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Cosa indicano le stime degli effetti sulla salute dei rischi occupazionali?

Cosa indicano le stime degli effetti sulla salute dei rischi occupazionali?
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Infortuni sul lavoro

16/11/2022

Una scheda informativa dell’Inail riporta indicazioni sulla produzione delle stime globali degli effetti sulla salute di specifici rischi occupazionali. Il contributo dell’Inail, gli studi e il fattore di rischio con maggior numero di decessi.

Roma, 16 Nov – La possibilità di avere stime sanitarie accurate sull’ impatto di malattie e infortuni lavoro-correlati può essere essenziale per l’adozione di policy e strategie adeguate di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori a livello globale, nazionale e regionale.

 

È proprio con questa convinzione che a partire dal 2016, come ricordato in un nuovo fact sheet pubblicato dall’ Inail, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e l’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) “hanno iniziato a lavorare insieme alla produzione delle prime stime congiunte sul carico delle malattie e degli infortuni lavoro-correlati” ( Who/Ilo Joint Estimates on the global burden of disease and injuries)”. Stime che hanno coinvolto “un gruppo di 220 esperti di organizzazioni di ricerca appartenenti a 35 Paesi, con l’obiettivo di:

  • sviluppare nuovi metodi per l’identificazione di coppie prioritarie di fattori di rischio occupazionali e impatti sulla salute;
  • sviluppare una metodologia per stimare il numero di decessi e gli anni di vita vissuti con disabilità o persi per morte prematura (DALYs - disability-adjusted life years) legati al lavoro;
  • produrre le prime stime congiunte Oms/Oil per il ‘Global Burden of work-related disease and injury’”.

 

Il fact sheet “Contributo dell’Inail alla produzione delle stime globali degli effetti sulla salute di specifici rischi occupazionali” - prodotto dal Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila), che è Centro di collaborazione dell’Oms per la salute dei lavoratori – mostra che il dipartimento “ha contribuito attivamente a questo progetto sia per quanto attiene le attività di supporto al coordinamento complessivo, sia partecipando con diversi esperti ai gruppi di lavoro che hanno sviluppato alcune delle revisioni sistematiche della letteratura e le meta-analisi dei dati”.

 

L’articolo di presentazione del factsheet si sofferma sui seguenti argomenti:


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I dati globali su infortuni e malattie e gli studi

Il documento - a cura di D. Gagliardi, A. Valenti, G. Fortuna, S. Russo e V. Boccuni - sottolinea che secondo le prime stime congiunte Oms/Oil riferite a 183 Paesi, “nel 2016 quasi 2 milioni di persone sono morte nel mondo a causa di fattori di rischio occupazionale causando la perdita di 90 milioni di anni di vita dovuta a morte prematura o disabilità (DALYs) e un costo economico pari al 4% del prodotto interno lordo mondiale”.

 

Tuttavia, altro dato interessante, si osserva che gli infortuni sul lavoro “rappresentano solo il 19,3% delle morti e il 29,5% dei DALYs, mentre oltre l’80% dei decessi e il 70% delle disabilità conseguenti a fattori di rischio professionali sono dovuti alle malattie professionali nel loro complesso”.

 

A questo proposito dalla scheda riprendiamo una figura che riporta le proporzioni di morti e DALYs per fattore di rischio professionale (anno 2016):

 

 

Per elaborare le stime congiunte – “presentate a livello globale, nazionale e regionale e disaggregate per fattore di rischio occupazionale, per tipo di malattia, per sesso e per fascia di età” – OMS e OIL hanno prodotto “dieci protocolli di revisione sistematica e condotto 15 revisioni sistematiche e meta-analisi”, di cui “5 hanno riguardato studi sulle stime della prevalenza e/o livello di esposizione a fattori di rischio professionale e 10 studi sull’impatto dell’esposizione a selezionate coppie di fattori di rischio professionale ed effetti sulla salute”. 

 

Riprendiamo dalla scheda un elenco di revisioni sistematiche OMS/OIL (nella scheda oltre ai titoli sono riportate, per ogni revisione, anche altre indicazioni):

  1. La prevalenza dell’esposizione professionale a fattori di rischio ergonomico
  2. L’effetto dell’esposizione professionale a fattori di rischio ergonomico sull’artrosi e altre malattie muscoloscheletriche
  3. La prevalenza e il livello di esposizione professionale a polveri e/o fibre
  4. L’effetto dell’esposizione professionale a polveri e/o fibre sulla pneumoconiosi
  5. La prevalenza dell’esposizione professionale alla radiazione solare ultravioletta
  6. L’effetto dell’esposizione professionale alla radiazione ultravioletta solare sulla cataratta
  7. L’effetto dell’esposizione professionale alla radiazione ultravioletta solare sul melanoma e sul cancro della pelle non melanoma
  8. La prevalenza dell’esposizione professionale al rumore
  9. L’effetto dell’esposizione professionale al rumore sulle malattie cardiovascolari
  10. La prevalenza dell’esposizione professionale a orari di lavoro prolungati
  11. L’effetto dell’esposizione professionale a lunghi orari di lavoro sulla cardiopatia ischemica
  12. L’effetto dell’esposizione professionale a lunghi orari di lavoro sull’ictus
  13. L’effetto dell’esposizione professionale a lunghi orari di lavoro sul disturbo depressivo
  14. L’effetto dell’esposizione professionale a lunghi orari di lavoro sui disturbi da consumo di alcol
  15. L’effetto dell’esposizione professionale ai fumi di saldatura sul cancro della trachea, del bronco e del polmone. 

