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Fondi europei per la formazione: come sono utilizzati?

Il magistrato De Magistris interviene al Parlamento Europeo per denunciare l'utilizzo scorretto dei fondi europei: un sistema malato che riguarda anche la formazione sulla sicurezza sul lavoro. Ma ci sono anche le iniziative “vere”: un master ad Arezzo.


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Il magistrato Luigi De Magistris è stato invitato dal Parlamento Europeo nei giorni scorsi a Strasburgo per parlare sulla questione della gestione dei fondi europei in Italia.
 
Gli organi di informazione italiani non ne hanno dato conto. Noi ne abbiamo tratto la notizia dal blog di Beppe Grillo.
 
Ci pare corretto farlo anche noi dato che il finanziamento a grandi progetti di formazione sulla sicurezza attraverso i fondi europei non è certo cosa nuova e, dati i risultati prodotti (con tutti i soldi che sono stati spesi in formazione gli infortuni sul lavoro avrebbero dovuto calare drasticamente, invece quelli mortali stanno addirittura crescendo!) il problema riguarda da vicino anche il nostro settore.
 
 
Al termine dell’intervento riportiamo invece una iniziativa che si pone invece in antitesi a quanto racconta il magistrato De Magistris in cui la Provincia di Arezzo agevolerà la partecipazione al master universitario in "Tutela della salute, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro" mettendo a disposizione specifici contributi, pari all'80 per cento della tassa di iscrizione con risorse del Fondo sociale europeo.
 
"Vi ringrazio. Questo mi ricorda il giorno dell’audizione al CSM quando arrivai in ritardo, digiuno, e mi sottoposi a quattro ore di audizione. Adesso ho preso un tè, sperando che stavolta l'incontro duri di meno.
 
Ho accettato con piacere questo invito per fare una riflessione sulla mia esperienza di magistrato che si occupa delle truffe e dei reati di corruzione ed altro che ruotano intorno alla gestione della spesa pubblica, quindi dei finanziamenti pubblici.
 
Ovviamente, pur non potendo parlare delle indagini che ho svolto nel corso degli anni, soprattutto quelle che mi sono state illegalmente sottratte, non posso non rilevare un dato inquietante: nonostante lo strumento che ha come obiettivo quello di consentire lo sviluppo economico di regioni che ne hanno bisogno – io lavoro in Calabria, una regione ad “obiettivo 1” dove arrivano moltissimi finanziamenti europei e per la quale nel periodo 2007-2013 sono stati stanziati fondi per 9 miliardi di euro – lo sviluppo economico non c’è stato.
 
In taluni casi, com’è stato riscontrato da indagini molto accurate della Corte dei Conti sia dalla procura regionale che dalle sezioni giurisdizionali che esercitano anche funzione di controllo, e ancora da parte della magistratura ordinaria, si è potuto verificare danno erariale per somme non spese per ragioni di negligenza grave quindi di colpa; in tanti altri casi, anche altre procure della Repubblica calabresi hanno potuto riscontrare che si realizzavano vere e proprie truffe ai danni dell’Unione Europea. Tante altre volte ci sono state ipotesi di corruzione.
 
Ciò fa apparire sistemica la gestione dei finanziamenti pubblici: non si tratta di episodi, e questo è il dato a mio avviso più importante, occasionali o saltuari, truffe di singole persone, ma c’è sempre qualcosa che governa a monte la gestione complessiva della spesa pubblica.
Questo lo si ricava innanzitutto se si guardano i filoni per i quali vengono realizzati i progetti di spesa dei fondi dell’Unione Europea: non abbiamo settori particolari ma si tratta di tutti i rami per cui si dovrebbe realizzare lo sviluppo, come l’ambiente, l’informatica, la sanità, le opere pubbliche.
 
Come si realizza la possibilità di captare queste somme di denaro? Attraverso la costituzione di un reticolo di società organizzate secondo vere e proprie scatole cinesi, il più delle volte miste pubblico-privato.
 
Questo delle società miste pubblico-privato è un passaggio importante. E’ una riflessione da fare a livello istituzionale. Io la feci anche innanzi alla commissione bicamerale del Parlamento italiano sul ciclo dei rifiuti quando si affrontò proprio la problematica delle società che si occupano della gestione dei rifiuti e alla depurazione delle acque.
 
È qui che si comprende come, a monte, il sistema di gestione della spesa pubblica viene spesso governato da gruppi di persone che hanno organizzato veri e propri sodalizi criminali, composti da professionisti, imprenditori, uomini del mondo dell’economia e della politica, per realizzare più a valle un vero e proprio controllo di altri settori importanti della vita pubblica.
 
Quando abbiamo esaminato, nel corso di una serie di investigazioni, come venivano realizzate le compagini sociali, come venivano inseriti i soci nelle società, come si componevano i consigli di amministrazione, come si componevano i collegi dei sindaci e dei revisori dei conti, abbiamo capito che i gruppi di professionisti erano sempre gli stessi, spesso si trovavano persone legate anche in modo stretto con magistrati, con uomini appartenenti alle forze dell’ordine, con uomini delle istituzioni.
 
E’ chiaro che l’aspetto più inquietante è che si viene a creare anche una commistione deleteria tra controllore e controllato.
 
Il problema centrale è come si possa porre rimedio a tutto questo: noi abbiamo verificato in diversi casi che le persone che avrebbero dovuto controllare, perché si trovavano in ruoli vitali della regione o di altre istituzioni, a loro volta partecipavano direttamente o indirettamente nelle società che dovevano essere controllate.
 
