Controlli sulla formazione degli apprendisti
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Controlli “incrociati” per verificare che agli apprendisti venga effettivamente corrisposta la formazione prevista dal D.Lgs. 276/2003, attuativo della Legge Biagi.
Con un protocollo di intesa siglato nei giorni scorsi, Inail, Inps, Direzione provinciale del lavoro e Regione Emilia Romagna puntano a mettere a sistema tutte le informazioni sui contratti di apprendistato attivati e a verificare l´effettiva erogazione della formazione ai lavoratori assunti come apprendisti.
Il contratto di apprendistato è un contratto a contenuto formativo (definito per questo a causa mista) poiché prevede che l'impresa si impegni a fornire all'apprendista la formazione professionale all'interno del rapporto di lavoro. Il datore di lavoro, oltre a versare un corrispettivo per l'attività svolta, garantisce quindi al neoassunto una formazione professionale, pena dovergli pagare i contributi per intero.
Il decreto legislativo 276/2003, attuativo della legge Biagi, individua tre tipologie di contratto: l’apprendistato per completare il diritto-dovere di istruzione e formazione (può durare fino a tre anni e riguarda i ragazzi tra i 15 e i 18 anni), l’apprendistato professionalizzante, che consente di ottenere una qualifica attraverso una formazione sul lavoro, e l’apprendistato per l'acquisizione di un diploma o di un titolo di studio universitario. Questi ultimi due possono durare da due a sei anni e riguardano i giovani tra i 18 e i 29 anni.
Con l’intesa la Regione Emilia-Romagna si impegna a fornire alla Direzione regionale del Lavoro, all’Inail e all’Inps tutte le informazioni in suo possesso sui contratti di apprendistato attivati, sui datori e i prestatori di lavoro coinvolti, sul conferimento da parte dei datori di lavoro di incarichi a soggetti gestori di attività formative contenute nel catalogo dell’offerta formativa regionale.
Anche la Direzione regionale del lavoro metterà a disposizione le informazioni in suo possesso sui contratti di apprendistato attivati, in modo da consentire la verifica di carenti o contraddittorie comunicazioni dei datori di lavoro; inoltre, si impegna a comunicare i riscontri della sua attività, di tipo ispettivo e non, che danno il via eventualmente a procedimenti sanzionatori.
“Si tratta della prima esperienza del genere in Italia”, spiega Paola Manzini, assessore regionale al Lavoro. “Queste sinergie tra più enti sono utili per monitorare e controllare che l’apprendistato sia veramente professionalizzante, in modo da stroncare sul nascere le eventuali devianze contrattuali”, precisa Patrizio De Robertis, direttore della Direzione regionale del Lavoro.
Da parte sua, l’INAIL si impegnerà sul fronte della prevenzione e della sicurezza, in considerazione del fatto che in Italia il 30% degli infortuni sul lavoro avvengono tra i giovani.
A livello europeo si stima che i giovani dai 18 ai 24 anni di età corrono un rischio superiore, almeno del 50%, di incorrere in un infortunio non letale sul luogo di lavoro rispetto ad altre fasce di età.
I giovani possono incorrere particolarmente in rischi a causa della loro mancanza di esperienza, consapevolezza e formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Una formazione adeguata, quindi, costituisce un fattore fondamentale per la prevenzione degli infortuni e per fare acquisire ai giovani la consapevolezza del rischio.
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