 

Il fattore di rischio professionale con il maggior numero di decessi

La scheda ricorda poi che il fattore di rischio professionale con il maggior numero di decessi attribuibili “è l’esposizione a orari di lavoro prolungati (≥ 55 ore settimanali)”.

Uno studio ha, infatti, consentito di stimare che nel 2016 l’ eccesso di ore di lavoro è “stato responsabile di quasi 750 mila decessi a livello globale per cardiopatia ischemica e ictus (+29% rispetto al 2000) e oltre 23 milioni di DALYs persi. Nel dettaglio, le morti causate da malattie cardiache dovute a orari di lavoro prolungati sono aumentate del 42% e quelle per ictus del 19%”. 

 

Si segnala poi che questo carico di malattie legate al lavoro “è particolarmente significativo negli uomini (il 72% dei decessi si è verificato tra i maschi), nelle persone che vivono nelle regioni del Pacifico occidentale e nel Sud-Est asiatico e nei lavoratori di età superiore ai 55 anni”.

 

Si segnala poi che le stime si riferiscono a un periodo antecedente all’emergenza sanitaria da COVID-19 ed è altamente verosimile che la pandemia “abbia determinato notevoli cambiamenti sul piano occupazionale dovuti, ad esempio, all’incremento dello smart working e delle nuove forme di organizzazione del lavoro, come gig-economy e lavoro tramite piattaforme digitali, con conseguente possibile incremento (in alcuni casi non regolamentato) del numero di ore di lavoro e, quindi, dell’incidenza di queste malattie”.

 

Le stime sul carico di malattie e infortuni: il contributo dell’Inail

Veniamo, infine, al contributo dell’Inail.

 

Nella scheda si indica che l’Istituto - attraverso il Dipartimento Dimeila che è Centro di collaborazione Oms (CC/Oms) - ha “contribuito a definire la metodologia complessiva per lo sviluppo delle stime congiunte sul carico di malattia legato alla esposizione a specifici rischi occupazionali, a partire dal processo di identificazione e selezione delle coppie di fattori di rischio occupazionale e dei relativi effetti di salute, che si è basato su un lavoro di analisi della letteratura e di valutazione delle evidenze scientifiche esistenti. In tale ottica, la scelta si è orientata sulla combinazione fra fattori di rischio di cui è nota la elevata prevalenza in ambito occupazionale ed effetti di salute per cui non era disponibile una evidenza scientifica consolidata, pur a fronte di buone basi di dati”.

 

Inoltre il CC/Oms ha contribuito attivamente alla “realizzazione delle seguenti revisioni sistematiche delle evidenze scientifiche più aggiornate in tema di ‘esposizione a orario di lavoro prolungato’ e ‘rumore’”:

  • prevalenza di esposizione ad eccesso di ore di lavoro;
  • eccesso di ore di lavoro e ictus;
  • eccesso di ore di lavoro e depressione;
  • eccesso di ore di lavoro e cardiopatie ischemiche;
  • eccesso di ore di lavoro e disordini da abuso di alcol;
  • rumore occupazionale e malattie cardiovascolari”.

 

Il CC/Oms ha poi partecipato attivamente “alla realizzazione di nuovi strumenti per l’analisi del rischio di errore (risk of bias) e della qualità dell’evidenza da utilizzare nelle revisioni sistematiche degli studi sulla prevalenza di esposizione a fattori di rischio occupazionale”. E con il progetto Oms/Oil le stime sulla prevalenza di esposizione a un fattore di rischio “si sono basate per la prima volta su una revisione sistematica e una meta-analisi dei dati esistenti in letteratura, da affiancare ai dati derivanti da fonti istituzionali e/o governative”.

 

In definitiva – conclude la scheda Inail riguardo agli impegni futuri - l’impegno del CC/Oms nei prossimi anni “sarà focalizzato sulla identificazione del burden of disease di nuove associazioni fra fattori di rischio occupazionali ed effetti sulla salute, nonché sulla partecipazione alle attività di implementazione degli strumenti per l’analisi del rischio di errore e della qualità dell’evidenza scientifica sviluppati per lo svolgimento di revisioni sistematiche su tematiche di salute occupazionale ed ambientale e su dati di esposizione. Ad essi si aggiunge il contributo ad uno studio sulla stima dei costi delle malattie e infortuni lavoro-correlati tramite l’identificazione di esperti e lo sviluppo della metodologia di analisi, nonché alla elaborazione di un nuovo indicatore da includere negli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs)”.

 

Rimandiamo alla lettura integrale del fact sheet che riporta varie immagini e che si sofferma più nel dettaglio sugli strumenti metodologici per la valutazione del rischio di errore e per la valutazione della qualità dell’evidenza.

 

 

RTM

 

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Inail, Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale, “ Contributo dell’Inail alla produzione delle stime globali degli effetti sulla salute di specifici rischi occupazionali”, a cura di D. Gagliardi, A. Valenti, G. Fortuna, S. Russo e V. Boccuni, Factsheet edizione 2022.

 

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