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Infortuni sul lavoro in calo nel settore chimico?
Sul mensile ''Dati Inail'' è stato illustrato l'andamento infortunistico nell'industria chimica, settore che in Italia conta circa 13.000 aziende e 290mila addetti.
Nel 2001 si è assistito ad un decremento dell'1,58%, rispetto al 2000, degli infortuni nel settore; si è passati infatti dai 6396 casi del 2000 ai 6295 dell'anno successivo; stabili sono gli infortuni mortali (15 casi).
Negativo invece il confronto con i dati del 1999, anno nel quale gli infortuni registrati sono stati 6260.
Focalizzando l'attenzione sul periodo 2000-2001, emerge che il decremento registrato nell'industria chimica risulta doppio rispetto a quello dell'industria manifatturiera nel complesso (-0,71%).
Prendendo in considerazione l'indice di frequenza per mille addetti, quello dell'industria chimica è pari a 21,59: meno della metà di quello dell'industria manifatturiera nel complesso (49,31) e, tra i settori di quest'ultima, delle industrie alimentari, che nonostante nel 2001 abbiano registrato un calo degli infortuni del 3,3%, hanno un indice di frequenza pari a 45,06.
Gli ''infortunati tipo'' dell'industria chimica, secondo l'analisi Inail, sono giovani di sesso maschile (36% dei casi) lavoratori in piccole e medie imprese del Centro-Nord.
La mano è la parte del corpo più soggetta a rischio (29%); dall'analisi delle forme di accadimento degli infortuni risulta che, ''in linea con quanto avviene nel complesso dell'Industria e Servizi, urti, colpi ed incidenti alla guida si collocano ai primi posti con quasi il 50% dei casi.
Mentre i principali gruppi di agenti materiali sono i mezzi di trasporto che hanno costituito la principale fonte di rischio anche per i casi mortali indennizzati per il 2001.''
Prendendo in considerazione la natura della lesione dei casi di infortunio indennizzati nell'industria chimica, al primo posto vi sono le contusioni (1679 casi), seguite dalle lussazioni (1590) e dalle ferite (1270).
Le lesioni ''da agenti infettivi'' sono state 3, mentre quelle ''da altri agenti'' sono state 506.
Nel 2001 si è assistito ad un decremento dell'1,58%, rispetto al 2000, degli infortuni nel settore; si è passati infatti dai 6396 casi del 2000 ai 6295 dell'anno successivo; stabili sono gli infortuni mortali (15 casi).
Negativo invece il confronto con i dati del 1999, anno nel quale gli infortuni registrati sono stati 6260.
Focalizzando l'attenzione sul periodo 2000-2001, emerge che il decremento registrato nell'industria chimica risulta doppio rispetto a quello dell'industria manifatturiera nel complesso (-0,71%).
Prendendo in considerazione l'indice di frequenza per mille addetti, quello dell'industria chimica è pari a 21,59: meno della metà di quello dell'industria manifatturiera nel complesso (49,31) e, tra i settori di quest'ultima, delle industrie alimentari, che nonostante nel 2001 abbiano registrato un calo degli infortuni del 3,3%, hanno un indice di frequenza pari a 45,06.
Gli ''infortunati tipo'' dell'industria chimica, secondo l'analisi Inail, sono giovani di sesso maschile (36% dei casi) lavoratori in piccole e medie imprese del Centro-Nord.
La mano è la parte del corpo più soggetta a rischio (29%); dall'analisi delle forme di accadimento degli infortuni risulta che, ''in linea con quanto avviene nel complesso dell'Industria e Servizi, urti, colpi ed incidenti alla guida si collocano ai primi posti con quasi il 50% dei casi.
Mentre i principali gruppi di agenti materiali sono i mezzi di trasporto che hanno costituito la principale fonte di rischio anche per i casi mortali indennizzati per il 2001.''
Prendendo in considerazione la natura della lesione dei casi di infortunio indennizzati nell'industria chimica, al primo posto vi sono le contusioni (1679 casi), seguite dalle lussazioni (1590) e dalle ferite (1270).
Le lesioni ''da agenti infettivi'' sono state 3, mentre quelle ''da altri agenti'' sono state 506.
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