Responsabilita’ delle imprese a EXPO SicuraMente
Con un convegno sulla “Responsabilità nell’impresa per la salute e la sicurezza sul lavoro” è stata presentata la nuova edizione di EXPO SicuraMente che si svolgerà alla Fiera di Brescia nei giorni 3, 4 e 5 maggio 2007.
I lavori sono stati aperti dal dott. Franco Bettoni, Presidente della Camera di Commercio di Brescia che, nel ricordare i gravi incidenti che hanno recentemente funestato il mondo del lavoro, ha ricordato come l’iniziativa della Fiera di Brescia si colloca nel campo sociale per contribuire attraverso una manifestazione a presentare e promuovere proposte che contribuiscano alla riduzione degli infortuni sul lavoro.
Un pubblico di imprenditori ed addetti ai lavori ha seguito il convegno che, alla luce del D.Lgs. 626/94 ha delineato, con coerente attualità, compiti e responsabilità dei soggetti che in azienda sono coinvolti nel sistema della sicurezza sul lavoro.
Un esempio reale e concreto è stato fornito dal prof. Rocco Vitale, sociologo del lavoro e Presidente dell’Aifos, che ha analizzato le notizie pubblicate dalla stampa nei tre giorni consecutivi al grave disastro verificativi in Umbria nella giornata di sabato 25 novembre. Dall’analisi della stampa emerge come il primo giorno si evidenzia l’imputazione per omicidio colposo plurimo per il datore di lavoro; il giorno successivo si apprende che i 4 operai morti sul lavoro appartenevano ad una ditta esterna impegnata in lavori di manutenzione. Il terzo giorno, nel riportare un discorso del Presidente della Repubblica a Napoli si riferiscono le parole di Napoletano non solo di denuncia ma dell’importanza dell’intervento legislativo come ad esempio la recente “Legge Bersani” che va nella direzione giusta.
Dal quarto giorno in poi non si è avuta più nessuna notizia.
Su nessun giornale- a detto Vitale – si è letta una analisi od una piccola inchiesta sulle violazioni di legge. I dati in possesso ci dimostrano, ad esempio, che l’infortunio mortale è avvenuto il sabato, che i lavoratori erano esterni all’azienda e quindi probabilmente non conoscevano il processo produttivo e di sicurezza.
Vi è un preciso articolo del D.Lgs. 626 che obbliga la collaborazione ed il coordinamento tra datori di lavoro: si tratta dell’art. 7. Non è semplicistico affermare che la prima cosa da verificare riguarda la corretta applicazione della norma.
Però attenzione, ha proseguito Vitale, non si tratta di vedere solo delle carte e le firme. Questi sono adempimenti formali e burocratici mentre la verifica si deve fare sull’effettività dell’azione: i documenti sono stati portati a conoscenza dei lavoratori, e come? È stata fatta una corretta informazione, come prevede l’art. 21 o la formazione del personale esterno prevista dall’art. 22. E gli addetti alle emergenze esistevano, avevano svolto corsi di formazione, ecc.
Come si vede una buona azione di inchiesta avrebbe reso un buon servizio.
Del resto nel suo intervento iniziale Matteo Meroni, vice presidente dell’Associazione Industriale Bresciana, aveva ricordato come il Ministro del Lavoro si era rivolto al gruppo di “Articolo 21” affinché la stampa oltre alla notizia approfondisse questi temi, non solo con la denuncia e l’informazione ma, piuttosto contribuendo a creare la cultura della sicurezza con servizi, indagini e ricerche.
Sul problema della cultura della sicurezza si è concluso l’intervento di Vitale che ha ricordato come circa l’80% degli infortuni sono causati da errati comportamenti umani mentre solo il 20% sono dovuti a deficienze strutturali.
Per questi motivi Exposicuramente, con la sua originale formula di workshop, brevi corsi di formazione, presentazioni di metodi e modelli intende portare avanti e sensibilizzare sempre più il tema base di questo argomento che rimane la cultura della sicurezza sul lavoro.
Il Convegno si è concluso con l’intervento dell’avv. Piegiorgio Vittorini che ha riportato l’attenzione sul ruolo dell’imprenditore ricordandone la sua importanza strategia per la sicurezza. Così come ha saputo e organizzato la produzione di beni e servizi, allo stesso tempo l’imprenditore, deve imparare a produrre la propria e l’altrui sicurezza.
E la sicurezza non si può copiare ma deve essere fatta azienda per azienda in modo originale. Così come ogni azienda produce in modo diverso la sicurezza deve essere specifica per ogni azienda.
Le aziende, ha concluso l’avv. Vittoriani, non dovrebbero seguire modelli impartiti dall’alto ma piuttosto sviluppare modelli di sicurezza collegati alle affettive realtà lavorative poiché una corretta applicazione della legge deve essere in rapporto con la produzione ed il profitto.
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