Perché questo slogan poi, alla fine, in questi anni, è diventato anche, in certi casi, un alibi. Cioè nel senso che quando si parla di prevenzione la prima cosa che viene chiesta è “più formazione”. Ma sappiamo che “più formazione”, se diventa solo un'azione massiva, assolutamente non declinata, non mirata, di cui non si verifica l'efficacia, alla fine quasi potrebbe diventare controproducente. Il lavoratore, se non riceve una formazione specifica, che gli serve, una formazione mirata a quella che è la propria mansione, alla fine diventa davvero una attività che viene quasi non accettata e non partecipata.
L'importante è ricordare che la formazione è da declinare nei suoi aspetti diversi, come dice il decreto 81: informazione, formazione e addestramento, elemento fondamentale, forse quasi prioritario nell'ambito di quelle che sono le azioni trasferimento di conoscenze e competenze. Sappiamo quanto, in realtà, il mancato addestramento adeguato vicino alla macchina, nello svolgimento della mansione, sta determinando e forse è stata proprio una delle cause che hanno portato agli ultimi morti sul lavoro, di recente. Anche la ragazza di Prato. Perché non si può essere adibiti ad una mansione senza conoscere fino in fondo come si declina in quel contesto, in quella realtà, con quei ritmi, con quei carichi di lavoro, con quella macchina.
Se si fa una formazione generale, una formazione alla mansione teorica, ma non con riferimento a quel contesto specifico, poi alla fine non si danno quelle garanzie di conoscenza e di competenza tali da poter tutelare il lavoratore.
Altro elemento è il fatto di non fare una formazione di quantità. ma di qualità.
Sembra uno slogan ma non lo è, in concreto. Alla fine non è la quantità di ore, non è il fatto di stare giornate intere in formazione, ma è in realtà il fatto di fare – e questo il contratto dei metalmeccanici un po’ lo ha già tracciato – pillole costanti, continue, una sorta di goccia continua che va poi a scavare veramente la pietra e quindi a intervenire sui comportamenti, intervenire su quelli che sono gli atteggiamenti. (…)
Altro elemento è poi legato al prevedere la formazione per tutti gli attori della prevenzione superiore (…). Ed è stata poi una proposta della CISL, riconosciuta dalle altre organizzazioni, (…) il fatto di chiedere davvero di prevedere una formazione dei datori di lavoro. Anche in questo caso non vuol dire, in realtà, mettere il datore di lavoro a fare quantità di ore di formazione, perché di per sé ognuno ha il suo ruolo e quindi il datore di lavoro è chiaro che poi non dovrà intervenire nel merito specifico.
Ma non si può consentire che un datore di lavoro che prenda questo ruolo e che abbia quindi il maggior livello di responsabilità, il potere di decidere e spendere in maniera assoluta in materia di salute e sicurezza, non conosca quali sono gli elementi base della tutela. Il fatto che si possa acconsentire che l'imprenditore possa avviare un'attività lavorativa senza conoscere minimamente quali sono gli elementi cardine della salute e sicurezza, questo non è più accettabile.
Quindi in questo caso noi abbiamo chiesto assolutamente che venisse evidenziato nel punto sulla formazione la formazione dei datori di lavoro, che poi declina (…) in dirigenti e preposti; l'importante però è che dalla testa si parta con quello che l'atteggiamento, con quello che poi, ricordiamoci sempre, dice l'articolo 2087: l'imprenditore è “tenuto ad adottare”, cioè nel senso che deve essere intrinseco negli imprenditori il dovere di sicurezza e la necessaria attenzione e tensione.
(…)
Un punto importante è poi il terzo che chiede di “migliorare le ispezioni in quantità, qualità e frequenza”. Come è possibile questo miglioramento? Si parla solo aumento dell’organico degli Ispettori del lavoro o anche dei tecnici della prevenzione a livello regionale?
