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L’accreditamento dei formatori

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di Rocco Vitale
sociologo del Lavoro, presidente dell’Aifos, Associazione Italiana Formatori della Sicurezza



Nell’ambito delle iniziative che si svolgono nell’ambito di Ambiente Lavoro alla Fiera di Bologna dal 6 all’8 giugno prossimi si segnala la tavola rotonda organizzata dall’Aifos, in collaborazione con l’ISPESL, sul processo per l’accreditamento dei formatori della sicurezza.

La tavola rotonda, dal titolo LA FORMAZIONE NELL’ECONOMIA DELLA CONOSCENZA, che vuole richiamarsi alle indicazioni europee sulla qualità della formazione,vuole approfondire la discussione sul sistema dell’accreditamento dei formatori quale procedura di garanzia della qualità e della professionalità del servizio offerto dai formatori mediante la definizione di specifici livelli qualitativi.

La tavola rotonda sarà occasione per sviluppare e portare avanti studi, ricerche ed applicazioni pratiche sull’Accreditamento dei soggetti che erogano formazione per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro in una prospettiva europea che vede nella formazione continua il modello di crescita e di sviluppo della sicurezza sul lavoro.

In questo ambito si colloca la formazione dei formatori, docenti, tutor, progettisti, organizzatori, direttori, e responsabili di corso quali soggetti delle azioni formative.
Il confronto su questi temi sarà anche utile occasione per dare un nuovo e serio contributo a coloro che saranno chiamati ad elaborare il nuovo Testo Unico della sicurezza.

La funzione della formazione, ormai presente in tutti i contesti organizzativi, costituisce uno dei fenomeni più rilevanti di sviluppo del Paese e, nel caso specifico, la prevenzione della salute e della sicurezza dei lavoratori resta un momento essenziale di crescita della cultura della sicurezza.
Del resto l’attività di formazione tende a divenire, nella società odierna, un’attività centrale quale prolungamento della scolarizzazione, formazione permanente, perfezionamento tecnico, formazione degli operatori e, nella sicurezza sul lavoro, di tutti i lavoratori e soggetti con compiti di organizzazione della salute, della sicurezza e delle emergenze.

Formare significa infatti “dare forma” o meglio aiutare persone, gruppi e organizzazioni ad apprendere per cambiare e per raggiungere obiettivi e traguardi che si propongono nel contesto sociale ed ambientale. La formazione aiuta a evolvere in termini di conoscenze, di capacità, di atteggiamenti sia trasmettendo precisi contenuti sia con la riflessione e l’esperienza agendo su questi due piani contemporaneamente.

La formazione, come professione, per svolgere appieno questa funzione nell’ambito lavorativo e sociale dovrà, naturalmente, proporsi di raggiungere nuovi traguardi. Il mondo del lavoro si attende dalla formazione un contributo importante e stimolante e la professione della formazione deve cogliere questa opportunità sviluppandosi al meglio e tendendo al rialzo delle sue quotazioni ed opportunità e non al ribasso caratterizzato dall’adempimento formale burocratico amministrativo.

Il formatore può essere considerato colui che offre una buona forma. Infatti nel temine formatore, la parte essenziale è data dalla parola forma.Formatore è colui che, secondo una bella espressione di E. Enriquez si interessa alle forme viventi per deformarle, riformarle, trasformarle. In questo processo, però, si corre il rischio di sviluppare una formazione fissa e ripetitiva fatta di nozioni, obblighi e definizioni che può portare i lavoratori ad essere espropriati della propria esperienza e del loro vissuto all’interno dell’azienda.
In questo contesto si colloca la figura del formatore che deve coniugare la forma alla persona per raggiungere l’obiettivo dell’apprendimento per il cambiamento.

Il nuovo Testo Unico della sicurezza, promosso dal Governo con la proposta di legge delega, potrà essere l’occasione per ribadire la centralità della formazione quale strumento essenziale della prevenzione della sicurezza sul lavoro e armonizzare le indicazioni, giuste ma, come abbiamo visto frammentarie e discontinue.

Dovrà però, semplicemente ma chiaramente, essere definita una caratteristica della formazione sulla sicurezza sul lavoro in quanto si rivolge a persone adulte. L’apprendimento degli adulti presente caratteristiche proprie e specifiche in quanto la persona adulta sente il bisognodella formazione e mette a disposizione la sua capacitàda utilizzare attraverso la propria esperienza.

Alcuni studiosi ritengono che il ritardo culturale nell’educazione possa spiegarsi con il fatto che la tradizione pedagogica basata sulla tradizione monastica si diffuse nella scuola secolare ed, erroneamente fu anche applicata all’educazione degli adulti. Del resto la parola “pedagogia” ha delle similitudini con “pediatria” derivanti ambedue dal greco “paidos”, fanciullo, ed è la scienza di insegnare ai fanciulli. La teoria dell’insegnamento degli adulti si chiama “andragogia”.
L’insegnamento degli adulti si basa essenzialmente nello sviluppo di queste ipotesi:
1.Il cambiamento del concetto di sé e della propria percezione
2.Il ruolo dell’esperienza personale
3.La disponibilità ad apprendere quello che hanno bisogno
4.L’apprendimento deve essere centrato sui problemi e non sulle materie

Questi argomenti trovano nella formazione il modello espressivo ed assieme all’analisi del bisogno costituiscono l’elemento fondamentale per una buona formazione svolta da buoni formatori.

