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Come affrontare le criticità delle valutazioni del rischio chimico?

Come affrontare le criticità delle valutazioni del rischio chimico?
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Interviste e inchieste

24/01/2020

Valutazione del rischio chimico: le criticità emerse nelle esperienze di controllo e le riflessioni sulle corrette misure di prevenzione e protezione. Ne parliamo con Carlo Muscarella del Gruppo Tecnico Interregionale e Responsabile UOS dell’Ausl Latina.

 

Bologna, 24 Gen – Se il rischio degli agenti chimici pericolosi e il rischio degli agenti cancerogeni e mutageni - come ricordato più volte nell’appena conclusa campagna europea « Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro in presenza di sostanze pericolose» - sono più diffusi di quanto si creda nei luoghi di lavoro europei, è bene tornare periodicamente a parlarne con particolare riferimento al tema delle valutazioni dei rischi. Valutazioni del rischio chimico che abbiamo riscontrato, attraverso vari articoli e interviste, essere a volte carenti o non adeguate ai pericoli realmente presenti.

 

Per tornare a parlarne e soffermarci sulle criticità riscontrate durante le attività di controllo e vigilanza, possiamo fare riferimento al convegno “REACH-OSH 2019. Sostanze pericolose: valutazione del rischio, scheda di dati di sicurezza, scenari di esposizione, misure di gestione del rischio” che si è tenuto il 15 ottobre 2019 ad “ Ambiente Lavoro” a Bologna.

 

Durante la manifestazione abbiamo intervistato uno dei relatori - Carlo Muscarella (Gruppo Tecnico Interregionale Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro, Componente del Gruppo Tecnico Reach, Responsabile UOS Igiene Industriale AUSL Latina) – che nella sua relazione aveva parlato della valutazione del rischio chimico, delle criticità emerse nelle esperienze di controllo e dell'individuazione di corrette misure di prevenzione e protezione.

 

Quanto sono frequenti le criticità che emergono durante le attività di controllo riguardanti l’uso delle sostanze pericolose nei luoghi di lavoro?

Le criticità rilevate nascondono spesso una errata o carente valutazione del rischio chimico? Quali sono le cause di queste criticità?

A distanza di undici anni dal decreto 81 e a tredici dal regolamento Reach c’è ancora un problema di non conoscenza o di cattiva applicazione della normativa?

Quali sono criticità più rilevanti in materia di rischio chimico e in materia di sostanze cancerogene o mutagene?

Ci sono rischi di sovrapposizioni tra i regolamenti europei e le normative nazionali? Cosa si sta facendo in Europa per migliorare l’applicazione della normativa?

Cosa può consigliare alle aziende per migliorare le proprie valutazioni del rischio chimico?

 

L’intervista si sofferma su vari argomenti:



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Come sempre diamo ai nostri lettori la possibilità di visualizzare integralmente l’intervista e/o di leggerne una parziale trascrizione.

 

L’intervista di PuntoSicuro a Carlo Muscarella

 

 

La frequenza e le cause delle criticità in materia di rischio chimico

Partiamo dalla sua relazione che affrontava, riguardo alla valutazione del rischio chimico, le criticità emerse nella vigilanza. Sono frequenti le criticità che emergono durante le attività di controllo riguardanti l’uso delle sostanze pericolose nei luoghi di lavoro?

 

Carlo Muscarella: Una breve premessa. Bisogna ammettere che, soprattutto dopo la pubblicazione della direttiva agenti chimici, ci sono stati miglioramenti nella consapevolezza, di tutti gli attori del sistema, in merito a queste tematiche, ovvero il rischio chimico e cancerogeno nei luoghi di lavoro.

Nonostante ciò, nonostante i tanti documenti di orientamento e le attività di formazione fatte da tanti soggetti, constatiamo nei controlli ancora delle criticità che sono più o meno frequenti a seconda della tipologia dell'azienda e anche, a volte, della dimensione aziendale: le micro aziende sono quelle che hanno maggiori difficoltà ad attuare tutto quanto previsto per la tutela dei lavoratori.

 

Immagino che le criticità rilevate in merito alla mancata adozione delle necessarie misure preventive e protettive nascondino spesso una errata o carente valutazione del rischio chimico…

 

C.M.: Certo, il motivo fondamentale delle criticità è relativo alla presenza di valutazioni dei rischi non corrette (…).

Come abbiamo cercato di spiegare nel lavoro, nella relazione tenuta stamattina e che si riferisce un articolo scritto insieme al Dott. Celsino Govoni, i motivi sono vari.

Ad esempio l'identificazione di tutti gli agenti chimici, la corretta individuazione delle caratteristiche di pericolosità, errori di metodo della valutazione, nella individuazione delle misure di prevenzione, … Insomma, le motivazioni sono tante.