C.F.: Anche questo è un punto che abbiamo dovuto sintetizzare. Chiaramente apre a una questione molto più ampia e articolata. Questo aspetto considera la necessita – e l'abbiamo detto in maniera chiara già da molto tempo e qui lo ribadiamo – di agire assolutamente su una revisione di quello che è il sistema della prevenzione istituzionale e, dall’altra parte del sistema dei controlli. Occorre necessariamente che ci sia finalmente un coordinamento chiaro tra quello che è mondo del Ministero del lavoro con i suoi ispettori (…) e quello che è il mondo del Ministero della Salute cioè attraverso la presenza nelle regioni delle ASL e quindi dei sistemi di prevenzione regionali.
Perché non possiamo più assistere, in realtà, a questi due percorsi paralleli che di per sé poco si armonizzano ma che al contempo creano da un lato, nei riguardi delle realtà lavorative, uno strano disallineamento, e dall’altro lato vanno a disperdere quelle che sono le risorse economiche, ma anche le risorse umane e competenze in rivoli diversi.
Bisogna partire da un coordinamento forte su questi due mondi (…).
Quindi in questo caso ci si deve approcciare ad una riforma chiara del sistema. Noi come sindacati avevamo ipotizzato quello che poteva essere un unico ente - poi chiamiamolo agenzia, chiamiamolo come vogliamo - un unico ente centrale che possa davvero andare a coordinare tutte queste attività sul territorio che ricordiamo non devono essere solo di controllo e vigilanza ma devono prevedere anche un supporto alle imprese. Oggi le ASL fanno un grandissimo lavoro di supporto dal lato tecnico e in aiuto nell'identificare quali sono le migliori misure ed interventi di prevenzione. (…) Ma occorre un coordinamento.
Fatto questo coordinamento è chiaro che occorrerà arrivare anche a maggiori assunzioni, già era stato fatto questo tipo di intervento relativo alle assunzioni (…), però noi abbiamo chiesto non solo assunzioni ma anche che le assunzioni prevedessero poi l’esercizio del ruolo, la possibilità di avere le risorse per poter esercitare il ruolo.
Perché (…) in certi casi le ASL non hanno neanche la benzina - loro ce l'hanno detto - per poter andare a fare i controlli. (…) È, non è secondario, è importante la possibilità di avere anche per loro una formazione aggiornata. (…) Perché, come dicevo all'inizio, l'evoluzione della prevenzione è un’evoluzione che prevede anche un mutamento positivo della tecnologia utilizzata, delle procedure da mettere in pratica, di quelli che sono i nuovi rischi, i nuovi agenti che vanno a determinare un’esposizione a rischio dei lavoratori. (…)
(…)
Patto per la sicurezza: cosa hanno risposto i ministri del Lavoro e della Salute?
Queste vostre proposte sono state portate ai ministri del Lavoro e della Salute: con quale risultato? Si creerà, come avete chiesto, una cabina di regia permanente alla Presidenza del Consiglio tra Governo e Parti Sociali? Cosa pensate delle risposte che avete ricevuto?
C.F.: Intanto la richiesta di una cabina di regia non è per andare a creare un nuovo tavolo, perché a volte veniamo accusati di questo. Ma di per sé il problema sta nel fatto di capire quali sono gli obiettivi dei diversi tavoli.
Intanto ricordiamoci che noi abbiamo sempre chiesto e continuiamo a chiedere che (…) lavori il Comitato ex articolo 5 (del D.Lgs. 81/2008, ndR). Comitato ex articolo 5 che oggi sarebbe facile dire “c'è stata la pandemia”. Certo non stiamo chiedendo, non stiamo dicendo che in questo tempo non ha lavorato: sarebbe sciocco dirlo e anche noi sappiamo bene quanto il Ministero della Salute in questo periodo ha avuto delle priorità di cui non poteva non tenere conto. Però dall'altra parte sappiamo quanto prima del tempo della pandemia noi abbiamo chiesto che il comitato ex articolo 5 fosse assolutamente molto più operativo e molto più interattivo; sappiamo che questo ha determinato anche delle conseguenze sul ritardo del SINP, sappiamo quanto il sistema informativo nazionale di prevenzione non sia assolutamente a regime, sappiamo quanto ancora manca per poter avere una banca dati, flussi di dati importanti per fare quella ricerca e quella analisi per andare a vedere l'evoluzione degli infortuni (…).