Formare per apprendere. Dare forma per cambiare. La formazione sulla sicurezza sul lavoro si deve porre quale obiettivo principale quello dell’apprendimento. Non a caso le ultime novità normative pongono l’accenno a “verifica finale dell’apprendimento” poi semplicemente identificate con l’effettuazione di un test o un colloquio. Si tratta di una logica riduttiva dei veri compiti che può svolgere l’apprendimento che non riguarda il momento finale del corso ma l’intero percorso formativo. L’apprendimento è un processo interattivo in quanto si realizza attraverso l’interscambio tra le acquisizioni passate e le nuove circostanze attive nel presente.

L’apprendimento è un cambiamento nel comportamento derivante da precedenti comportamenti in situazioni analoghe ed in questo contesto è indispensabile il coinvolgimento dei discenti attraverso la conoscenza della propria esperienza affinché possa essere presa ad esempio del nuovo comportamento successivo all’azione formativa. L’apprendimento deve essere il risultato che ogni buon formatore si attende dal suo lavoro. Saper ascoltare i commenti e le esperienze dei discenti non deve rappresentare mera discussione ma utilizzarli al meglio per rendere più efficace il loro apprendimento. Il docente deve saper, poi, riutilizzare esperienze e discussioni per progettare programmi formativi successivi in modi da soddisfare le esigenze emerse o discusse.

Nell’apprendimento, ovvero nello svolgimento di un corso, il rapporto didattico risulta condizionato dal complesso degli atteggiamenti ricettivi e reattivi presenti nel discente. Il lavoratore adulto “mandato” in aula a fare qualche ora di formazione se non preceduta da una adeguata azione di informazione rischia di essere percepito in tempo perso ed inutile per il lavoratore ed in un semplice costo per il datore di lavoro. Qualora si presenti questa situazione siamo di fronte al fallimento totale della formazione.

L’apprendimento è la premessa per raggiungere gli obiettivi di cambiamento del comportamento sul lavoro ed hanno ripercussioni ed effetti sull’organizzazione aziendale. Gli effetti della formazione incidono nella realtà aziendale nella misura del grado di apprendimento e dal contesto organizzativo aziendale che accetta o rifiuta il processo formativo.
In un noto saggio di Quaglino la figura del formatore è descritta come una “identità difficile” in quanto alla semplice domanda “chi è e cosa deve fare il formatore” la risposta deve essere orientata nella individuazione di uno specifico ruolo e di una precisa identità professionale che deve avere come riferimento privilegiato il progetto educativo e formativo rivolto al cambiamento.

Nel corso della tavola rotonda verrà affrontato il sistema di accreditamento, sul quale vogliamo ricordare e riflettere sull’importante, forse spesso non analizzato e mai sperimentato, studio condotto dall’Ispesl sul sistema di accreditamento per la formazione in materia di sicurezza e salute sul lavoro.

Lo schema proposto individua l’accreditamento come procedura posta a garanzia della qualità del servizio offerto con la finalità di garantire qualità delle prestazioni e di risultare funzionale all’obiettivo, ambizioso ma che deve essere perseguito, della regolazione dell’offerta dei servizi.

Lo studio dell’Ispesl ha valutato le dinamiche e proposto i modelli di accreditamento in relazione agli enti ed agenzie di formazione, agli operatori, alle attività formative ed ai prodotti della formazione.
Questi quattro elementi sono legati fra loro da una interrelazione reciproca dalla quale scaturisce un sistema integrato. Per ciascuno di essi sono definiti criteri ed indicatori minimi di qualità a cui l’offerta formativa dovrebbe conformarsi.

A due anni dallo studio non si è ancora assistito ad una sua applicazione, neppure a livello sperimentale. L’unica attività riconosciuta con il termine di “accreditamento” è stata quella deliberata dalle regioni al fine di “accreditare” enti, aziende ed agenzie al fine di autorizzarne lo svolgimento di specifici corsi o presentare richieste per l’ottenimento di risorse e fondi comunitari.

Ma il grande compito di qualità che doveva svolgere il sistema di accreditamento si è spesso solo e sempre risolto con una verifica burocratica di carte e documenti senza mai entrare nel merito della “formazione”. Nelle cosiddette visite ispettive che determinano i pareri regionali sono essenziali i requisiti logistici (avere i cessi, le aule, la rampa ed il posteggio per i diversamente abili). Nulla è mai stato fatto nella direzione della capacità organizzativa, progettuale e didattica della formazione e men che meno verso i formatori.

Ma è soprattutto sulla questione degli operatori, ovvero dei formatori, della sicurezza sul lavoro che si deve operare con estrema urgenza e concretezza. Il lavoro iniziato dall’Ispesl deve proseguire con proposte che indichino un percorso di qualità, apprendimento e di certificazione fino all’accreditamento dei formatori.

La tavola rotonda sulla FORMAZIONE NELL’ECONOMIA DELLA CONOSCENZA per l’avvio di un processo per l’accreditamento dei formatori della sicurezza si svolgerà venerdì 8 giugno dalle ore 14,30 alle 16,30 Sala CONCERTO – Centro servizi Blocco D e parteciperanno: Ing. Sergio Perticaroli, Direttore Dipartimento Informazione e Formazione dell’ISPESL; Dott. Fulvio Longo, Comitato tecnico delle Regioni;Prof. Giuseppe Bertagna,Università degli Studi di Bergamo;Prof. Rocco Vitale, Presidente dell’AIFOS;Dott.sa Lea Battistoni, Direttore Generale del Ministero del Lavoro; Conclusioni:on. Gianni Paglierini, Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati; Moderatore: Dott. Francesco Demuro, Direttore Responsabile “Ambiente &Sicurezza” Sole 24 ore.

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