E poi, voglio aggiungere, oltre al problema di criticità nella valutazione del rischio c'è anche il problema di gestire nel tempo sia le informazioni sottostanti la valutazione sia le misure preventive e protettive. C'è un problema di gestione nel tempo appunto di queste misure.

 

La conoscenza normativa, le interferenze e gli ambienti confinati

Quali sono le cause di queste criticità? A distanza di undici anni dal decreto 81 e a tredici dal regolamento Reach c’è ancora un problema di non conoscenza o di cattiva applicazione della normativa?

 

C.M.: Allora i motivi possono essere diversi. Innanzitutto ci vuole una consapevolezza di tutto il sistema aziendale: dal datore di lavoro, all’RSPP, ai suoi eventuali collaboratori, ai preposti e lavoratori. Consapevolezza che si ottiene, appunto, dalla conoscenza normativa, dell’RSPP, del datore di lavoro, ma soprattutto anche - per questi soggetti, ma non solo – attraverso una formazione efficace. Una formazione efficace che non deve essere una parola vuota, cioè deve trasferire delle competenze adeguate.

Abbiamo parlato ad esempio del fatto, in quest'ambito, che raramente constatiamo che venga effettuato l'addestramento per i DPI di terza categoria, tra i quali rientrano i respiratori.

 

Cioè ci vuole, usando un termine generale, una consapevolezza vera, non teorica, non basata sulla carta.

Quindi questo è un aspetto fondamentale. Poi ogni azienda avrà dei pericoli e dei rischi specifici e questo rende necessario conoscere appunto come affrontare questi rischi specifici con una formazione e conoscenza adeguata (…).

 

Soffermiamoci ancora su alcune delle criticità, da voi riscontrate, che ritiene più rilevanti…

 

C.M.: Potrei fare tanti riferimenti, ma un aspetto su cui mi sono soffermato nella relazione è, ad esempio, relativo ai rischi di interferenza, ovvero quando in un'azienda entra un'azienda dall'esterno per effettuare un appalto riguardante una lavorazione specifica e dove viene a mancare il necessario coordinamento e quindi poi la corretta redazione del DUVRI e del PSC.

E questo avviene anche nelle situazioni in cui ci sono agenti chimici pericolosi, agenti cancerogeni e mutageni. Ad esempio abbiamo fin troppi incidenti gravi, secondo me, nelle fasi di carico e scarico delle sostanze che coinvolgono soggetti esterni. Qualche azienda crede che stia avvenendo un banale trasporto di sostanze, invece l'attività completa è più complessa e bisogna interagire.

 

Un altro elemento, che riscontriamo anche con i recenti eventi luttuosi, riguarda gli ambienti confinati.

Su questo tema si è seminato molto in questi anni, però, bisogna dire, che non sempre questi ambienti vengono preliminarmente individuati, soprattutto nelle micro aziende.

L'individuazione di questi ambienti, con la segnalazione, con la formazione dei lavoratori all'interno e l'individuazione delle aziende qualificate del caso, non farebbe avvenire gli incidenti che stanno accadendo. (…)

 

(…)

 

Come migliorare l’applicazione della normativa e gestire bene il tempo

Ci sono ad oggi rischi di sovrapposizioni tra i regolamenti europei e le normative nazionali? Cosa si sta facendo in Europa per migliorare l’applicazione della normativa?

 

C.M.: Se ci riferiamo al Regolamento Reach e al decreto legislativo 81 e, se vogliamo, alle direttive sottostanti, in realtà una vera sovrapposizione non c'è. Ci sono azioni analoghe. Comunque mi rendo conto che possono essere percepite in modo particolare, come sovrapponibili.

Comunque la Commissione europea e l’ECHA hanno messo in campo delle strategie - anche descritte sommariamente in una relazione pubblicata all’inizio del 2018 dalla Commissione Europea – che prevedono proprio dei miglioramenti dell'interazione fra il Regolamento Reach e le direttive che si occupano della tutela dei lavoratori.

 

Cosa può consigliare, partendo dalle vostre esperienze di controllo, alle aziende per migliorare le proprie valutazioni del rischio chimico?

 

C.M.: Mi viene in mente una delle conclusioni della relazione che ho tenuto stamattina. Riconosco che per attuare quanto previsto dalla legislazione, attuare le tutele necessarie per lavoratori che utilizzano agenti chimici pericolosi e cancerogeni, ci vogliano conoscenza, impegno e, ammetto, anche risorse.

Come ho detto all'inizio, è importante non solo una valutazione iniziale con l'adozione delle misure del caso ma è importante anche la gestione del tempo. E per gestire bene nel tempo bisogna darsi delle procedure.

Mi rendo conto della difficoltà delle micro imprese, soprattutto in questo, ma chiaramente queste procedure nell'ambito di un sistema di gestione si manifestano come più efficaci.  Comunque bisogna avere un metodo per seguire sia le informazioni sia la gestione delle misure nel tempo.

 

 

Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto



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