Inoltre chiediamo che la Commissione Consultiva lavori, che la Commissione Consultiva venga riconvocata e prosegua quel lavoro che un po' di anni fa era stato fatto e che aveva prodotto davvero tanti decreti importanti e significativi (…).
Dunque questi due tavoli sono fondamentali. Il tavolo che viene chiesto, questa cabina di regia ha un valore di natura politica, nel senso di proprio andare a individuare i piani di intervento e quindi quali sono anche la programmazione sul piano delle risorse, visto che arriveranno molte risorse finanziarie da parte di quello che è il PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr). E quindi a questo tavolo dovranno sedere chiaramente i ministri e i segretari generali delle organizzazioni sindacali e dall'altra parte anche le figure di vertice delle associazioni datoriali. In questo senso il ministro ha dato una serie di garanzie, in tal senso, sul cominciare davvero a operare e ha dato garanzia che a breve ripartirà il comitato ex art 5, che verrà convocato a brevissimo. Ci ha detto che in realtà anche la Commissione Consultiva verrà convocata e quindi già questi sono impegni che il Ministro si è preso e che speriamo arrivino immediatamente a concretezza. Dall'altra parte questa cabina di regia verrà creata proprio per stipulare quel patto - vedremo che forma avrà – di impegni in materia di salute e sicurezza. (…)
Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto
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Rispondi Autore: Cristina - likes: 0 | 18/05/2021 (05:52:58) |
La Formazione devono farla anche i sindacati, troppi professori e professoresse in cattedra, gli appalti sono giungle proprio perché sono in odore di mafia ed i sindacati lo sanno perfettamente perché fanno gli slogan anziché rimanere con i piedi a terra, I tesseramenti garantiscono stipendi sicuri e gli accordi sottobanco mettono in pericolo chi è in prima linea. L’unico patto che dovrebbero fare è con le tangenti che rincorrono. |
Autore: paolo | 19/05/2021 (13:42:07) |
lo penso anche io da rls vedo tanta omertà quando presenti idee volte a migliorare la qualità e i processi lavorativi. in tema di sicurezza. e aggiungo anche che molti lavoratori sono pecore che formano un gregge e quelli come me che possono solo segnalare da dl 81 e in più devi lavorarci in quel contesto da lavoratore a sto punto in farei in modo modificando qualcosa di rls su dl81 in tema che non tutela e azione diretta anche verso il lavoratore che non adempie mettendo in pericolo se stesso e altri perché. a oggi puoi solo consigliare con risposte del tipo fatti i c....ituoi. questa è la realtà |
Rispondi Autore: Carmelo Catanoso - likes: 0 | 18/05/2021 (07:25:38) |
Vedo che si continua a proporre la solita minestrina riscaldata almeno negli ultimi 25 anni. Faremo un grande passo in avanti quando passeremo dal solo "controllo" da parte di terzi ed alla repressione post evento, all'autocontrollo in quanto lavorare in sicurezza diventerà e verrà realmente percepito come "conveniente" per le aziende. Sto parlando di un sistema che dimostri ad ogni imprenditore, piccolo o grande, che l’investimento per la sicurezza e la tutela della salute, oltre ad essere eticamente riconosciuto e apprezzato dalla pubblica opinione, può produrre un ritorno economico tangibile in quanto: - esiste un sistema serio per l'accesso e la permanenza sul mercato; - permette all’impresa l’accesso e la permanenza sul mercato dove esiste un sistema di controllo efficiente ed efficace in grado di colpire personalmente ed economicamente chi non rispetta le regole; - costituisce un vantaggio competitivo rispetto ad altre aziende dello stesso settore; - permette la riduzione dei costi indiretti (assenteismo, turnover ecc.); - aumenta l’efficienza dei processi lavorativi; - fa