E’ chiaro che per poter garantire una corretta erogazione delle somme stanziate e far sì che queste realizzino dei progetti che portino allo sviluppo economico, dovrebbe funzionare il sistema dei controlli. Non solo quelli comunitari, attraverso le strutture preposte – io ho collaborato molto e in modo proficuo, fin quando non mi hanno sottratto le indagini, con l’OLAF cioè l’ufficio antifrode – ma anche i controlli delle regioni. Ciò è spesso impossibile o molto difficile perché in tutti i procedimenti penali che abbiamo trattato le persone responsabili di alcuni reati in questa materia erano proprio persone preposte agli organi di controllo delle regioni.
 
Il problema diventa rilevante soprattutto se si considera che lo sviluppo economico non c’è e addirittura c’è una ricaduta di costi sulla comunità, visto che l’Italia viene condannata in sede europea a risarcire i danni.
 
Ciò che è ancora più inquietante è il passaggio successivo: ho spiegato cosa avviene a monte e a valle, come sono inserite le persone nelle società. Ancora più a valle, come avviene l’assunzione delle persone all’interno delle società che si aggiudicano progetti finanziati, corsi di formazione ecc… è qui che c’è un altro passaggio delicatissimo: spesso vi è un vero e proprio sistema di indicazione delle persone da assumere. Coloro che a monte governano e stabiliscono le condizioni per ottenere il finanziamento sono le stesse che indicano alle società di assumere questa o quella persona, con un’ulteriore ricaduta, e qui mi fermo, sul voto: al momento del voto accade, e in alcuni procedimenti abbiamo contestato anche il reato di voto di scambio, che viene chiesto il voto perché si è stati determinanti non solo nel far ottenere il finanziamento ma anche nell’imporre le persone da assumere.
 
Un’ultima considerazione sulle società miste pubblico-privato. In taluni casi abbiamo rilevato che nella parte pubblica si verifica una vera e propria lottizzazione degli incarichi, con persone che fanno parte di tutti gli schieramenti politici: in alcune società abbiamo verificato che si trovavano persone appartenenti a tutte le forze ad eccezione, forse, dell’estrema destra e dell’estrema sinistra.
 
Ciò che preoccupa di più non è questo, perché potrei ricevere l’obiezione, da parte di illustri persone che vedo presenti, che è un modo per rappresentare tutte le culture. E’ un vecchio discorso già fatto. Molto opinabile, ma si può fare. Ciò che preoccupa è la parte privata, perché in alcuni casi abbiamo notato che si trovano imprenditori direttamente collegati a chi si trova nella parte pubblica, settori rilevanti di organizzazioni vicine al mondo della Chiesa, personaggi politici di sinistra e di destra e si chiude il cerchio con società riconducibili alla criminalità organizzata.
 
Se questo è il quadro, si può comprendere che all’interno di alcune società che percepiscono ingenti finanziamenti europei, troviamo gran parte del mondo politico, una parte rilevante di professionisti che in un territorio come la Calabria non sono tantissimi, la criminalità organizzata, il controllo del mercato del lavoro e il controllo del voto.
 
Se questo è il quadro si devono fare delle riflessioni al di là delle indagini e pensare all’aiuto che può venire da parte delle strutture comunitarie.
Sicuramente, per la mia esperienza, posso dire che l’ufficio antifrode, quando c’è stata la necessità, ha sempre collaborato in modo significativo con l’autorità giudiziaria italiana sia nell’aspetto della cooperazione, sia attraverso Eurojust per il buon fine di determinate rogatorie."
 
Luigi De Magistris
 

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Questa invece l’iniziativa in antitesi al racconto del magistrato De Magistris in cui la Provincia di Arezzo agevolerà la partecipazione al master universitario in "Tutela della salute, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro" mettendo a disposizione specifici contributi, pari all'80 per cento della tassa di iscrizione con risorse del Fondo sociale europeo.
 
Il nuovo master dell'Università di Siena in "Tutela della salute, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro", si terrà ad Arezzo da febbraio 2008.
Il corso è stato promosso dalla facoltà di Medicina e Chirurgia in collaborazione con Regione Toscana, Provincia e Comune di Arezzo, consorzio Polo universitario aretino, Asl 8, associazioni di categoria e organizzazioni sindacali aretine, e ha avuto il patrocinio dei ministeri del Lavoro e della Salute.
Il master è rivolto a neo laureati, laureati già inseriti nelle aziende, tecnici della prevenzione, medici, imprenditori e consulenti aziendali.
 
"La Giunta regionale - ha detto l'ingegnere Marco Masi della Regione Toscana - ha approvato una sperimentazione formativa proprio su questo master, che probabilmente verrà estesa a livello nazionale".
 
Responsabile del settore Prevenzione e Sicurezza della Direzione generale del Diritto alla Salute della Regione, Masi ha poi presentato alcuni dati: "In Toscana, tra il 2005 e il 2006, gli infortuni non mortali, con prognosi superiore a tre giorni, sono diminuiti del 2 per cento, ma gli incidenti sono in aumento tra alcune fasce a rischio, come i lavoratori intermittenti (+ 16 per cento) e quelli stranieri (+ 6 per cento)".
 
La Provincia di Arezzo agevolerà la partecipazione al master universitario dei residenti mettendo a disposizione specifici contributi, pari all'80 per cento della tassa di iscrizione (che è di 4200 euro), con risorse del Fondo sociale europeo.
Anche Confindustria Arezzo ha previsto dei contributi per chi vorrà iscriversi al master.
 
Le domande di iscrizione devono essere presentate entro il 20 dicembre 2007.
Il bando è pubblicato sul web all'indirizzo www.unisi.it/postlaurea/master.htm, tel. 0577 586750.


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