accedere ad agevolazioni fiscali e contributive; - migliora l’immagine aziendale; - riduce la conflittualità interna ed esterna. Ad oggi, nessuno vuole muoversi in questa direzione. Anche se triplicassimo il numero di addetti ai controlli (da poco più di 5000 attivi), dovremmo fare i conti con quasi 4.000.000 di imprese. Anche se creassimo la Procura Nazionale, continueremmo ad intervenire solo sugli effetti e non sulle cause prime. Preferiamo stare ad ascoltare le solite canzoni stonate da parte dei soliti cantori necrofori della prevenzione, I proclami dei professionisti della rappresentanza, indignarci quando c'è l'ennesimo morto e partecipare ad iniziative di autocelebrazione tra addetti ai lavori. Continuando così, non andremo da nessuna parte. |
Rispondi Autore: ing. Sergio Misuri - likes: 0 | 18/05/2021 (08:29:22) |
Senza trascurare i Sistemi tradizionali bisogna con priorità incentivare, soprattutto nelle micro e PMI, iniziative concrete e immediatamente avviabili per migliorare i COMPORTAMENTI dei Lavoratori e dei Preposti, che sono causa o concausa di circa il 90% degli infortuni. Giuste le "pillole" (brevi e continue) di informazione e allerta - pre-job (on site e ad personam) e le "pillole" di addestramento sull'uso corretto e contro l'uso improprio delle specifiche attrezzature, e giuste altre Buone Prassi comportamentali appropriate. Gli incentivi potrebbero riguardare le premialità nelle OEpV , cifre non scontabili nei PA, premi aggiuntivi INAIL - OT23 e sconti sui premi RCT/RCO, ecc. |
Rispondi Autore: Giancarlo Giannone - likes: 0 | 18/05/2021 (09:16:41) |
Tavoli e proclami, proclami e tavoli, nulla di nuovo. |
Rispondi Autore: Claudio Aradori - likes: 0 | 18/05/2021 (19:03:33) |
Ancora Formazione ? Più controlli ? Condivido , i commenti fatti prima di me , anch'io ho una proposta , sindacati ,enti di controllo , esperti ecc. non fate più nulla , continuate a fare patti tra di voi ,convegni ,studi , così giustificate il vostro lavoro , sinceramente ,non me la sento di criticarvi , semplicemente non conoscete la realtà . |
Rispondi Autore: federico b. - likes: 1 | 19/05/2021 (09:12:33) |
concordo sulla formazione obbligatoria per i DDL, anche chi non è RSPP, troppo spesso demandano senza conoscere non solo la norma ma anche i compiti e le responsabilità. Io li invito sempre gratuitamente quando organizzo corsi di aggiornamento ma nessuno si presenta mai. Poi c'è anche chi, ancora oggi, chiede se puoi fornire attestato senza fare il corso, al solito per evitare di perdere le ore in aula (ma state certi che qualcuno che glieli dà lo trovano sempre). In alcune realtà non riesco ad organizzare i corsi perché i sindacati pretendono che si svolgano in azienda, il problema è che l'azienda non ha lo spazio, soprattutto in periodo covid, trovo un hotel ad un km dall'azienda con la sala, ma non basta. Suggerisco così al cliente, contro il mio interesse, di organizzare il corso con il sindacato, ma nemmeno così si riesce. Battaglia persa e lavoratori nel limbo. Ci vuole davvero un cambio di paradigmi, come ha ben illustrato l'ing.Catanoso. |
Rispondi Autore: Rocco Vitale - likes: 0 | 19/05/2021 (17:44:18) |
alcune idee nuove (vecchie) sono la formazione dei datori di lavoro. Però se ancora tutto è vincolato agli Accordi stato regioni avremo una formazione solo formale di carte, moduli ed attestati. Bisogna cambiaree il passo. Come? più responsabilità degli enti che fanno la formazione e controlli sugli enti basati sulla qualità. Assumere più ispettori non è mai servito. Già il Ministro Damiano, prime, e Sacconi poi avevao annunciato i soli 1.000 nuovi ispettori. Il nuovo Sistema Ispettivo del Ministero del lavoro come è stato utile? l'accorpamento degli ispettori INAIL e INPS a quale risultato hanno portato?? Le ispezioni preventive come prevenzione e consigli su cosa fare per mettersi in regola e poi verificare. Andare solo a fatto avvenuto siamo sempre a babbo morto. Un unico ente, agenzia, è indispensabile senza pensare di mettere un isoettore per ogni azienda, non ne verremo mai fuori. Alcuni controlli potrebbero essere demandati agli enti di formazione per mettere on line i risultati leggibili agli Ispettori. Si eviterebbero tutti gli aspetti formali di vedere atti e documenti in loco per poterli esaminare on line e poi procIn questo quadro gli Accordiedere all'ispezione in loco. Però il problema di base, a mio avviso, riguarda il fatto che gli infortuni avvengono nelle piccole e piccolissime aziende e negli appalti laddove si è scarsa o nulla presenza del sindacato. In questo caso gli Accordi sono applicati solo dalle grandi aziende (ove vi è più o meno) un controllo sociale ma resta fuori l'80% del mondo del lavoro delle aziende da 3 a 15/20 dipendenti per i quali il D. Lgs. 81 resta una applicazione di carte, moduli e attestati (molti ancora fasulli) meramente formali nella forma ma senza sostanza di formazione |
Rispondi Autore: Vittorio Buscaglione - likes: 0 | 20/05/2021 (12:14:06) |
La quantità di formazione che è stata fatta, a partire dal DLgs 626, non ha prodotto meno rischi per la salute e meno infortuni gravi. La maggioranza degli infortuni, basta esaminare la casistica, colpisce lavoratori esperti, che svolgono il lavoro da anni. Il tema è principalmente la cattiva organizzazione del lavoro, sovente sotto organico, con situazioni impreviste, urgenze, procedure non definite. In tutte le dichiarazioni sindacali manca sempre il riferimento fondamentale a come nelle aziende sia gli RLS che i Rappresentanti Sindacali hanno la possibilità di effettuare controlli, accertamenti e come le gerarchie aziendali utilizzano l'esperienza dei lavoratori. Questo è il terreno su cui le OO.SS. devono incominciare (perché finora lo hanno fatto pochissime realtà) a fare formazikone "sindacale"; formazione che deve riguardare anche gli operatori e le dirigenze. Anche se ogni tanto i media pubblicano qualche notizia sulle condizioni di lavoro e sugli infortuni (e molto meno sulla salute e sull'usura del lavoro mal organizzato e nocivo), questi sono notizie normalmente censurate, forse più presenti nei giornali locali per richiamare il nome di lavoratori conosciuti localmente. Le poche notizie ad esempio che vengono dalla Lombardia mancano totalmente di informazioni specifiche. Più che tavoli per discutere tra pochi responsabili sindacali e istituzionali, è necessario far diventare informazione quotidina e pubblica dui media quella su infortuni e cattiva organizzazione del lavoro, con riflessione sulla casistica, creare cioé un clima che aiuti RLS e RSU a aprire la discussione con i lavoratori e con le gerarchie aziendali. Forse sarebbe il caso di avviare un piano di contrattazione per settore e singole aziende. |
Rispondi Autore: fausto pane - likes: 0 | 24/05/2021 (15:14:56) |
Primo: le ispezioni presso aziende/ si fanno solo in base ad un programma annuo stabilito con criteri nazionali. Basta ad ispezioni su denuncia da parte di terzi. Si ad ispezioni su denuncia da parte di RLS. secondo: le ispezioni si fanno anche in quelle aziende/imprese in cui ti fanno entrare ma non sai se ti fanno uscire (parole non mie ma di un magistrato pugliese di cui non ricordo il nome...) terzo: le ispezioni si fanno anche (non SOLO) nelle aziende/imprese che possono pagare le sanzioni. Nelle altre, si procede alla chiusura immediata dell'attività. quarto: introduzione del criterio di 'COMPLIANCE de FACTO': hai qualcosa che non va, ma SOSTANZIALMENTE sei in regola: sistema le cosette ed arrivederci al prossimo controllo, sulle cosette. Al loro ritorno, poi, gli ispettori si complimenteranno formalmente con il datore di lavoro, per l'impegno profuso nel sistemare anche le cosette. Sei disastrato, dal punto di vista della sicurezza/salute: CHIUDI, e non ne parliamo più: sei un concorrente sleale e non meriti di competere con gli onesti (quelli di prima). quinto: basta sanzionare i contenuti del DVR, se sostanzialmente risponde ai requisiti di legge. Del DVR, gli ispettori che ho incontrato in trent'anni, ne hanno fatto un BANCOMAT. Manca questo, manca quello, e se c'é, non basta. Cosa vuol dire 'NON BASTA'? COMPLIANCE, ci vuole, non commi e cavilli da azzeccagarbugli. La sostanza paga, non la forma. L'ha detto il Presidente INAIL in un'intervista a radio 24 , nella mattina del 7 Maggio 2021, mica io... sesto: possibilità per il datore di lavoro, sentito il RLS, di DENUNCIARE penalmente il proprio lavoratore che non rispetta le regole, e divieto di reintegro in quella e in nessun'altra azienda/impresa, se non dopo un percorso di educazione -non formazione, educazione, è un'altra cosa- alla sicurezza e alla salute (si fa con chi è stato sorpreso a guidare in stato di ebrezza, anche senza aver causato danni, perché non con chi, sul lavoro, i danni li ha causati o potrebbe causarli?) Mi fermo qui, ma ne avrei altre, di proposte. Scusate la veemenza, ma sto diventando intollerante alle supercazzole spaziali, mentre si continua a morire ed a farsi male perché, in sostanza, nessuno lo dice ma è così, il sistema sanzionatorio finanzia le ispezioni, e pertanto le ispezioni si fanno presso aziende/imprese che possono pagare. PS: sono anche abbastanza stufo di passare per un incompetente, solo perché, quando un ispettore non trova nulla da sanzionare 'corposamente', si attacca al DVR e ne fa scempio. Infortuni ZERO da dieci anni, e l'azienda è sanzionata perché non è formalizzato ESPLICITAMENTE il programma di miglioramento della sicurezza art. 28, comma 2 lettera c. Quello che è scritto sul DVR, NON BASTA. E giù la multa (pardon, l'ammenda), con buona pace della sicurezza reale e della salute garantita nella sostanza (0 infortuni in 10 anni!). Come ben scrive l'ing. Catanoso: minestrina riscaldata, e pure sciapa, aggiungo io. Un saluto affettuoso a tutti. Fausto Pane |
Rispondi Autore: fausto pane - likes: 0 | 24/05/2021 (16:26:01) |
Buona sera, nel commento di prima mi sono scordato di salutare. Ma scusate se insisto. Ma mi pare che capiti a fagiolo il regional pensiero riguardo la sicurezza alimentare, incontrato mentre sto preparando un corso di 'educazione' alla preparazione degli alimenti: REGIONE PIEMONTE D.D. 15 ottobre 2012, n. 692 Definizione di linee di indirizzo per il controllo ufficiale nella microimpresa. La semplificazione. Una gestione semplificata del rischio nelle piccole imprese (alimentari), con riduzione degli oneri burocratici spesso non giustificati da un reale bisogno di tutela della [sicurezza e della] salute, viene ritenuta indispensabile non solo per ridurre i costi e migliorare la competitività delle imprese, ma anche per migliorare l’autocontrollo orientandolo ad azioni di provata efficacia. Parimenti appare indispensabile che analoghi indirizzi siano adottati nell’attività di controllo ufficiale in modo da creare una cultura condivisa su criteri appropriati di gestione del rischio e quindi maggiore coerenza e sinergia tra le azioni di controllo e di autocontrollo migliorando la sicurezza [e la salute] (alimentare) e la tutela della salute [e sicurezza] dei (consumatori) [lavoratori]. E' già tutto scritto, basta togliere quanto in parentesi tonda, aggiungere quanto in parentesi quadra ed essere coerenti con quanto deliberato. Perché per il settore della salubrità degli alimenti SI, e per il settore della sicurezza e salute del lavoro NO? Una tossoinfezione è meno grave di un infortunio? Ancora saluti. Fausto Pane |